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Un etto di droga non basta: tunisino assolto
Sconcertante sentenza del giudice di Reggio
L’avvocato difensore è l’assessore alla legalità

12/2/2021 – Esiste un criterio univoco per determinare il quantitativo di droga che è possibile detenere per uso personale, senza incorrere nei rigori della legge, oppure ogni Tribunale è una repubblica sè con propri criteri, interpretazioni e giurisprudenza in materia?

La domanda sorge spontanea di fronte alla sentenza della presidente del Tribunale di Reggio Emilia, Cristina Beretti, che ieri ha mandato assolto con la formula più ampia perchè “il fatto non sussiste” dall’accusa di spaccio di stupefacenti, il tunisino Yassine Assim, 32 anni, già conosciuto alle forze dell’ordine come spacciatore, arrestato un mese fa da carabinieri che, nella sua abitazione di Villa Cadè avevano rinvenuto un etto di marijuana, più di 10 grammi di hascisc e un bilancino di precisione, oltre a un piccolo arsenale: 61 proiettili calibro 7,65 e 15 calibro 357 magnum, detenute illegalmente.

A conclusione del rito abbreviato celebrato ieri mattina, il giudice ha accolto la tesi dell’avvocato difensore Nicola Tria (che incidentalmente è anche assessore alla Legalità del comune di Reggio) secondo cui “la droga sequestrata può essere inquadrata come una scorta ad uso personale, in quanto non vi sono elementi di prova che facciano pensare alla cessione di questi stupefacenti”.

Ad essere stupefacente in questo caso è la sentenza, che olttre che alla tesi dell’avvocato Tria ha dato per buona l’ammissione fatta dal tunisino sin dal primo momento: “Quella droga è mia, sono un consumatore”.

Ne faceva un uso terapeutico come palliativo per qualche grave patologia? Al momento non è chiaro, però è lampant che gli elementi che in innumerevoli casi hanno portato alla condanna per spaccio (quantità consistente suddivisa in diverse confezioni, bilancino di precisione, precedenti del soggetto) appaiono superflui e marginali nella valutazione che ha portato all’assoluzione del tunisino.

Perquisizione e arresto erano avvenuti la sera dell’11 gennaio, quando una pattuglia dei Carabinieri che transitava in via Giordano Bruno a Cadè aveva visto l’Assim davanti alla sua abitazione, come se fosse in attesa di qualcuno. Quando l’uomo ha visto i militari, è rentrato velocemente e ha liberato due pitbull che erano all’interno del garage. I carabinieri, che hanno interpretato il gesto come ostile nel tentativo di guadagnare tempo, hanno intimato ad Assim di rinchiudere i due cani, e a quel punto sono scattate le perquisizioni. Che hanno dato esito positivo: sul bordodi una finestra, attigua alle cucce dei pitbull, c’erano tre bustine dicellophane con oltre 10 grammi di hascisc.Invece dodici grammi di marijuana e un bilancino di precisione con tracce di stupefacente erano in un cassetto in salotto, mentre un’altra busta ben più consistente, con 85 grammi di marijuana, era nascosta in cucina, dietro lo zoccolo di un mobile.

E’scattata anche l’assoluzione per l’accusa di detenzione abusiva di armi formulata dal pm Isabella Chiesi, perchè le munizioni rinvenute erano in una parte della casa non occupata dal tunisino.

In ogni caso, appare sconcertante il segnale che oggettivamente viene dato con la sentenza di ieri: evidentemente nel tribunale di Reggio Emilia, quando si tratta di determinare la quantità di droga di uso personale, le maglie sono più larghe che altrove. Qualche giovane africano, d’ora in poi, non dovrà più neppure fare lo sforzo di nascondere le dosi nelle aiuole di piazzale Europa o negli anfratti di zona stazione.

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2 risposte a Un etto di droga non basta: tunisino assolto
Sconcertante sentenza del giudice di Reggio
L’avvocato difensore è l’assessore alla legalità

  1. giosué Rispondi

    12/02/2021 alle 10:36

    Con questa tolleranza, il fenomeno può sicuramente allargarsi. Mi stupisce che sia proprio l’assessore a difendere queste posizioni.

  2. Carlo Menozzi Rispondi

    12/02/2021 alle 11:25

    Se era per uso personale, perchè liberare i pittbull? Avanti così. Estinguiamoci.
    Tutta la mia solidarietà alle forza dell’ordine.
    Tutto il mio biasimo verso certa magistratura.

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