16/2/2021 – Alla fine Bernini il nome lo ha fatto. Ha aspettato due settimane perchè il Pd reggiano trovasse il coraggio di compiere un “passo avanti” e lo pronunciassero i suoi dirigenti, quel nome.
Ma l’attesa è stata inutile e così ieri sera dopo le 23 su Rete 4 Giovanni Paolo Bernini, ex assessore di Parma ed esponente di primo piano di Forza Italia nella città ducale , tritato ben bene nel processo Aemilia ma assolto “ben cinque volte”, nello studio di Quarta Repubblica, ospite di Nicola Porro insieme all’ex magistrato Carlo Nordio, al direttore del Riformista Piero Sansonetti e in collegamento con Alessandro Sallusti (direttore del giornale e autore del libro intervista a Palamara “Il Sistema”), dunque Bernini ha fatto il nome dell’avvocato Celestina Tinelli come longa mano del Partito Democratico che avrebbe imposto per conto del partito il nome del dottor Marco Mescolini a capo delle Procura di Reggio Emilia. “Il nome me lo ha fatto Palamara, col quale oggi intendo combattere insieme una battaglia di verità e di giustizia”, ha aggiunto. Battaglia contro il rapporto perverso tra vertici della magistratura e politica che da decenni condiziona la democrazia italiana, con magistrati piazzati al posto giusto per colpire gli avversari politici. Sarà certamente una minoranza, però il Sistema è questo. Così il famoso nome, su cui a Reggio si era creata una notevole attesa (e buona parte della città ieri sera era incollata su Rete 4), è saltato fuori poche ore dopo che la Prima commissione del Csm aveva votato la proposta di trasferimento per incompatibilità ambientale del procuratore Mescolini, sui cui dovrà pronunciarsi il plenum di palazzo dei Marescialli.
E in una puntata decisamente calda – anzi rovente, perchè mai come ieri sera si era messo in tv il dito della piaga del potere dei clan politici sulla magistratura – Bernini ha snocciolato il curriculum di Celestina Tinelli, ex membro del Csm voluta da Piero Fassino, organica al Pd, membro di consigli di amministrazione di secondo grado del comune di Reggio (si riferiva alla nomina del cda della fondazione Manodori), e “in stretto rapporto col sindaco di Reggio”, Luca Vecchi. Si è tuttavia dimenticato che Tinelli sino a gennaio è stata presidente dell’ordine degli Avvocati di Reggio Emilia, oggi commissariato a norma di legge, e fatta decadere dalle dimissioni della maggioranza dei membri del consiglio. Dimissioni generate soprattutto, anche se non solo, dall’audizione di Tinelli al Csm proprio nel procedimento Mescolini, di cui il Consiglio era venuto a conoscenza praticamente per caso.
Incalzato dalle domande di Nicola Porro, e dopo che erano passato un audio con i messaggi whatsapp tra Mescolini e Palamara (compreso il famoso “Reggio è importante per tutto“) Bernini ha rivelato il nome di Tinelli dopo aver illustrato brevemente la propria vicenda giudiziaria e aver spiegato come nel suo libretto del 2019 avesse anticipato quella riga “che tutti hanno letto” a pagina 132 de Il Sistema: “La nomina del procuratore di Reggio Emilia Marco Mescolini, fortemente sostenuto dal Pd locale“.
Sallusti ha sottolineato che la “versione è molto verosimile”, aggiungendo un particolare illuminante: “Nella prima stesura del libro, quel passaggio su Mescolini non era previsto, ma Palamara ha insistito molto per inserire la vicenda delle nomine tra Parma e Reggio, come uno dei casi più emblematici di interferenza verso il Csm“.
E Sansonetti: “Conosco Celestina Tinelli, e la stimo. Ma per quello che so la storia di Bernini è vera: è un perseguitato”. Era stato il Riformista del resto a pubblicare l’intervista al magistrato Pennisi che lasciò la Dda di Bologna in aperto contrasto con Mescolini sulle conclusioni dell’inchiesta Aemilia. E Sansonetti spara a palle incatenate: “I magistrati sono di fatto incontrollati e inattaccabili. C’è il sospetto di un sistema eversivo al vertice, e l’Anm è illegale”.
La sostanza – ripete Bernini – è che nell’inchiesta Aemilia Mescolini ha colpito due avversari politici, innocenti, ma non ha tenuto conto della massa enorme di intercettazioni che attestano i rapporti tra esponenti e amministratori del Pd con il clan ndranghetista. Ma il vaso di Pandora ora è aperto.
Pier Giorgio
16/02/2021 alle 13:03
Ho letto il libro di Palamara…ormai siamo una repubblica delle banane!
Angelo
17/02/2021 alle 03:52
A Parma c’è un certo RAGONE LUCIANO E IL NIPOTE RAGONE DANIELE. Luciano esercita ancora, il nipote dopo che è stato errestato per calcio scommesse a Parma è stato radiato del album dei commercianti, ma il palazzo lo contianua a freguantare, testuali parole dette da Luciano insieme a suo nipote IO BASTA CHE VADO DA IN GIUDICE E TI FACCIO MALE PERCHÉ IO IN PROCURA O IN TRIBUNALE COMANDO E FACCIO QUEL CAZZO CHE BOGLIO IO CAPITO. Queste furono le parole sante che mi anno rovinato l’esistenza. Quale è la causa nel tribunale di Parma c’è scritto. Sono passati 5 anni e ancora non riesco ad aver giustizia NON È UN CASA CHE LUCIANO RAGONE E TESITIERE DEL PARTITO DEMOGRATICO??? No vero che ne pensate.
don Egizio
17/02/2021 alle 11:59
ma la gazzetta di Reggio esce a Reggio? O questa notizia ve la siete inventata? Perché la date solo voi…
Pierluigi
17/02/2021 alle 17:04
Lo chieda alla Gazzetta di Reggio. Grazie comunque per l’attenzione.