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“Esplode” la condotta forzata
Disastro ambientale sul torrente Dolo

4/1/2021 – Le Ggev (Guardie ecologiche volontarie di Reggio Emilia) denunciano il disastro ambientale in atto sul torrente Dolo, uno dei gioielli ambientali dell’appennino. Le condotte forzate che alimentavano la centrale idroelettrica di Farneta sono letteralmente esplose sotto la forza della piene, e ora enormi tubi di cemento, lunghi anche una decina di metri e del diametro di un metro e mezzo, sono sparsi lungo il torrente. Lo spettacolo è sconvolgente.

Le Ggev e il comitato difesa del torrente Dolo rivelano lo sfacelo in un documento pubblicato da Redacon: “Se vi trovaste, in questi giorni, a camminare lungo la pista che dal Pioppeto di Cerredolo porta alla centrale di Farneta, vi trovereste davanti uno spettacolo allucinante: enormi tubi verosimilmente in vetroresina sparsi disordinatamente lungo il corso del torrente Dolo. Alcuni interi, alcuni frantumati e altri simili ad enormi cannoni che puntano il cielo sollevati dalla forza dell’acqua. Uno scenario impressionante visibile anche dal Ponte sul Dolo”.

I tubi della condotta distrutta sul torrente Dolo (da Redacon)

Scenario “simile ad un bombardamento – sottolineano le Guardie ecologiche – Sono tubi lunghi una decina di metri, con un diametro di oltre un metro e mezzo che la forza del torrente in piena ha strappato dalla linea di condotta forzata dell’impianto.

Come è avvenuto in passato il Dolo ha rigettato ciò che l’uomo gli ha imposto“. 

Nel 2012, nonostante le proteste dei cittadini, era stato accolto il progetto della centrale ideolelettrica e negli anni successivi si è portata a termine la costruzione dell’opera: una centrale idroelettrica a condotta forzata che prevedeva 6 km di tubi interrati nel letto del torrente.

“Alcuni comitati e associazioni contestavano il progetto sia per l’impatto ambientale sia per i rischi derivanti dalla particolarità del territorio interessato e, come si pensava, durante tutto il periodo di costruzione e attività della centrale il Dolo quasi a condividere le proteste dei cittadini ha causato ritardi e danni all’impianto.

Si chiedono le Ggev: “In virtù dell’accaduto viene da chiedersi: ma era proprio necessario? Considerati i rischi e l’impatto ambientale ne valeva la pena?”

Ma la domanda, obvviamente, è retorica: “Succede frequentemente che parti di territorio vengano svenduti per quattro soldi per rimpinguare le misere casse degli enti locali. In questo caso, a conti fatti, in base alle convenzioni stipulate non è garantito nemmeno questo: con l’ultima convenzione il comune di Toano cede parte degli introiti convenuti in precedenza col gestore per contribuire ad eventuali spese di manutenzione e ripristino di opere in alveo. I costi di costruzione, manutenzione e ripristino e il conseguente impatto ambientale sollevano forti dubbi sulla validità dell’opera, sia economicamente che ecologicamente.

Persino delle promesse depurazioni degli scarichi civili presenti lungo il tratto, necessarie a migliorare la qualità delle acque, come tra l’altro previsto in progetto, non si trova traccia. E ci richiediamo: ne valeva la pena?”

DAVOLI: SUL DISASTRO IL MARCHIO DEL PD E DEI SUOI AMICI

Alessandro Raniero Davoli, consigliere di opposiszione a castelnovo Monti e all’Unione dei comuni Appennino reggiano, scrive su facebook che “un tecnico, esperto nella posa di tubi di grandi dimensioni, per aver lavorato ad oleodotti e gasdotti in mezzo mondo, ha individuato un errore progettuale e poi di esecuzione della centrale idroelettrica.”

Però – aggiunge – è essenziale una considerazione per comprendere come si è arrivati alle autorizzazioni.E chiama in causa il giropolitico-affasristico del Partito Democratico.

“Per realizzare opere impattanti come queste, nel nostro territorio, occorre essere “amici” dei politici, degli amministratori PD, che sono da sempre egemoni nella nostra montagna e nella nostra provincia. Se sei un “amico” puoi fare e nessuno ti disturba. Le autorizzazioni arrivano tutte. E quando succede un disastro (prevedibile) come questo … le cosiddette “autorità” non intervengono. Regione Emilia Romagna (che aveva dato parere favorevole), Provincia di Reggio Emilia (idem favorevole), Comune di Toano, Unione Montana, Arpa, Ausl, Procura della Repubblica di Reggio Emilia, gli stessi carabinieri forestali, gli ex assessori Benassi, i sindaci come Michele Lombardi. Tutti questi dove sono e cosa fanno adesso?

“E gli “amici” degli “amici” o magari i “fratelli” italiani o svizzeri, la società proprietaria dell’impianto – continua il consigliere – nemmeno una dichiarazione per dire: “interverremo rapidamente, toglieremo i rifiuti speciali dal fiume, ripristineremo l’ambiente”, e “ci scusiamo” per questo disastro ambientale ? 

Le doverose autocritiche pubbliche da ex sindaci come Michele Lombardi, assessori come un certo Benassi e in generale dagli esponenti PD che hanno dato luce verde a questi interventi demenziali, arriveranno o no? Purtroppo mi pare di conoscere già la risposta a queste domande, mie e dei cittadini montanari: no, nessuno risponderà, nessuno si farà vivo, nessuno pagherà il conto”.

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4 risposte a “Esplode” la condotta forzata
Disastro ambientale sul torrente Dolo

  1. gianni bertucci Rispondi

    04/02/2021 alle 11:16

    Buon giorno ricordo a tutti che nel 2013 io e tanti altri abbiamo fatto una ” battaglia enorme ” per fermare un impianto simile sul torrente Lucola a Villa Minozzo (RE), in quel caso la battaglia fu vinta e nello specifico lo stop fu protocollato da una delibera di Giunta Regionale n° 313 del 31-3-2015 e certificata sul BUR del 6-5-2015 al n° 104. Tornando sullo specifico le opere fatte per fare “soldi facili” abbondano , ogni tanto qualche comitato di cervelli pensanti riesce a stoppare queste opere demenziali, fatte per fare soldi ( senza distinzione di colore politico….) , forse è giunto il momento di ripensare cosa si intende per ” sviluppo sostenibile”.

  2. Carlo Menozzi Rispondi

    05/02/2021 alle 08:13

    Scusate, ma l’acqua va in sù? Perchè, se non ricordo male, la centrale di Farneta è a monte di Cerredolo… O parliamo di un’altra località che porta lo stesso nome?

  3. Carlo Menozzi Rispondi

    05/02/2021 alle 08:24

    O forse era una condotta che prendeva l’acqua DALLA centrale di Farneta e la portava ad una centralina al Pioppeto di Cerredolo?

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