DI PIERLUIGI GHIGGINI
20/2/2021 – E’ firmata dal consigliere relatore Nino Di Matteo, magistrato icona della lotta alla mafia, sotto scorta dal 1993, la relazione della Prima commissione del Consiglio Superiore della Magistratura sul procedimento a carico del procuratore di Reggio Emilia Marco Mescolini, messo in moto dall’esposto delle sostitute Valentina Salvi, Giulia Stignani, Maria Rita Pantani e Isabella Chiesi e dalle famigerate chat con Luca Palamara, con le quali l’allora pubblico ministero del processo Aemilia premeva per la sua nomina alla Procura di Reggio.
Al plenum del Csm, convocato per il prossimo mercoledì 24 febbraio, sarà sottoposta un’ordinanza di 32 pagine che si conclude con la proposta di trasferimento del dottor Mescolini ad altra sede fuori dal distretto di Bologna.
“La vicenda, complessivamente considerata, integra i presupposti dell’incompatibilità ambientale del dott. Mescolini e ne impone il trasferimento d’ufficio ad altra sede giudiziaria diversa da quella del distretto di Bologna”. Così si legge della proposta di ordinanza che sarà esaminata nella seduta plenaria del Csm, con unico punto all’ordine del giorno il procedimento a carico del procuratore di Reggio.
E la relazione precisa nelle sue conclusioni: “La compromissione della credibilità dell’interessato sul territorio e nell’esercizio delle funzioni direttive requirenti non sarebbe, infatti, attenuata da uno spostamento all’interno del medesimo distretto. Va, infatti, ricordato che il clamore mediatico ha riguardato anche fatti occorsi quando il dott. Mescolini era un pubblico ministero della DDA di Bologna, e che è stata tratteggiata la figura di un magistrato che ha cuore le sorti degli esponenti politici locali del Partito Democratico. Tale operazione di discredito, allo stato, mina fortemente la fiducia che il cittadino ripone nell’esercizio indipendente e imparziale della giurisdizione.
Deve affermarsi che sussistono i presupposti dell’incompatibilità del dott. Mescolini con l’ambiente del distretto giudiziario di Bologna essendo, tra l’altro, emerse evidenti criticità anche nell’attività di coordinamento e direzione.
Se ne impone dunque il trasferimento d’ufficio alla funzione requirente in sede diversa da quella del distretto di Bologna”.
Il rapporto Di Matteo ricostruisce con chiarezza la vicenda e riassume l’intera istruttoria con le audizioni dei magistrati della Procura, le chat tra palamara e Mescolini e tra Palamara e il giudice Morlini, l’esame dei media locali e nazionali. Numerosi riferimenti al Partito Democratico oggetto di un atteggiamento di riguardo da parte del Procuratore, con interferenze pesanti in inchieste come Angeli e Demoni e bandi, appalti e mazzette in Comune a Reggio Emilia, sino alla richiesta esplicita di non iscrivere nel registro degli indagati diversi politici, compreso il sindaco di Reggio Luca Vecchi (poi intervenuto in suo difesa quando Eboli e Bernini ne hanno chiesto le dimissioni).
Il rapporto di fiducia con i sostituti procuratori è crollato definitivamente quando Mescolini ha giurato ai pm “sui propri figli ” di non conoscere Palamara e di averlo incontrato una sola volta. Pochi giorni dopo, con la pubblicazione delle chat, la bugia è venuta a galla, tuttavia Mescolini non si sarebbe preoccupato di correre ai ripari e dare spiegazioni sincere ai sostituti.
La relazione Di Matteo riferisce anche dell’audizione a palazzo dei Marescialli della ex presidente dell’Ordine degli avvocati Celestina Tinelli, sulla quale alla fine viene formulato un giudizio di inaffidabilità particolarmente pesante.
Sono considerazioni rilevanti anche alla luce della polemica esplosa nei giorni scorsi, quando Giovanni Paolo Bernini (l’esponente di Forza Italia di Parma finito nel tritacarne dei processo Aemilia, ma assolto in primo e secondo grado) nello studio di Quarta Repubblica – intervistato da Nicola Porro – ha fatto il nome di Celestina Tinelli come la persona intervenuta su Palamara per conto del Partito Democratico a favore della nomina di Mescolini a Reggio Emilia.
L’ex presidente Tinelli ha replicato annunciando cause legali e dichiarando fra l’altro ” Non mi sono mai fatta portatrice presso il dott. Palamara o altri esponenti del CSM di interessi di alcun partito“.
La prima commissione del Csm documenta invece come Celestina Tinelli ha chattato diverse volte, in tono confidenziale, con Marco Palamara per raccomandargli la nomina di alcuni magistrati nel distretto di Bologna e “verosimilmente” anche del dottor Mescolini a Reggio Emilia.
Ecco i WhatsApp intercettati dal trojan infilato nel telefonino bollente di Palamara e citati nella relazione Di Matteo.
15/11/2017 – Tinelli: “Santangelo Forlì è ok”, Palamara: “Bene”. 16/11/2017 – Tinelli “Gli avv COA di Mantova
mi evidenziano bravura LAURA DE SIMONE domanda pres Sez trib Brescia”, Palamara: “Ok baci”. E ancora Tinelli: “Gli
avv minorili Distretto Brescia, LAURA D’URBINO PTminori (moglie di avv Tacchini ex cons CNF) molto
stimata. Ora mi taccio . Baci” .31/01/2018 Palamara: “Stiamo sistemando motivazione ma tutto ok”. E Tinelli “Grazie. E quando andrà in plenum ?” , risposta di Palamara : “Il 14”, Tinelli “Ok grazie”.
Di cosa parlavano Tinelli e Palamara nello scambio di messaggi del 31 gennaio 2018? E’ verosimile che parlassero proprio di Mescolini e della nomina del Procuratore di Reggio, sottoposta per la prima volta al plenum del Csm proprio nella seduta del 14 febbraio 2018.
D’altra parte l’intervento di Tinelli anche a favore di altri magistrati legittima la considerazione di un intervento sì amichevole, ma per conto di qualcun altro. Per conto dei colleghi avvocati di Mantova o , ad esempio, un’ entità politica superiore?
L’evidenza dello scambio con Palamara finisce per confermare la rivelazione di Bernini a Quarta Repubblica.
Di certo, quando il 1° dicembre 2020 la Prima Commissione ha ascoltato la sua deposizione Celestina Tinelli, allora presidente dell’Ordine degli avvocati di Reggio Emilia (poi decaduta a seguito delle dimissioni della maggioranza dei consiglieri del Coa), difende a spada tratta l’operato del dotto Mescolini, e liquida come prodotti della “Destra” gli interventi dell’avvocato Tadolini e e del portavoce di Fratelli d’Italia Marco Eboli.
Ecco cosa aveva detto nell’audizione l’avvocato Tinelli: “Come Consiglio dell’Ordine abbiamo ricevuto una richiesta, sulla quale abbiamo deliberato, adesso vi dirò subito, dell’avvocato Tadolini, che è un iscritto all’Ordine, ma che è noto per essere un esponente
politico della Destra, fa politica. Per questo è sempre difficile tenere disgiunto perché l’ istanza che ci è pervenuta dall’avvocato Tadolini era in questi termini: “Venerdì 14 agosto
ho reso una dichiarazione pubblica in cui invitavo il Presidente Celestina Tinelli e l’Ordine degli Avvocati a sostenere la richiesta di dimissioni del Procuratore dottor Mescolini formulata dal reggiano Marco Eboli”.
Aggiunge Tinelli: “Marco Eboli non è un avvocato, è un politico che è sempre stato di Destra, Movimento Sociale; è conosciuto a Reggio, ha già una certa età e adesso non so se è di Fratelli d’Italia. Comunque è noto per essere un politico reggiano di Destra…. Come Consiglio dell’Ordine abbiamo adottato una delibera in risposta a questa istanza… “.
La relazione riferisce che a quel punto dell’audizione, “la presidente dà lettura della comunicazione che il collega avvocato Luca Tadolini
ha rivolto al Consiglio con la richiesta di prendere posizione sulla vicenda del Procuratore della Repubblica dottor Mescolini”. Dà poi lettura della delibera del Consiglio dell’ordine del 16 settembre in cui la richiesta dell’avvocato Tadolini viene ritenuta all’unanimità “estranea alle competenze dell’Ordine degli avvocati“.
Tinelli ha poi dichiarato che quanto accaduto ( le chat Palamara-Mescolini, lo scontro all’interno della Procura di Reggio, ndr.) “non aveva gettato alcun discredito o problema sulla stima di cui gode il dott. Mescolini e che la conflittualità in Procura esiste da oltre 20 anni.
“Volevo solo dirvi questo: la percezione della Procura da fuori è una Procura unita, cioè si percepisce una Procura che lavora, che funziona, nonostante anche lì inchieste molto importanti, tra l’altro certamente verso esponenti di Sinistra, come “Angeli e Demoni”, ad esempio, oppure tutte quelle indagini contro i funzionari del Comune. Quindi volevo dirvi che da fuori non si percepisce una Procura se non imparziale sul piano proprio delle indagini che
porta avanti, così come si percepisce questa unione. Forse noi avvocati sappiamo che nella Procura di Reggio Emilia spesso ci sono conflittualità, ci sono state negli ultimi vent’anni – conclude Tinelli –
però sono cose che sanno gli avvocati, non so se a voi interessa saperle. C’è una conflittualità dentro a quella Procura che ogni tanto esplode. Non so se può essere utile al lavoro che state facendo saperlo”.
Il giudizio conclusivo della Prima Commissione sulle affermazioni dell’avvocato Tinelli appare come una stroncatura
Si legge nella relazione Di Matteo: “Scarso rilievo, invece, può attribuirsi alla dichiarazione del Presidente del Consiglio dell’Ordine la quale ha parlato di percezione di “una Procura se non imparziale sul piano proprio delle indagini che porta avanti, così come si percepisce questa unione” . Ma ha, poi, ammesso che il foro è a conoscenza del fatto che all’interno della Procura c’è una
conflittualità sopita che ogni tanto esplode, così contraddicendo l’affermazione precedente.
D’altro canto lo stesso dott. Mescolini non ha dato credito a tale audizione definendo l’avv. Tinelli “forse era troppo contenta, mettiamola così”.
E infatti, aggiunge la Prima Commissione, “non va sottaciuto che dall’analisi delle chat emerge che anche l’avv. Tinelli si era rivolta a dott. Palamara per sollecitare nomine nel distretto di Bologna e, verosimilmente, anche per la nomina del dott. Mescolini, la cui proposta andò, una prima volta, al plenum del 14 febbraio 2018. Circostanza che getta una luce diversa, in termini di
affidabilità, sulle sue dichiarazioni”.
Il finale è chiaro: anche Tinelli, già consigliera del Csm nominata nel 2006 insieme a Nicola Mancino in quota Ds-Ulivo, legata notoriamente al mondo della sinistra reggiana, trafficava con Palamara sulle nomine negli uffici giudiziari del distretto reggiano. Anche se ha dichiarato di essere “sempre stata al proprio posto”, è francamente difficile credere che lo facesse in contro proprio, per pura beneficenza.
.