13/1/202 – La categoria dei pubblici esercizi – bar, ristoranti, locali pubblici, ecc. – “è disperata e senza più ossigeno”. Tuttavia certe azioni di protesta “lasciano il tempo che trovano” ed espongono gli esercenti a sanzioni alle quali nessun legale potrà opporsi.
Fabio Zambelli, presidente di Fipe confcommercio di Reggio Emilia lancia un grido d’allarme sulla situazione dei pubblici esercizi, ormai allo stremo, ma al tempo stesso esrpime una netta contrarietà alla protesta che si sta organizzando in modo spontaneo sui sociale, con l’apertura degli esercizi nella giornata del 15 gennaio
” E’ del tutto evidente che non sono i pubblici esercizi i luoghi del contagio ma vengono visti come uno strumento per spegnere le città e diminuire i movimenti – dichiara Zambelli – Non possono essere però solo la ristorazione e l’intrattenimento a pagare il costo economico di questo disastro pandemico” .
“Prendiamo invece in modo chiaro le distanze da qualsiasi manifestazione che va contro la legge (ad esempio da chi incita ad aprire comunque i locali) e dalle promesse di dare assistenza legale gratuita in caso di sanzioni: queste manifestazioni lasciano il tempo che trovano e, in più, vanno contro normative a cui nessun legale può opporsi”.
Aggiunge Zambelli: “Bar e ristoranti sono chiusi in tutta Europa: le norme sono ovunque più o meno le stesse che da noi. Anche il valore dei supporti economici garantiti in Italia alle singole imprese è analogo a quello dei nostri partner europei e la puntualità nell’erogazione, tolta la Germania col 75% del fatturato arrivato subito, registra in media che il 35% dei pubblici esercizi non ha ricevuto quanto atteso”.
A livello di Governo italiano – elenca Zambelli – “abbiamo ottenuto i contributi a fondo perduto o ristori (anche dalla Regione Emilia Romagna), i crediti d’imposta per i canoni di locazione, la sospensione degli sfratti, il prolungamento degli strumenti di protezione sociale, le moratorie fiscali, contributive e creditizie (sospensione mutui; esenzioni e sospensioni tributi e contributi IVA, IMU, IRAP, INPS, tassa di occupazione del suolo pubblico; ecc.), garanzia dello Stato e abbattimento tassi di interesse sui prestiti”.
Nel 2020 sui ristori è stata messa una cifra di 2 miliardi 490 milioni di euro per 300 mila imprese: bisogna per lo meno raddoppiare questa cifra. Sugli affitti occorre prorogare il credito d’imposta e realizzare un’operazione a costo zero con incentivi fiscali ai proprietari delle mura che accettano di ridurre gli affitti almeno del 30%”.
Il presidente di Fipeè cfritico nei confronti del Comune di Reggio: “Il dialogo con l’Amministrazione locale, dobbiamo dirlo, è molto complesso. L’aumento delle distese è avvenuto solo in modo parziale con una bassa percentuale sul totale delle attività: questo ha generato gravi scompensi tra chi poteva usufruire di una piazza davanti e chi doveva accontentarsi di non potere aumentare la propria distesa. Sulle distese occorre ricominciare subito a ragionare ed evitare gli errori della scorsa stagione. Il bando street tutor non è mai stato fatto. La tassa rifiuti, data l’inattività dei pubblici esercizi, dovrebbe essere sospesa o ridotta ma, al momento, abbiamo ottenuto solo un rimpallo di responsabilità tra Amministrazione Comunale e Iren: si trovino, si parlino e prendano una decisione.
In conclusione “siamo di fronte a una pandemia tragica e i pubblici esercizi stanno svolgendo un lavoro di grande responsabilità, non possiamo però aprire e chiudere a piacimento: servono maggiore programmazione e coinvolgimento da parte del Governo, della Regione e delle Amministrazioni locali. Non è questo il modo di gestire l’informazione nè le modalità di organizzazione del lavoro. E’ del tutto evidente che non sono i pubblici esercizi i luoghi del contagio ma vengono visti come uno strumento per spegnere le città e diminuire i movimenti. Non possono essere solo la ristorazione e l’intrattenimento a pagare il costo economico di questo disastro pandemico”.
“Prendiamo invece in modo chiaro le distanze da qualsiasi manifestazione che va contro la legge (ad esempio da chi incita ad aprire comunque i locali) e dalle promesse di dare assistenza legale gratuita in caso di sanzioni – sottolinea Zambelli – Queste manifestazioni lasciano il tempo che trovano e, in più, vanno contro normative a cui nessun legale può opporsi”.