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Latte, pratiche sleali verso gli allevatori: istruttorie Antitrust su 14 caseifici
“Cosa fa la Regione?”

5/1/2021 – Una situazione di squilibrio nella filiera di produzione e commercializzazione del latte crudo che vede gli allevatori in posizione di debolezza strutturale rispetto ai caseifici di trasformazione. La denuncia in un’interrogazione alla Giunta Regionale dell’Emilia-Romagna del consigliere Giancarlo Tagliaferri, di Fratelli d’Italia

Il consigliere fa presente nell’atto che “l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, su segnalazione del ministero delle Politiche Agricole, ha già avviato quattordici istruttorie nei confronti di caseifici acquirenti di latte crudo vaccino e ovi-caprino, con sede in Lombardia, Emilia-Romagna, Sardegna e Puglia, per verificare presunte pratiche sleali a danno dei propri allevatori”.

Fra le condotte contestate, Tagliaferri in particolare segnala possibili “violazioni per quanto riguarda la fornitura di latte fresco quali la totale assenza di contratti scritti, la mancata indicazione di elementi essenziali quali il prezzo o la quantità del latte, la durata dei contratti inferiore ad un anno, il ritardo nei pagamenti”. In un paio di casi, i caseifici avrebbero anche imposto la riduzione unilaterale e retroattiva del prezzo del latte per i mesi di marzo e aprile del 2020 dopo la crisi generata da Covid, a danno degli allevatori.

Da qui la richiesta del consigliere di capire come la Regione intenda agire in merito.

I PROCEDIMENTI DELL’ ANTITRUST

I procedimenti sono stati avviati tutti su segnalazione del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali – Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (MIPAAFT – ICQRF), a seguito dei controlli eseguiti sul campo dai propri Uffici Territoriali, nel corso del 2019 e nel primo semestre del 2020.

Diverse le condotte contestate nelle comunicazioni di avvio delle istruttorie. In particolare: in 9 casi sono state contestate le modalità con le quali viene disciplinata la fornitura del latte fresco, ipotizzando violazioni quali la totale assenza di contratti scritti, la mancata indicazione di elementi essenziali quali il prezzo o la quantità del latte oggetto di conferimento, la durata dei contratti inferiore ad un anno, il ritardo nei pagamenti (che devono essere effettuati entro trenta giorni dall’ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura); in 2 casi è stata contestata l’imposizione, da parte dei caseifici, in danno degli allevatori conferenti, di una riduzione unilaterale e retroattiva del prezzo del latte contrattualmente previsto per i mesi di marzo e/o aprile 2020, in relazione alla crisi determinatasi nel settore lattiero caseario per la pandemia da COVID 19; in 3 casi, infine, sono state contestate entrambe le tipologie di condotta.

Le pratiche, si legge ancora, “si inquadrano in una situazione di significativo squilibrio di forza commerciale che connota la filiera di produzione e commercializzazione del latte crudo e che vede gli allevatori conferenti in una posizione di debolezza strutturale nei confronti della propria controparte contrattuale, rappresentata dai caseifici di trasformazione”.

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