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Colletti bianchi e cosche cutresi
Ndrangheta, nuova inchiesta di Gratteri: 48 arresti
Indagato il segretario Udc Lorenzo Cesa: si è dimesso

21/1/2021 –  Quale filo legherebbe il segretario nazionale Lorenzo Cesa (ora dimissionario) e l’Udc della Calabria alla cosca di Nicolino Grande Aracri (boss della ndrangheta ionica all’ergastolo) e alle ndrine di Cutro, San Leonardo di Cutro, Isola Capo Rizzuto, Botricello, Cirò, tutti paesi dove si parla molto reggiano e coinvolti l’uno per l’altro nel maxi processo Aemilia? La risposta è nelle carte di una nuova inchiesta kolossal contro la ndrangheta (centinaia di migliaia di dialoghi intercettati, sequestri per oltre 250 milioni) coordinata dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e che ha visto in azione dall’alba di stamani 200 uomini della Dia, provenienti da tutti i centri e sezioni operative d’Italia, supportati da Poliziotti, Finanzieri e Carabinieri: in tutto 370 militari, agenti speciali, funzionari che hanno coadiuvato gli investigatori della sezione operativa D.I.A. di Catanzaro, tutti coordinati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Roma.

Operazione Basso profilo (ph. Direzione Investigativa Antimafia)

Si sa che nella rete dell’operazione battezzata Basso profilo questa volta sono finiti i colletti bianchi, professionisti e imprenditori che operano al riparo di un prestigio professionale indiscusso, per un totale di 48 misure cautelari eseguite, di cui 13 in carcere e 35 agli arresti domiciliari, oltre al divieto di dimora e alla sospensione per un anno del notaio Rocco Guglielmo di Catanzaro, e un numero precisato di indagati.


E fra questiindgati figura proprio il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, la cui casa di Roma è stata perquisita questa mattina. Mentre è finito agli arresti domiciliari un pezzo molto grosso dell’Udc calabrese, l’assessore regionale alle Finanze Francesco Talarico . E sono coinvolti i maggiori esponenti delle ‘ndrine tra le più importanti di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro come “Bonaventura” “Aracri”, “Arena” e “Grande Aracri”, nonché imprenditori di spessore ed esponenti della pubblica amministrazione collusi, secondo l’accusa, con le organizzazioni criminali.

Nel corso dell’inchiesta sarebbe stata accertata una movimentazione illecita di denaro per un valore di oltre 250 milioni di euro. Oltre alle misure cautelari, la Procura della Repubblica di Catanzaro ha disposto l’esecuzione di numerosi sequestri di beni costituiti da compendi aziendali, immobili, autoveicoli, conti correnti bancari e postali per un valore che è stato definito “ingente”.

A vario titolo sono contestati i reati di associazione mafiosa, corruzione, scambio elettorale politico-mafioso, rivelazione di segreto, associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e al riciclaggio, intestazione fittizia di beni, traffico di influenze illecite, accesso abusivo ai sistemi informatici, turbata libertà degli incanti e del procedimento di scelta del contraente nell’ambito di appalti pubblici.

CESA, DIMISSIONI IMMEDIATE

“Ho ricevuto un avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017 – ha fatto sapere l’ex deputato ed eurodeputato Lorenzo Cesa dopo la perquisizione della siua abitazione romana – Mi ritengo totalmente estraneo, chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla procura competente. Come sempre ho piena e totale fiducia nell’operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale come effetto immediato”.

Lorenzo Cesa e Francesco Talarico a una manifestazione Udc

LE ACCUSE A TALARICO

Nel comunicato della procura si legge che nel corso delle indagini “la consorteria ‘ndranghetista” ha interferito nelle “Elezioni Politiche del marzo 2018, per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, nel corso delle quali ha stipulato un ‘patto di scambio‘” con Francesco Talarico, all’epoca candidato a Montecitorio e risultato il secondo dei non eletti. Talarico, commercialista di Lamezia termine, è stato presidente dell’assemblea regionale della Calabria. Per i pm, l’obiettivo dei boss era quello di ottenere “appalti per la fornitura di prodotti antinfortunistici” banditi da enti pubblici “attraverso la mediazione dell’europarlamentare Lorenzo Cesa in cambio della promessa di un ‘pacchetto’ di voti” per il candidato del suo partito.

IL COINVOLGIMENTO DEI BOSS

Il provvedimento, emesso dal gip del Tribunale di Catanzaro, Alfredo Ferraro, su richiesta del Procuratore Capo Nicola Gratteri e dei sostituti Paolo Sirleo e Veronica Calcagno, con il quale sono stati disposti gli odierni provvedimenti cautelari, ha consentito “di assestare un duro colpo all’associazione di tipo mafioso, denominata ‘ndrangheta, costituita da un insieme di “locali” e “’ndrine” distaccate e operanti nelle diverse Province calabresi e riferite, tra gli altri, a soggetti di caratura ‘ndranghetista quali Nicolino Grande Aracri, Trapasso Giovanni, Mannolo Alfonso e Bagnato Antonio Santo. Il coinvolgimento dei predetti non è di poco conto, laddove si consideri che a ognuno di essi corrisponde una sfera di “competenza territoriale” ben delineata, e ciascuno di loro ha rapporti con l’imprenditore Antonio Gallo alias “il principino”, un “jolly”, in grado di rapportarsi con i membri apicali di ciascun gruppo mafioso non in senso occasionale e/o intermittente, “bensì in senso organico e continuo”. In altri termini, l’imprenditore “ha mostrato di essere in grado di interloquire, anche direttamente, con i boss delle cosche, manifestando in tal modo una significativa caratura criminale e presupponendo una vera e propria appartenenza alla ‘ndrangheta”.

LE INTERCETTAZIONI

L’inchiesta Basso profilo si è basata sull’incredibile numero 266 mila 500 dialoghi ascoltati e trascritti, sostenuti da indagini bancarie e accertamenti patrimoniali su 1. 800 conti correnti esaminati e nr. 388 mila operazioni bancarie ricostruite, per un giro d’affari di circa 250 milioni di euro. Tutto ciò “ha confermato la mole di dati riferiti dai collaboratori di giustizia e hanno permesso di confermare l’esistenza di un insieme di “locali” e “’ndrine” distaccate e operanti nelle diverse province calabresi nei territori di riferimento che corrispondono a Cirò Marina, Cutro, San Leonardo di Cutro, Isola di Capo Rizzuto, Roccabernarda, Mesoraca, Botricello, Sellia, Cropani, Catanzaro e Roccelletta di Borgia”.

LE MISURE CAUTELARI: I NOMI

In carcere

Antonio Santo Bagnato

Eliodoro Carduccelli

Ercole D’Alessandro

Luciano D’Alessandro

Vincenzo De Luca,

Concetta Di Noja

Natale Errigo

Carmine Falcone

Antonio Gallo

Umberto Gigliotta

Andrea Leone

Antonino Pirrello

Tommaso Rosa.

Agli arresti domiciliari

Luigi Alecce
Annarita Antonelli
Henrik Baci
Elena Banu
Giuseppe Bonofiglio
Rosario Bonofilgio
Tommaso Brutto
Saverio Brutto
Ilenia Cerenzia
Nicola Cirillo
Eugenia Curcio
Giulio Docimo
Antonella Drosi
Valerio Antonio Drosi
Mario Esposito
Santo Saltella

Glenda Giglio
Giuseppe La Bernarda
Rodolfo La Bernarda
Giuseppe Lamanna
Francesco Lerose

Francesco Mantella
Ieso Marinaro
Daniela Paonessa
Raffaele Posca
Victoria Rosa
Giuseppe Selvino
Maria Teresa Sinopoli
Francesco Talarico
Luca Torcia
Rosa Torcia
Giuseppe Truglia
Pino Volpe
Alberto Zavatta
Claudio Zavatta.

Divieto di dimora
Il gip ha disposto per il notaio Rocco Guglielmo il divieto di dimora nel Comune di Catanzaro e il divieto di esercitare la professione per la durata di un anno. Misura cautelare del divieto di dimora nel comune di Catanzaro, unitamente all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Odeta Hasaj.

Le intercettazioni telefoniche. Le intercettazioni telefoniche e ambientali, nel numero complessivo di ben 266.500 dialoghi ascoltati e trascritti, sostenuti da contestuali indagini bancarie e accertamenti patrimoniali nel numero di 1800 conti correnti esaminati e nr. 388.000 operazioni bancarie ricostruite, per un giro d’affari di circa euro 250.000.000 hanno confermato la mole di dati riferiti dai collaboratori di giustizia e hanno permesso di confermare l’esistenza di un insieme di “locali” e “’ndrine” distaccate e operanti nelle diverse province calabresi nei territori di riferimento che corrispondono a Cirò Marina, Cutro, San Leonardo di Cutro, Isola di Capo Rizzuto, Roccabernarda, Mesoraca, Botricello, Sellia, Cropani, Catanzaro e Roccelletta di Borgia.

C’è anche l’assessore regionale al Bilancio Francesco Talarico tra i 50 arrestati dell’operazione “Basso profilo” ’condotta da personale della Dia, congiuntamente con Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza contro i clan di ‘ndrangheta di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro.

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