Quel giudice che frequentava il capo dei palestinesi duri
“Ora gli ispettori alla procura di Bologna”
“La verità non è nè di destra nè di sinistra”

DI PIERLUIGI GHIGGINI

23/7/2020 – Si è parlato molto di Reggio Report e dell’inchiesta di Gian Paolo Pelizzaro e Gabriele Paradisi con le scoperte sulla strage di Bologna, anche oggi riprese dalle agenzie di stampa e da esponenti politici, nel corso del convegno in streaming su “La verità oltre il segreto” organizzato al Senato (Sala Nassirya) dalla fondazione FareFuturo presieduta da Adolfo Urso, vicepresidente del Copasir; convegno che il deputato FdI Federico Mollicone, presidente dell’intergruppo Verità oltre il segreto – che ha guidato il dibattito – ha definito come “il momento di approfondimento più importante degli ultimi anni sulla strage di Bologna”.

Abu Saleh

Grande attenzione agli scoop di Pelizzaro e Paradisi – intervenuti con altri giornalisti, ricercatori e politici al convegno del Senato: fra gli altri lo stesso Adolfo Urso, Valerio Cutonilli, Massimiliano Mazzanti, Imma Giuliani, Silvio Leoni, Enzo Raisi – che stanno restituendo una prospettiva nuova alla ricerca della verità sull’atto terroristico più grave e più oscuro della storia repubblicana: in particolare alla scoperta della presenza contemporanea del killer Paolo Bellini e del tedesco Thomas Kram , esperto in esplosivi del gruppo Separat del terrorista internazionale Carlos, all’albergo Lembo di Bologna la notte del 21 febbraio 1980, e all’ultimo articolo sulle frequentazioni fra il giudice istruttore dell’inchiesta sulla strage, Aldo Gentile, e il capo del Fronte di Liberazione palestinese (Fplp) Abu Anzeh Saleh, legato al gruppo Carlos e arrestato nel 1979 per il traffico di missili scoperto a Ortona.

Paolo Bellini

 In proposito, Mollicone ha annunciato un’interpellanza urgente per ottenere una missione ispettiva del ministero della giustizia a Bologna.

“Le rivelazioni sulle connessioni fra  Gentile e Saleh sono inquietanti e vanno chiarite con la massima  urgenza – ha dichiarato ai media il vicepresidentre del Copasir – Come mai Saleh, capo della struttura del Fronte Popolare per  la Liberazione della Palestina in Italia, aveva contatti continui,  anche di carattere personale, con il giudice istruttore della strage  di Bologna? Presenteremo un’interpellanza urgente in aula al ministro  Bonafede per chiedere l’invio di ispettori alla procura di Bologna per chiarire la vicenda.”.

Al centro del convegno, naturalmente, altre rivelazioni dei ricercatori indipendenti che scuotono le fondamenta della verità “politica” e giudiziaria su Bologna: la scomparsa del cadavere della povera Maria Fresu, il mistero dello scalpo facciale che appartiene auna donna sconosciuta e mai cercata da nessuno , la famosa “Ignota 86”; la presenza di una folla di eversori, terroristi e trafficanti d’armi, agenti dei servizi segreti di vari paesi, e di numeroi esponenti palestinesi il giorno della strage alla stazione di Bologna.

Maria Fresu con la sua bambina

La stessa presenza il 2agosto a Bologna del misterioso Olivetti, il titolare del bar all’angolo di via Fani dove si rifugio il gruppodi fuocodelrapimento Moro ma soprattutto al centro di una aggrovigliata vicenda di traffici d’armi. Così come si è parlato con insistenza dell’assassinio dei giornalisti Italo Toni, redattore dell’ Avanti! e Graziella De Palo di Paese Sera, andati a Beirut per indagare su uno specifico traffico d’armi palestinese in Italia. Su tutto l’ombra lunga del Lodo Moro, crocevia di molti misteri che ammantano la storia dell’Italia ndella seconda metà del Novecento: ombra che arriva sino a oggi.

Da qui la richiesta ineludibile – che unisce tutti i ricercatori – di desecretazione completa dei documenti ancora riservati e inaccessibili, in particolare quelli del centro Sismi di Beirut e del mitico colonnello Giovannone: “La verità sulla strage di Bologna è lì”.

Stefano Giovannone

Di questa urgenza si farà portavoce una nuova interrogazione parlamentare promossa sempre da Mollicone ma firmata da diversi gruppi politici. Con un appello alla collaborazione di tutti perchè “la verità su Bologna non è nè di destra nè di sinistra”.

Purtroppo che ancora chi alza le barricate, come il presidente dell’associazione famiglie delle vittime, Bolognesi: “La pista palestinese – ha dichiarato oggi in relazione all’articolo di Reggio Report – è un depistaggio a opera dei servizi segreti”. Oltre a essere un diffamatore, Paolo Bolognesi dimostra, e non da oggi, di non essere all’altezza del ruolo da lui ricoperto.

STRAGE BOLOGNA: URSO (COPASIR), DESECRETARE CARTE PER ACCERTARE VERITA’ STORICA

  "In una Italia dilaniata da una guerra  civile strisciante ed episodi di terrorismo interno e internazionale,  dal sequestro Moro alle stragi di Bologna prima e Ustica poi, il  segreto di Stato non esiste più, sono rimasti i segreti". Così Adolfo  Urso, vicepresidente del Copasir, il Comitato per la sicurezza  nazionale e presidente della fondazione Fare Futuro organizzatrice  insieme al gruppo interparlamentare 'La verità oltre il segreto' del  convegno in corso nella sala Nassirya in Senato sulla strage di  Bologna di cui il 2 agosto ricorre il 40esimo anniversario. 
Nel  frattempo qualcosa è stato fatto, il senatore Gianni Marilotti,  presidente della commissione per la Biblioteca e Archivio storico del  Senato;si è attivato perché la documentazione acquisita dal Parlamento possa essere consultabile".      
  "Dal canto mio, come vicepresidente, posso dire che all'unanimità come Copasir chiedemmo di poter leggere la documentazione conservata negli  archivi e, dopo aver letto quelle carte, abbiamo fatto una seconda  delibera chiedendo di leggere la documentazione anche precedente,  dall'assassinio di Moro sino a tutto il 1980. Il Copasir ha chiesto di desecretare quelle carte, ritenendo possano dare informazioni utili a  chi vuol dare una esatta ricostruzione dei fatti. Il sequestro e  l'assassinio di Moro e della sua storia e la strage di Bologna possono avere una lettura comune e comunque contribuire all'accertamento della verità storica e alle indagini ancora in corso".       
 (FONTE: Adnkronos) 

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5 risposte a Quel giudice che frequentava il capo dei palestinesi duri
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“La verità non è nè di destra nè di sinistra”

  1. don Egizio Rispondi

    24/07/2020 alle 00:40

    Bolognesi non lo capisco. Probabilmente è sincero, è uno che ha delle certezze. Peraltro per il suo ruolo non può non difendere la sentenza definitiva su chi ha ucciso quelle persone, che conferma le sue certezze.
    Ma se manca qualcosa non è a Bologna (tantomeno c’entra Bolognesi), semmai bisogna capire come a Roma hanno letto l’attentato. Che c’erano rapporti istituzionali con i Palestinesi di tutti i gruppi è chiaro, tanto che sapevano con chi di loro parlare. Bisogna vedere se ha Roma 1) hanno escluso che fosse un messaggio diplomatico palestinese o no e hanno capito che erano i NAR; 2) oppure l’hanno letto come un messaggio palestinese; 3) oppure l’hanno letto come un messaggio contro i legami con i palestinesi, per una politica opaca con Libia, Algeria, Libano, OLP, ecc. ecc. Insomma questi politici italiani erano gente seria, dovevano destreggiare un paese come l’Italia (coi terrorismi interni, crisi ecc.) tra guerra fredda e conflitti mediorientali. Il governo attuale manco sa dov’è il Libano…

  2. giosuè Rispondi

    24/07/2020 alle 08:57

    Meno male che il Governo attuale non sa dov’è il Libano. Si faranno così meno morti o attentati, almeno in Italia.

    • don Egizio Rispondi

      24/07/2020 alle 17:58

      Il governo attuale in una situazione come quella degli anni ’70 si sarebbe trovato in una guerra civile senza sapere come. Sarebbe stato il Libano. Vero che i Sovietici, in quanto comunisti, avevano detto a Togliatti e al PCI che rivoluzioni in Italia non se ne facevano, perché non si voleva la guerra, dopo Yalta (se volevano andare al governo ci andavano da esterni come voleva Berlinguer, mica un PCI ante 1989 poteva accedere alla difesa o agli interni). Ma vero anche che i Sovietici e satelliti in quanto stati destabilizzavano l’Italia come nemico “freddo”. E lasciavano fare a DDR e a tutto il mondo arabo filosovietico. La politica araba di Moro e Andreotti ha limitato realisticamente questa destabilizzazione, e fino a un certo punto la NATO tollerava. Intorno al 1980 il confronto è più intenso: si abbatte un mig libico nello spazio aereo italiano (quello sulla Sila, senza tirar fuori Ustica, ove forse lo spazio aereo italiano è stato invaso dagli alleati – mica per abbattere un aereo civile, ma è capitato e nessuna delle parti poteva dirlo). Bologna era l’area extraterritoriale ove Palestinesi delle varie fazioni, terroristi DDR ecc. potevano stare tranquilli, purché non rompessero le palle. Qualcuno (per mano dei Nar, o meno) ha rotto le palle a loro spiegando agli Italiani che era un po’ troppo. Non eccessivamente troppo, ma un pochino sì. Poi in diplomazia questi screzi si ricuciono subito, purtroppo su decine di cadaveri (che con i politici attuali sarebbero stati migliaia).
      don E.S.

  3. giosuè Rispondi

    25/07/2020 alle 08:47

    Che grande politologo! Forse un esperto di politica internazionale a questo livello sarebbe di grande aiuto al Governo attuale !
    Cerchiamo di essere un po’ più modesti e capire che i problemi sono più semplici o più complessi. Ma per certo non semplicistici a questo livello, con presunzioni sull’oggi e sul passato ( guerra civile ecc.) Teniamo i piedi per terra e per certo capiremo che siamo un piccolo stato, che si dà da fare e che ha i suoi problemi per organizzarsi meglio, che deve debellare la mafia e la corruzione anche come mentalità,cominciando dall’educazione infantile e che comunque non siamo l’oggetto di strategie planetarie. Se riusciamo a gestirci un po’ meglio, a crescere come educazione civile, forse saremo di esempio e un po’ guida di un mondo che non ha ancora un suo equilibrio e crede ancora che tutto si giochi con armi( chi coltiva questi interessi?) e potere.

    • don Egizio Rispondi

      26/07/2020 alle 14:10

      politologo no, storico sì (vero, non dilettante..). Tutto vero, per oggi, condivido gli auspici (che non mi pare stiano realizzandosi, voi a Reggio lo vedete in una realtà potenzialmente ricca e felice e invece all’interno profondamente erosa). Non siamo più un paese strategico, giusto “non siamo l’oggetto di strategie planetarie”. Oggi no, ieri sì.
      Prima del 1989 eravamo un piccolo paese (neanche tanto piccolo), ma strategico nella guerra fredda e nelle dinamiche mediorientale, ove la guerra era calda. Vada a studiarsi Moro (e Cossiga, l’allievo) che con abile regia salvaguardavano quell’indipendenza e vita democratica che era realisticamente possibile avere. Il PCI non era estremista (malattia infantile del comunismo, si diceva), ma era ortodosso e all’occorrenza rivoluzionario: se la guerra civile non c’è stata è perché per l’Italia non era prevista. In Italia Cossiga (che, assieme a 2 funzionari USA, teneva il conto dei dollari che dall’URSS arrivavano al PCI) gestiva una rete di partigiani (presente i tutti i paesi NATO), quella che erroneamente si chiama gladio, pronta alla guerra civile. Non è successo quasi nulla, perché in Europa i 2 blocchi hanno tenuto abbastanza bene e Moro gestiva bene gli arabi (filosovietici), ma poteva andar peggio. E comunque destabilizzazioni “leggere” si facevano, come ora tra Cina e USA.
      In ogni caso, morto Moro nel 78, se c’era qualcuno che poteva capire la strage di Bologna era Cossiga.
      Legga e annoti: non si arriverà a nulla perché le destabilizzazioni degli anni 70 sono divenute (quasi da subito) materia di lotta politica, deformate alla luce dell’oggi. Persino libri di storia di colleghi sono inficiati da questa prospettiva metodologicamente errata, leggere la storia alla luce di quello che si avrebbe desiderato e si vuole oggi. Professori universitari che su Moro (e altro) scrivono “fantastoria” (ho pronta una dimostrazione filologica che ne smentisce una, ma chissenefrega, tempo perso). La “verità storica” è un concetto inesistente nella ricerca, al massimo si può avere una lettura corretta delle fonti in modo da rispondere ad alcune questioni. Invece noto che le fonti sono mero materiale per apologetica. Cosa vuole che ne esca. Il lavoro di questi bravi giornalisti, alimenterà (purtroppo) solo il gioco di due apologetiche opposte, perché se il fine della storiografia è la politica odierna, la ricerca storica non può che divenire apologetica. A una tesi si risponderà con una tesi opposta, tra sordi. In questi giorni esce su l'”Espresso” una documentazione “inattaccabile” di Gelli che “prova” la pista fascista. Il punto è che i documenti da soli non bastano: con gli stessi documenti io le posso dimostrare 10 tesi diverse e opposte.

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