DI GIAN PAOLO PELIZZARO E GABRIELE PARADISI *
22/5/2020 – Paolo Bellini e Thomas Kram si ritrovarono a Bologna nello stesso albergo.
È giovedì 21 febbraio 1980. Bellini, 26 anni di cui gli ultimi tre latitante sotto la copertura della falsa identità brasiliana di Roberto Da Silva, entra nella hall dell’Hotel Lembo in via Santa Croce 26 e si dirige verso la reception. Chiede una stanza per due notti, con check-out sabato 23 febbraio. Al concierge la “primula nera” come lo chiamano i giornali consegna come documento di riconoscimento un «libretto dell’aviazione civile n° 4357, rilasciato a Roma nel 1978».
Questa volta, per qualche ragione, Bellini evita di esibire il suo passaporto brasiliano legale CA 379945 rilasciato a Rio de Janeiro il 10 maggio dell’anno precedente. Bellini prende la chiave e sale in stanza. È solo. Con lui non c’è nessuno ad accompagnarlo, come invece era capitato venti giorni prima, sempre a Bologna, quando prese una stanza nell’Albergo Atlantic di quarta categoria in via Galliera 46 con una donna del frusinate di 39 anni residente a Bologna «dedita alla prostituzione».
Ad un esame più attento, la presenza di Bellini prima all’Atlantic e soprattutto al Lembo costituiscono un fatto straordinario. Un unicum nella sua rigida prassi operativa di latitante
. Sono, infatti, le uniche due volte in cui il misterioso reggiano ricercato per una sfilza di reati per rapina, violazione di domicilio, detenzione e porto abusivo di armi e tentato omicidio non alloggia nel suo albergo preferito di Bologna, l’Hotel Regina in via dell’Indipendenza 51. Questa struttura ricettiva era la base operativa di Bellini a Bologna. Qui era un habitué, lo conoscevano tutti quel brasiliano, era di casa e per la direzione dell’albergo Roberto Da Silva era un ottimo cliente.
La sua presenza all’Hotel Lembo tra il 21 e il 23 febbraio 1980 costituisce un fatto che anche Bellini non ha mai voluto chiarire. Lo ha taciuto agli inquirenti in tutti i suoi interrogatori. A volte anche mentendo.
«Non ho mai dormito a Bologna presso affittacamere – spiegherà tre anni dopo ai magistrati di Bologna che indagano sulla strage – Sui motivi sui quali ho soggiornato per diversi periodi a Bologna preciso: anzitutto il mercato di Bologna offriva sbocco alla mia attività di commerciante di mobili antichi, poi ero più vicino alla mia famiglia che vive a Reggio Emilia e che potevo incontrare più facilmente. A Bologna non ho conosciuto nessuno in particolare, avevo rapporti occasionali con i clienti dell’albergo».
E qual era questo albergo?
«Ho scritto all’Hotel Regina di Bologna nel maggio dell’82 per farmi riferire tutti i periodi in cui ero stato ospite di questo albergo bolognese. Lo feci per rispondere a una contestazione del dott. Tarquini (Giancarlo, sostituto procuratore della repubblica a Reggio Emilia, ndr) che mi aveva chiesto di sapere dove alloggiavo a Bologna. L’Hotel Regina mi rispose e io mi sono appuntato gli estremi della risposta. Ho dormito all’Hotel Regina dall’8 al 10 gennaio ’80. Dal 5 al 5 marzo ’80. Dal 9 all’11 aprile ’80. Dal 14 aprile all’11 maggio ’80. Dal 26 giugno al 23 luglio ‘90’. Ribadisco che nel 1980 a Bologna ho dormito esclusivamente all’Hotel Regina». Non è vero.
Venerdì 22 febbraio, Paolo Bellini, alias Roberto Da Silva, era all’Hotel Lembo quando arrivò Thomas Kram, il terrorista tedesco dirigente delle Cellule Rivoluzionarie (RZ) e membro «a pieno titolo» del gruppo Carlos. Kram, nato a Berlino il 18 luglio 1948, braccio destro del terrorista tedesco Johannes Weinrich, anche lui membro di spicco delle RZ e numero due della rete Separat, quando si registra al Lembo è in compagnia di due italiani: Vincenzo Di Costanzo, un napoletano di 34 residente a Milano, e Eufemia Amato, una isernina di 20 anni anche lei residente a Milano.
Il tedesco fornirà all’addetto alla reception del Lembo la una carta d’identità n° G 7008331, «rilasciata anno 1980» dal municipio di Bochum, una città di 360 mila abitanti nel distretto della regione della Ruhr e che costituisce uno dei più importanti distretti universitari di tutta la Germania.
I tre, Kram, Di Costanzo e la Amato prenderanno una camera con tre letti. Dormiranno tutti nella stessa stanza.
Con quella stessa carta d’identità, il terrorista tedesco del gruppo Carlos entrerà in Italia in treno, passando da Chiasso (dove venne sottoposto a perquisizione personale «sotto aspetto doganale»), la mattina di venerdì 1° agosto 1980 per poi arrivare a Bologna nel tardo pomeriggio della stessa giornata e prendere alloggio all’Albergo Centrale, in via della Zecca 2.
«Indipendenza (Via dell’) – Quart. Irnerio/Marconi – Inizia in Piazza Nettuno e porta in Piazza XX Settembre nei pressi di Porta Galliera».
Così recitava il Nuovo Stradario Bologna del 1978, edito dallo Studio F.M.B. Un agile volumetto tascabile utile per orientarsi e muoversi in città. Uno dei primi acquisti, 1.300 lire, degli studenti fuori sede che dalla provincia approdavano con entusiasmo all’Alma Mater Studiorum, l’Università più antica del mondo.
Ai civici 49-51, all’incirca a metà di via dell’Indipendenza, 800 metri dalla stazione Centrale, c’erano e ci sono tutt’ora i tre alberghi citati: l’Hotel Regina, L’Hotel Lembo e l’Albergo Atlantic.
Ma torniamo al febbraio del 1980. Il giorno dopo, sabato 23, Roberto Da Silva, Thomas Kram, Vincenzo Di Costanzo e Eufemia Amato lasceranno tutti l’Hotel Lembo.
Il mistero della presenza di Bellini e Kram nello stesso albergo bolognese solleva una serie di inquietanti interrogativi. Si tratta, infatti, di una concatenazione di coincidenze che superano ogni spiegazione casuale.
Per Bellini era la prima e l’unica volta che pernottava al Lembo. Per Kram quella era la prima e l’unica volta che dormiva al Lembo ed era la prima volta che tornava in Italia, dopo la perquisizione subita dal tedesco nella sua abitazione di Perugia, il 27 novembre 1979, quando il personale della Questura perugina rinveniva, fra le altre cose, «uno studio in lingua tedesca svolto da persona alquanto qualificata nell’organizzazione di alcune polizie di Europa, nonché sul metodo seguito dalla polizia per l’interrogatorio di indiziato di reato con l’ausilio di computer».
Il tedesco risultava iscritto all’Università per stranieri di Perugia dal 4 settembre 1979, per la frequenza di un corso preparatorio di lingua italiana che sarebbe terminato prima di Natale. Kram, dopo quella visita della polizia italiana nel suo appartamento di Perugia, lasciò l’Italia, facendo perdere le sue tracce. Fino al 22 febbraio 1980, quando riapparve all’Hotel Lembo di Bologna.
Dopo quel soggiorno al Lembo in quel weekend di febbraio Kram tornerà a Bologna soltanto un’altra volta cinque mesi dopo: venerdì 1° agosto 1980, quando prese alloggio all’Albergo Centrale, a due passi dalla stazione centrale.
Il tedesco, per sua stessa ammissione, era in stazione al momento dell’esplosione. E se risultasse credibile quando afferma oggi Maurizia Bonini, ex moglie di Paolo Bellini, e cioè che l’uomo ripreso nel filmato Super 8 girato la mattina del 2 agosto in stazione (prima e dopo l’attentato) dal turista tedesco Arald Polzer sarebbe proprio il suo ex marito, allora ci troveremmo di fronte a una terza, sconcertante, coincidenza: la presenza di Bellini e Kram sullo stesso luogo (la stazione di Bologna) la mattina della strage.
In quelle settimane tra febbraio e marzo, Bellini si dà un gran da fare con la permuta e l’acquisto di fucili di precisione e a pompa.
Il 12 febbraio 1980, Bellini denuncia al Commissariato di Polizia di Foligno l’acquisto del fucile a pompa Beretta Gal 3 colpi, matricola A 54693E. Una settimana dopo, il 19 febbraio, due giorni prima di prendere alloggio all’Hotel Lembo, cede all’armeria di Romano Frazzoni di Bologna il fucile cal. 12 a pompa marca Ithaca Gum (Usa). Il 5 marzo 1980, il finto brasiliano Roberto Da Silva ricompare all’Hotel Regina di Bologna, prendendo una stanza per due notti con check-out il 7 marzo.
Dodici giorni dopo, Bellini torna all’armeria di Frazzoni per cedere la carabina Winchester 270, denunciata al Commissariato di Polizia di Foligno (Perugia) l’8 gennaio 1980. Il 25 marzo seguente, il latitante denuncia nello stesso Commissariato l’acquisto della carabina Remington 30-6 matricola B 7064746.
Sull’altro versante, la Digos di Bologna non perse tempo nello scoprire la presenza di Kram a Bologna nel febbraio del 1980. Già martedì 26 febbraio, tre giorni dopo che il dirigente delle Cellule Rivoluzionarie e gli altri due italiani lasciarono la loro camera d’albergo al Lembo, il questore di Bologna, Italo Ferrante, trasmette all’Ucigos di Roma il seguente telex: «Thomas Kram, nato a Berlino (Germania) il 18 luglio 1948, residente a Bochum, sospettato appartenere gruppi terroristici tedeschi, 22 corrente habet alloggiato albergo cittadino, ripartendo mattinata successiva ignota destinazione».
Vennero interessate anche le autorità antiterrorismo tedesche che tenevano sotto controllo Kram da tempo. Scattò la caccia all’uomo. Il 27 febbraio 1980, il BKA (Bunndeskriminalamnt, Ufficio Federale della Polizia Criminale) trasmetteva all’Ucigos un telex con oggetto “Collaborazione internazionale per lotta al terrorismo – Thomas Kram”. Il giorno dopo, il 28 febbraio, l’Ucigos trasmetteva alla Questura di Perugia una richiesta riservata urgente di notizie aggiornate sul conto del tedesco «nei cui confronti il BKA sta svolgendo indagini perché sospettato appartenere organizzazione terroristica denominata Revoluzionäre Zellen». L’Ucigos, in particolare, voleva sapere da Perugia per quale motivo Kram era stato perquisito il 27 novembre dell’anno prima. La Questura di Perugia risponderà all’Ucigos due giorni dopo, il 29 febbraio.
Il 16 marzo 1980, il BKA trasmette un secondo telex avente ad oggetto Thomas Kram. Lo scambio informativo tra il centro (Roma) e la periferia (le Questure) si intensifica. L’Ucigos è pressato dal BKA, i tedeschi premono sempre più per dare la caccia a Kram. E hanno bisogno della collaborazione degli italiani. Non è difficile immaginare che la polizia abbia passato al setaccio il registro d’albergo dell’Hotel Lembo e si sia accorta della presenza di quei due italiani in compagnia di Kram nella stessa camera d’albergo tra il 22 e il 23 febbraio.
Il 12 maggio 1980, la Polizia di Frontiera informa l’Ucigos e il Servizio Stranieri che il nome di Thomas Kram è stato inserito nella Rubrica di Frontiera «per provvedimento di perquisizione sotto aspetto doganale e segnalazione per riservata vigilanza». Da quel momento, il tedesco del gruppo Carlos sarà un sorvegliato speciale.
Il giorno dopo, il questore di Bologna Ferrante avverte per telex l’Ucigos e le Questure di Milano, Napoli e Matera che Thomas Kram il 22 febbraio 1980 aveva alloggiato all’Hotel Lembo di Bologna insieme a Vincenzo Di Costanzo e Eufemia Amato. Scatta così la raccolta informativa riservata anche sui due italiani.
Gli accertamenti di polizia su Kram, di Costanzo e Amato proseguirono in modo molto più insistente dopo la scoperta da parte della Digos di Bologna della presenza di Kram una seconda volta in città, ma questa volta il giorno della strage.
Già il 7 agosto 1980, il questore di Bologna Ferrante trasmette ai vari organismi della sicurezza del ministero dell’Interno in seguente telex di richiesta infornativa Categoria A/4-Sez. 3ª, voce: stazione F.S. Bologna Centrale – Attentato: «Kram Thomas, nato a Berlino il 18.7.1948, residente Bochum, Repubblica Federale di Germania – sospettato appartenere gruppi terroristici tedeschi – data 1° corrente habet alloggiato esercizio ricettivo questo capoluogo. Poiché predetto – corrente anno – figura aver soggiornato questa città più volte, pregasi volere interessare corrispondenti organi polizia per conoscere motivi suoi soggiorni Bologna, attività lavorativa, condizioni economiche e compagnie frequentate abitualmente, nonché – ove possibile – sua recente fotografia».
Il giorno seguente, l’Ucigos trasmetteva al BKA una richiesta urgentissima di informazioni su Kram.
Venne interessata anche la Criminalpol che – il 9 agosto 1980 – forniva le prime conferme sui contatti di Kram con altri terroristi delle RZ: «Per quanto attiene alle sue relazioni passate est emerso che medesimo habet avuto contatti con Johannes Weinrich, Sabine Eckle e Rudolf Schindler (componenti del gruppo delle Cellule Rivoluzionarie) e attualmente ricercati in quanto terroristi pericolosi».
L’11 agosto, il questore di Bologna Ferrante sollecita la trasmissione delle informazioni sui due italiani (Di Costanzo e Amato) che divisero la stanza all’Hotel Lembo la notte tra il 22 e il 23 febbraio (negli stessi giorni in cui nell’albergo era ospite anche Bellini).
Per questo vennero interessate le Questure di Milano (dove i due risultavano residenti) e quelle di Napoli e Matera. Il 12 agosto, quest’ultima trasmetteva alla Questura di Bologna il risultato degli accertamenti richiesti su Eufemia Amato: «Predetta, già impegnata in ambienti sindacali di Milano et attestata su posizioni di estrema sinistra, molto volitiva et intraprendente anche su piano politico, attualmente est stata assunta Ufficio Postale Milano come impiegata e trovasi tuttora detta città».
La Digos della Questura di Bologna – il 16 settembre 1980 – ha trasmesso alla Procura della Repubblica un sintetico rapporto con l’elenco degli accertamenti «esperiti da altre Questure a richiesta di questo ufficio». Al punto 23 del rapporto: «Richiesta di informazioni su Di Costanzo Vincenzo, Amato Eufemia, Kram Thomas». Questo documento è confluito nel faldone “344 80 GI A Copie rapporti giudiziari Vol. I/bis 1 Pos. Bellini Paolo”.
Per capire il motivo della singolare presenza di Roberto Da Silva all’Hotel Lembo di Bologna tra il 21 e il 23 febbraio 1980, abbiamo contattato il difensore di Bellini, l’avvocato Manfredo Fiormonti, al quale abbiamo inoltrato una serie di quesiti scritti. Il legale ci ha così risposto: «Non ritengo in questa fase di rispondere a domande relative al mio assistito Paolo Bellini».
(3ª PARTE)
I MISTERI DELLA STRAGE 2 –LA CROCIFISSIONE DEL CAPITANO SEGATEL SERVITORE DELLO STATO
I MISTERI DELLA STRAGE 4 – SPIRITI, TERRORISTI E UNA FOLLA DI BARBE FINTE TRA VIA GRADOLI E LA STAZIONE DI BOLOGNA. Due grandi tragedie legate da una trama da spy story
UNA REGIA UNICA DAL 1980 PER COINVOLGERE PAOLO BELLINI NELLE INDAGINI SULLA STRAGE DI BOLOGNA
Gian Paolo Pelizzaro, nato a Roma nel 1964, giornalista investigativo, ricercatore e saggista, esperto di terrorismo internazionale e intelligence.
È stato consulente delle Commissioni parlamentari di inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi (XIII legislatura) e sul «dossier Mitrokhin» e l’attività d’intelligence italiana (XIV legislatura).
Ha pubblicato i saggi:
Gladio rossa. Dossier sulla più potente banda armata esistita in Italia, Settimo Sigillo 1997;
I segreti di San Macuto, intervista con il senatore Vincenzo R. Manca, Bietti 2001;
Libano. Una polveriera nel Mediterraneo, Bietti Media, 2008.
Gabriele Paradisi, ingegnere e imprenditore, come giornalista e saggista si occupa da anni di terrorismo: le sue ricerche sono in particolare relative al periodo 1969-1985.
Ideatore e vicedirettore del portale segretidistato.it , ha pubblicato su Area (2011), il quotidiano Il Tempo (2013-2018), ha scritto per Il Dubbio e Adn-Kronos. Ha curato la rubrica WatchDog sul mensile LiberoReporter.
Tra le sue pubblicazioni:
– il libro Periodista, di la verdad! Controinchiesta sulla Commissione Mitrokhin, il caso Litvinenko e la repubblica della disinformazione, Bologna, Giraldi 2008, 324 pp.;
– il saggio Quegli «… ottusi servitorelli…». Chi ha scritto i comunicati delle Brigate rosse durante il sequestro Moro? Ne Le vene aperte del delitto Moro a cura di Salvatore Sechi, Firenze, Pagliai 2009, pp. 161-188;
– il libro Dossier Strage di Bologna. La pista segreta, scritto con Gian Paolo Pelizzaro e François de Quengo de Tonquédec, Bologna, Giraldi 2010, 393 pagine;
– il libro Cittadino giornalista. Trucchi, falsi, manipolazioni del giornalismo italiano e i segreti della Repubblica (2009-2011), LiberoReporter 2011, 308 pp.;
– il libroLa strage dimenticata. Fiumicino, 17 dicembre
1973, scritto con il giudice Rosario Priore, Reggio Emilia, Imprimatur 2015, 300 pagine.
In corso di pubblicazione
– il secondo volume di Cittadino giornalista. Fuori dai
frame (2012-2013);
– una edizione estesa del Dossier Strage di Bologna, integrata con le ricerche compiute dal 2011 ad oggi.
Roberta
11/06/2020 alle 16:59
Solo una piccola puntualizzazione. Kram non ha affatto affermato di essere stato in stazione la mattina del 2 agosto. Disse che uscito tardi dall’hotel Centrale, dopo aver sentito un fragoroso rumore, avvertì un crescendo di confusione man a mano che si avvicinava alla stazione ed essendo già stato fermato dalla polizia il giorno prima a Chiasso, come precisamente ricorda anche lei, il suo unico pensiero fu di lasciare quanto prima la città. Più misterioso è capire come la lasciò per raggiungete Firenze, visto che treni, taxi e autobus erano bloccati.
Carlos riferì ai pubblici ministeri che la presenza di Kram e auspicabilmente la sua morte in stazione durante l’esplosione avrebbe dovuto essere la falsa firma della strage calcolata dai veri artefici, ma poi non avvenuta.
Roberta
11/06/2020 alle 17:03
Solo una piccola puntualizzazione. Kram non ha affatto affermato di essere stato in stazione la mattina del 2 agosto. Disse che uscito tardi dall’hotel Centrale, dopo aver sentito un fragoroso rumore, avvertì un crescendo di confusione man a mano che si avvicinava alla stazione ed essendo già stato fermato dalla polizia il giorno prima a Chiasso, come precisamente ricorda anche lei, il suo unico pensiero fu di lasciare quanto prima la città. Più misterioso è capire come la lasciò per raggiungete Firenze, visto che treni, taxi e autobus erano bloccati.
Carlos riferì ai pubblici ministeri che la presenza di Kram e auspicabilmente la sua morte in stazione durante l’esplosione avrebbe dovuto essere la falsa firma della strage calcolata dai veri artefici, ma poi sfortunatamente per loro non avvenuta. Ipotesi, che Bellini seguisse Kram? Non credo sia un secondo caso Via Gradoli.
Gabriele Paradisi
12/06/2020 alle 11:53
Grazie della puntualizzazione. In effetti la dichiarazione della presenza in stazione di Kram è in realtà di Carlos. Le do però un altro elemento probabilmente a lei ignoto. Credo che le sue considerazioni derivino dall’articolo del manifesto di Guido Ambrosino pubblicato il 1° agosto 2007. Kram disse di essersi recato a Firenze e di esservi rimasto 4-5 giorni prima di tornare in Germania. Ebbene abbiamo trovato anni fa negli archivi della Stasi le schede che testimoniano il suo ingresso a Berlino Est la sera del 5 agosto. Poche ore dopo fu raggiunto da Johannes Weinrich ed entrambi usciranno dalla DDR la mattina del 10 agosto.
Roberta
15/06/2020 alle 00:28
Carlos si sa ha fatto dichiarazioni mendaci e per questo non è ormai giudicato un teste attendibile. So che per Lei dovrebbe essere imputato e non teste, ma questa è un’altra storia. L’informazione relativa agli spostamenti di Kram quella mattina l’ho tratta dalla deposizione dello stesso Kram durante un’udienza del processo Ciavardini. Per curiosità e pedanteria ne allego di seguito una parte importante del contenuto (in maiuscolo la descrizione dei momenti di poco precedenti e immediatamente successivi l’esplosione):
“Nell’estate del 2011 con mio grande stupore ho appreso dai giornali che la Procura della Repubblica di Bologna avviato contro di me un procedimento di indagini preliminari. Io non so in base a quali nuove indagini o quali nuove risultanze la mia posizione si sia aggravata. A questo punto, dal momento che non posso vedere gli atti, non ho accesso agli atti, posso soltanto fare delle ipotesi. Non mi posso però immaginare che soltanto il fatto che io mi trovavo nel posto sbagliato, all’ora sbagliata, possa essere sufficiente per un’accusa. A questo punto, in seguito a ciò, sono stato consigliato di non fare altre dichiarazioni, di non rilasciare dichiarazioni. Il 1° agosto sono venuto in Italia col treno provenendo dalla Repubblica federale di Germania. Lo scopo di questo viaggio era visitare conoscenti e amici che avevo conosciuto a un corso a Perugia l’anno precedente. E poi volevo visitare Firenze. La prima stazione doveva essere Milano, dove avevo un appuntamento con Elisabeth Schmölz, una conoscente di Perugia che nel frattempo lavorava come docente di tedesco a Varese. Volevo pernottare lì e il giorno successivo continuare il mio viaggio verso Firenze e Perugia. Durante un controllo dei viaggiatori al valico di Chiasso sono stato fermato. Degli agenti italiani mi hanno rivolto la parola mirando proprio a me e mi hanno chiesto di scendere dal treno, di lasciare il treno. Le autorità di frontiera hanno esaminato il mio bagaglio e me. Alcuni documenti e scritti sono stati fotocopiati, tra l’altro lettere della signora Schmölz e di una signora di nome Heidi. Heidi era un’amica della signora Schmölz, di Elisabeth Schmölz, di cui avevo l’indirizzo a Varese. La sosta è durata circa due ore. Poi ho ripreso il mio treno per Milano. Ma per l’appuntamento io sono arrivato troppo tardi. Dato che la signora Schmölz non era raggiungibile telefonicamente, non potevo prendere alcun altro appuntamento per incontrarmi con lei. Invece mi sono preso qualcosa in un bar della stazione e ho cominciato a pensare in merito al controllo a Chiasso e anche in merito all’ulteriore svolgimento del viaggio. Dato che il 2 agosto mi dovevo incontrare… ero atteso da un mio conoscente a Firenze, da cui potevo pernottare, ho deciso spontaneamente di fare una tappa a Bologna, diretto a Firenze. Durante il pomeriggio sono arrivato a Bologna e mi sono diretto verso il centro per cercarmi una pensione economica. È possibile che sia stato l’albergo Centrale in via della Zecca. Dopo essermi regolarmente registrato e aver preso possesso della camera, ho fatto un piccolo giro della città, ho mangiato in un ristorante per la cena e poi sono tornato in hotel. Sono certo di aver passato la serata da solo. LA MATTINA DOPO SONO ANDATO DALL’HOTEL ALLA STAZIONE. NEI PRESSI DELL’HOTEL HO FATTO COLAZIONE. […] DEVO RINGRAZIARE, DICIAMO, QUESTA SITUAZIONE, PERCHÉ SE NO SAREI ARRIVATO ALLA STAZIONE PRIMA! POI HO PERCORSO UNA STRADA MOLTO GRANDE CHE CONDUCE ALLA STAZIONE. NEL TRAGITTO C’ERANO MOLTI MEZZI DELLA POLIZIA E MEZZI DI SOCCORSO CHE CORREVANO CON LE SIRENE E I LAMPEGGIANTI. PIÙ MI AVVICINAVO ALLA STAZIONE E PIÙ GRANDE ERA IL CAOS. MI ERA CHIARO CHE DOVEVA ESSERE SUCCESSO QUALCOSA DI MOLTO… QUALCOSA DI TERRIBILE, SENZA CHE IO PERÒ POTESSI GIUDICARE O VALUTARE CHE COSA. DATE LE MIE ESPERIENZE CON LA POLIZIA ITALIANA IL GIORNO PRIMA, VOLEVO EVITARE POSSIBILMENTE DI FINIRE DI NUOVO DENTRO UN CONTROLLO DI POLIZIA. QUINDI SONO TORNATO INDIETRO E MI SONO ALLONTANATO DALLA ZONA. MI SONO ALLONTANATO DA QUELLA ZONA ANCOR PRIMA DI ESSERE ARRIVATO NELLE IMMEDIATE VICINANZE DELLA STAZIONE. Oggi non so più dire con certezza come ho lasciato Bologna e come sono arrivato a Firenze. A Firenze ho appreso che alla stazione era esplosa una bomba che aveva ucciso molte persone. E ancora di più ne aveva ferite. A quel punto ho deciso di interrompere il viaggio e non andare più a Perugia. […] Un’amica che in quel tempo abitava nel Sud della Francia mi ha raccontato in un secondo momento che io alcuni giorni dopo il 2 agosto ero andato da lei e che le avevo riferito abbastanza sconvolto del mio soggiorno a Bologna. Non ricordo il particolare riferito alla mia amica che si trovava in Francia; ho rivisto questa mia amica nel 2009 e lei mi ha ricordato che dopo… ero andato da lei. La mia amica mi ricordò questo episodio, avendo da me appreso che dovevo essere interrogato dai magistrati bolognesi. […] Sono assolutamente sicuro che sino al momento in cui io sono sceso dal treno a Bologna, nessuno poteva sapere che io avrei passato la notte tra l’1 e il 2 agosto 1980 a Bologna; perché io mi sono deciso a fare questo soltanto dopo che era andato a monte l’appuntamento a Milano, senza che ne avessi parlato con nessuno. Nel periodo tra l’arrivo al confine a Chiasso e il mio arrivo a Firenze non ho incontrato nessuno, se non persone a me totalmente sconosciute, come i controllori del treno eccetera eccetera… alla reception, i camerieri… o tassisti. […]”
Normalmente non leggo il Manifesto o comunque non ho letto l’articolo di Guido Ambrosino che ora andrò a cercare.
Rifletterò su queste ulteriori informazioni relative agli spostamenti successivi di Kram e sulla loro attinenza alla strage di Bologna.
Grazie
Pierluigi
15/06/2020 alle 12:05
Gentile Roberta, non so dove abbia attinto l’informazione a proposito di Carlos teste mendace. E’certo invece che Kram tace e sorvola su molte cose. A Bologna il 2 agosto non ci capitò per caso, e comunque Kram non ha mai smentito Carlos che lo aveva “scoperto”.
I documenti, peraltro entrati nelle istruttorie, attestano che:
– Kram il 20 febbraio 1980 era a Bologna nello stesso albergo, l’hotel Lembo, dove quel giorno si trovava anche Paolo Bellini, il killer oggi accusato come esecutore materiale della strage alla stazione. Di quel soggiorno del 20 febbraio a Bologna Kram non ha mai parlato. Perchè lui e Bellini si ritrovarono a Bologna il 20 febbraio?
– A proposito del 2 agosto, nessun dubbio che Kram quel giorno fosse a Bologna in zona stazione nel momento della bomba.E’ certo inoltre ha goduto di una stupefacente protezione politica a livello di commissione Parlamentare Stragi, e segnatamente nella relazione di minoranza in cui fu manipolato il testo del fonogramma della polizia di frontiera di Chiasso, relativo all’ingresso di Thomas Kram in Italia il 1° agosto. Cio’per permettere di giustificare come “casuale” il soggiorno di Kram a Bologna nella notte tra l’ 1 e il 2 agosto. La manipolazione è stata dimostrata anni fa da Pelizzaro e Paradisi che hanno rintracciato il fonogramma originale e lo hanno messo a confronto con il testo di comodo trascritto nella relazione di minoranza.
– Kram fra il 4 e il 5 agosto entrò a Berlino Est dove partecipò a una riunione con Carlos, che aveva il quartier generale nel nuovissimo e lussuoso Hotel Palast. Lo attestano i rapporti interni della Stasi, servizio segreto della Ddr. Prima però Kram dovette recuperare il suo passaporto da qualche parte, visto che quando è entrato in Italia non l’aveva con sè: entrò in Italia con la carta d’identità. Dov’era il passaporto? E dove andò a recuperarlo? .
Aggiungo che il 3 agosto arrivò al Palast una comitiva italiana in transito per Mosca, per un soggiorno non previsto a seguito di un inspiegabile ritardo di tre ore della partenza del volo Inturist da Forlì, che causò la perdita del volo successivo per la capitale sovietica e la conseguente sosta berlinese, organizzata dall’agenzia turistica di Stato della Ddr. La comitiva ripartì dal Palast il giorno 4. Nessuno ha mai indagato perchè quel volò partì con tanto ritardo (doveva aspettare qualcuno?) e chi c’era a bordo.
Grazie
Roberta
25/06/2020 alle 21:22
Gentile Pierluigi,
l’informazione di Carlos teste mendace l’ho evinta ovvero sentita, come può fare anche Lei, collegandomi a Radio Radicale e ascoltandomi le udienze del Processo Cavallini. Non saprei ora dirle quale giorno e il minutaggio, cmq mi pare fosse già il 2019. Quel che ricordo e di cui sono piuttosto certa è che Carlos riferì al PM Enrico Cieri che Thomas Kram si trovava a Bologna il 2 agosto provenendo da Roma, cioè da sud. FALSO! Tutti infatti ormai sanno che fu fermato il 1° agosto a Chiasso, d’altra parte lo dice anche Lei. In base a questa palese discrepanza della sua testimonianza con la realtà accertata, Carlos è stato ritenuto un testimone inaffidabile. Inoltre nonostante abbia fatto richiesta formale di essere nuovamente ascoltato nel corso del Processo Cavallini, mi pare logico che la Corte abbia scelto di non farsi raccontare un’altra serie di opinioni(1) e false testimonianze, declinando l’offerta quasi supplichevole del terrorista venezuelano-palestinese (che fa il paio coi due telegrammi melliflui di Francesco Pazienza), inviata dal carcere francese dove sconta i suoi tre ergastoli. Non mi pare ci sia nulla di strano. Anzi oserei dire che hanno fatto abbastanza bene.
Non so niente del fonogramma manipolato, mi incuriosisce… Non sapevo nemmeno esistesse un fonogramma. Ma non dubito che quei bolscevichi estensori della relazione di minoranza della Commissione Parlamentare Stragi abbiano fatto quanto era in loro potere per coprire Kram. E le dirò di più: io credo che in quel lontano agosto del 1980 la polizia, o meglio gli infiltrati, i “falsa bandiera” della Stasi e del KGB inseriti nella nostra Polizia di Stato(2) abbiano scortato l’esponente delle Cellule Rivoluzionarie da Chiasso a Bologna, per essere sicuri che arrivasse a destinazione e potesse fare quel che doveva senza intoppi. Per questo ha potuto passare la notte all’Hotel Centrale fornendo il suo reale documento di identità, non falsificato. Aveva la certezza m a t e m a t i c a di essere coperto; del fatto che la sua missione aveva il benestare delle forze dell’ordine e dei servizi segreti deviati.
Con queste coperture ci si stupisce che sia riuscito a tornare a Berlino per il suo appuntamento con lo Sciacallo? Che avesse o meno il suo passaporto. E cmq cosa ne sappiamo? Poteva averne uno falso nascosto da qualche parte. Era un esperto di falsificazioni quasi come lo stesso Cavallini!
Circa il volo della Inturist da Forlì è un altro giallo non da poco. Mi informerò.
Grazie a Lei
(1) Parafrasando le dichiarazioni del Ramírez Sánchez: la bomba l’hanno messa Gladio, il Mossad e la CIA per distruggere un carico di armi trasportato da esponenti dell’FPLP con lo scopo di far ricadere su questi ultimi la responsabilità dell’attentato: la morte di Kram in stazione col suo bel documento reale doveva esserne la firma, appunto. Ma poi si è svegliato tardi e ha fatto colazione in qualche bar del centro, un cappuccino tira l’altro… e così la bomba è scoppiata senza di lui.
(2) Ormai è noto che i vertici del SISMI e del SISDE rispondevano a catene di comando che avevano il loro vertice a Mosca! Dal dopoguerra l’URSS non ha fatto altro che operare in segreto, servendosi dell’appoggio e della collaborazione degli ex-partigiani, affinché l’Italia venisse annessa al paese comunista più vicino, cioè la Jugoslavia di Tito. Era a un passo! Il lodo Moro e le tremende ritorsioni palestinesi per non aver rispettato gli indicibili patti segreti, non sono stati che l’ennesimo pretesto per destabilizzare il naturale corso democratico della politica italiana con la prospettiva, fortunatamente fallita, di annettere la nostra Penisola alla sfera di influenza sovietica!