24/4/2020 – Un sindaco dell’Italia democratica nata dalla Resistenza, o piuttosto un podestà simil-ventennio? La domanda è sorta spontanea a molti questa mattina, di fronte all’intervista rilasciata dal sindaco Luca Vecchi al Carlino Reggio, a proposito dei cosiddetti stati generali coronavirus edition convocati mercoledì ma in camera caritatis, non sia mai che qualcuno venisse a curiosare, per il “piano strategico di medio termine e futuro” del dopo emergenza,
Fa notare il giornalista Daniele Petrone: l’opposizione lamenta di non essere stata invitata… Risponde il sindaco: “Capisco che il centrodestra è arrivato al ballottaggio, ma andarci vicino conta solo a bocce. Hanno perso le comunali e le regionali. Sono il sindaco e gli stati generali come fa qualsiasi governatore, non li convoca con le opposizioni e neppure con la maggioranza, che infatti non era presente. E’ giusto che il confronto politico continui nella naturale sede del consiglio comunale da cui accoglierò suggerimenti. Ma vorrei proposte costruttive e sinora non ne ho viste”.
Dunque, un sindaco che si crede “governatore”? Che si vanta di non convocare nè opposizioni nè maggioranza su una questione rilevante come il piano strategico? Che va pure bene se farà un passaggio in consiglio comunale e vedrà, noblesse oblige, se “accogliere suggerimenti”?
Ma dài. Più che un sindaco, più che un governatore o un podestà dello Stato fascista: un emulo senza se e senza ma del marchese del Grillo: Io sono io e voi non siete un c…
Viene da sorridere, ma la questione è seria: la concezione autoritaria espressa forse involontariamente del sindaco costituisce di per sè un vulnus niente affatto trascurabile alla democrazia locale. Perchè la sostanza è che in questa svelta architettura di potere è una cupola ristretta di maggiorenti a determinare le sorti future della città. Forse è sempre accaduto così, la differenza oggi è che ciò avviene per scelta del sindaco che invece dovrebbe esser il garante principale del processo decisionale democratico. Processo rapido ed efficiente quanto si vuole, ma democratico e politicamente il più inclusivo possibile, a maggior ragione quando si tratta di decisioni, appunto, “strategiche”.
Non può meravigliare, quindi, se la dichiarazione di Vecchi stia suscitando un pandemonio a livello politico, i cui rumori vengono attutiti sino a scomparire dalle particolari condizioni dettate dell’emergenza coronavirus. Comunque la Lega ha diramato una dichiarazione di fuoco, bollando la “spocchia” del sindaco di Reggio e richiamandolo con una lettera aperta a “non prendere più in giro i cittadini”.
“Caro sindaco Vecchi, la sua spocchia da vincitore “pigliatutto” è quanto mai fuori luogo, soprattutto, dinnanzi ad un momento di grande crisi come questo, per rispetto delle vittime e dei familiari che piangono la mattanza avvenuta nelle case di riposo della nostra provincia”, così scrive la Lega con una nota ufficiale a firma dei consiglieri regionali Maura Catellani e Gabriele Delmonte, e dei consiglieri comunali Matteo Melato (Capogruppo Lega in consiglio comunale) On. Gianluca Vinci (Deputato Lega alla Camera e consigliere comunale a Reggio Emilia), Alessandro Rinaldi (Consigliere comunale Lega a Reggio Emilia), Roberto Salati (Consigliere comunale), Giorgio Varchetta (Consigliere comunale) e Stefano Sacchi (Consigliere comunale)
. “La propaganda, così come la bugie stanno in poco posto, pertanto ci preme chiarire che, per voce dei consiglieri della Lega, le opposizioni hanno chiesto di poter partecipare al tavolo per la ripartenza. Richiesta avanzata anche dai consiglieri regionali Catellani e Delmonte. Richiesta che lei ha declinato.
Ora ci spieghi: come può pretendere proposte concrete se non ammette che l’opposizione si esprima in tal senso. Certamente obietterà che si tratta di un tavolo tecnico e non politico: benissimo, se la sua preoccupazione è di non avere politici al tavolo, nessun problema, il centro destra è in grado di esprimere anche tecnici ed esperti, alla stregua del centro sinistra”.
E continua la “lettera aperta”: “Sinceramente avremmo auspicato maggior lungimiranza da parte del primo cittadino, in un momento come quello che stiamo attraversando, consapevoli che il confronto “dovrebbe” essere il principale strumento della dialettica tra forze politiche di un’amministrazione pubblica. Evidentemente per lei ed il Pd non è così: meglio trincerarsi dietro ai baluardi della propria superiorità… numerica”.
Conclusione: “La smetta di prendere in giro i suoi cittadini ed in particolar modo coloro che non sono allineati al suo pensiero, che vorrebbe essere l’unico dominante a Reggio Emilia. Se ha a cuore la città che è chiamato ad amministrare, si apra al confronto delle idee con l’opposizione ed abbia il coraggio di farci partecipare ai tavoli di tavolo”.