di Pierluigi Ghiggini
19/5/2019 – La campagna elettorale di Reggio, per lo più ricca di sbadigli e di buone maniere, si è improvvisamente riscossa ieri con due o tre eventi di segno diverso: la ricapitolazione dettagliata di Cesare Bellentani (Alleanza Civica) sui misteri dell’appalto del Park Vittoria, affidata a un articolo del Carlino Reggio; lo spot su Facebook di Giorgia Manghi, giovanissima candidata di Fratelli d’italia, che si è pulita le scarpe con la maglietta dell’Antifascismo Militante;
e soprattutto con l’irruzione, nella campagna elettorale medesima, del giallo ancora insoluto della casa di Masone. Questione sollevata con forza ieri sera alla manifestazione con Di Maio, al centro Malaguzzi, dalla giornalista Sabrina Pignedoli, capolista dei 5 Stelle alle europee nel Nord Est.
Si tratta della casa acquistata anni fa dal sindaco di Reggio Luca Vecchi e da sua moglie Maria Sergio da un imprenditore poi inquisito e condannato nel processo Aemilia contro la ndrangheta (la comprarono prima che quell’imprenditore – cutrese come l’ingegner Sergio, all’epoca dirigente dell’urbanistica del comune di Reggio – fosse indagato, poi imputato e infine condannato nel maxiprocesso). Per oltre un anno il sindaco Vecchi, mentre pronunciava importanti discorsi antimafia, si era dimenticato di comunicare al consiglio comunale che il venditore di quella casa era poi finito, per l’appunto, in Aemilia.
La questione fu rivelata da Reggio Report, dalla stessa Pignedoli sul Resto del Carlino e dal Fatto Quotidiano. Inoltre, i reggiani hanno atteso inutilmente che fossero mostrate le fatture dei lavori di completamento dell’immobile, acquistato al “grezzo”. Una moda particolarmente in voga, ai tempi d’oro della bolla edilizia, tra i costruttori calabresi e campani.
Bene, in questo ultimo scorcio di campagna elettorale la casa di Masone è tornata al centro dello scontro politico.
Pignedoli ha fatto venire giù dagli applausi l’auditorium del Malaguzzi, quando dal palco ha chiesto al sindaco ricandidato del Pd, Luca Vecchi, di mostrare le famose fatture.
Nel suo intervento Pignedoli ha annunciato il progetto dei 5 Stelle di estendere a livello europeo la legislazione antimafia italiana: “La mafia è globalizzata, e combatterla in Italia non basta più. In Germania dicono che “una cosa tra italiani” ma anche a Reggio si diceva che l’ndrangheta è una cosa tra calabresi, e che noi abbiamo gli anticorpi. Poi è arrivata l’inchiesta Aemilia – ha aggiunto la capolista – e ha dimostrato che gli anticorpi non c’erano. Questi fenomeni vanno contrastati con decisione, e non è solo compito della magistratura: anche la politica deve intervenire”.
E qui l’affondo: “Non possiamo più vedere i sindaci che vanno in processione a Cutro in campagna elettorale, come ha fatto Delrio”. Come “non si può più vedere un sindaco e sua moglie, all’epoca dirigente dell’urbanistica del comune di Reggio, che acquistano casa da un imprenditore poi imputato in Aemilia e condannato in primo grado. Il sindaco lo ha scoperto solo un anno dopo l’inchiesta”.
La casa di Masone “fu comprata al grezzo: dove sono le fatture? Sono convinta che i lavori in quella casa siano stati fatti in modo assolutamente legale, ma per trasparenza nei confronti dei cittadini le fatture vanno fatte vedere fatte vedere. Come mai non le fanno vedere?”.
Conclusione: “Non dobbiamo chiudere gli occhi, teniamo gli occhi bene aperti a Reggio Emilia, come in Europa, dove vogliamo portare la nostra legislazione antimafia”.
Il sindaco ricandidato Luca Vecchi ha tempo ancora una settimana prima del voto per mostrare le famose fatture. Lo farà?
Fatti non foste a 'far fatture' ma per viver di virtute e conoscenza
19/05/2019 alle 12:43
Pigi carissimo, occhio che non ti faccia una fattura piuttosto…sai com’è… l’anduja…
:((
Radici e infestanti.
20/05/2019 alle 07:21
Mio padre 40 anni fa diceva : quando in televisione parlano di Reggio genericamente.. invece dovrebbero sempre specificare molto bene tra Reggio Emilia e Reggio Calabria.
Profetico. Drammaticamente profetico.
Se avesse visto Reggio Emilia poi,la sua fine nel corso del tempo, il progressivo degrado etico e civile e la sua deriva mafiosetta, si sarebbe sicuramente trasferito all’estero.
In famiglia siamo propensi (ed eravamo) per il vaffanculo repentino.