15/5/2019 – Sono più di 6.000 le persone che, ogni anno, vengono colpite da ictus in Emilia Romagna, con un tasso di mortalità a 30 giorni dall’evento acuto che si assesta sull’8,7% (mentre il dato nazionale si aggira intorno al 10%), percentuale che dimostra l’efficienza delle modalità organizzative dell’assistenza all’ictus in questa regione.
In occasione della Giornata Nazionale di lotta all’ictus cerebrale – domenica 19 maggio – è possibile accedere agli screening gratuiti a screening gratuiti. In particolare a Reggio Emilia dalle ore 8, 30 alle ore 12 presso l’Ospedale S. Maria Nuova (Viale Risorgimento, 80) sarà possibile sottoporsi a controlli di pressione arteriosa, fibrillazione atriale, colesterolo, glicemia con la valutazione del rischio individuale di ictus. E’ necessario presentarsi a digiuno.
“L’ictus è un evento improvviso, inatteso e traumatico – afferma Daniela Toschi, Presidente di A.L.I.Ce. Emilia Romagna (Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale). Le persone devono sapere quali sono i fattori di rischio e quali stili di vita possono aiutare ad evitarlo: la prevenzione riveste assolutamente un ruolo fondamentale. Così come è fondamentale intervenire precocemente, riconoscendo tempestivamente i sintomi: è necessario chiamare immediatamente il 118 in modo da poter arrivare velocemente in ospedale. In questo modo è possibile ridurre il rischio di mortalità ma soprattutto gli esiti di disabilità, spesso invalidanti, causati da questa malattia. L’ictus è una patologia tempo-dipendente: i risultati finali della terapia dipendono, infatti, dalla precocità con cui si interviene”.
Terza causa di morte, prima di invalidità e seconda di demenza, l’ictus cerebrale è una malattia grave e disabilitante che colpisce ogni anno nel mondo circa 15 milioni di persone e nel nostro Paese circa 150.000; quelle che sono sopravvissute, con esiti più o meno invalidanti, sono oggi almeno 800.000. Fondamentale per la prevenzione è la adeguata consapevolezza da parte dei cittadini dei fattori di rischio che da soli o, ancora di più, in combinazione tra di loro aumentano la possibilità di incorrere in un ictus: ipertensione arteriosa, obesità, diabete, fumo, sedentarietà ed alcune anomalie cardiache e vascolari. Le nuove terapie della fase acuta (trombolisi e trombectomia meccanica) possono evitare del tutto o migliorare spesso in modo sorprendente questi esiti, ma la loro applicazione rimane a tutt’oggi molto limitata per una serie di motivi. I principali sono rappresentati dalla scarsa consapevolezza dei sintomi da parte della popolazione, dal conseguente ritardo con cui chiama il 118 e quindi arriva negli ospedali idonei, dal il ritardo intra-ospedaliero e, infine, dalla mancanza di reti ospedaliere appropriatamente organizzate.
Per maggiori informazioni emiliaromagna.aliceitalia.org
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