Oggi pomeriggio alle ore 17 presso la Sala degli Specchi del Teatro Municipale “Romolo Valli” di Reggio Emilia ha luogo l’evento pubblico “Cinque città in una sola città”, organizzato da Unindustria Reggio Emilia. Nel corso dell’incontro tutti i candidati Sindaco del Comune di Reggio Emilia saranno chiamati a esprimersi nel merito delle proposte dell’Associazione degli Industriali reggiani.
Introduce i lavori Fabio Storchi, Presidente Unindustria Reggio Emilia.
Partecipano al dibattito Daniele Codeluppi – Reggio Emilia in Comune; Rossella Ognibene – Movimento 5 Stelle; Cinzia Rubertelli – Alleanza Civica; Roberto Salati – Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Luca Vecchi – Partito Democratico, +Europa, Fare, Reggio è, Immagina Reggio, Refutura. Modera Massimiliano Panarari.
DI SEGUITO LE PROPOSTE FORMULATE DA UNINDUSTRIA, AL CENTRO DEL DIBATTITO CON I CANDIDATI SINDACI
La Città che reinventa se stessa
In un paese che per molti versi appare in crisi di identità, Reggio Emilia è impegnata a riconsiderare il proprio passato per disegnare il suo futuro. Un’attività che si va concentrando sulla conoscenza, sull’innovazione, sull’apertura al mondo, sulla solidarietà e sull’ecosistema territoriale mediopadano.
Il presente di Reggio Emilia viene da lontano, affonda le sue radici non solo nel suo formidabile sistema produttivo, ma anche nelle decisioni assunte dagli Stati Generali del 2009 e del 2011, successivamente rielaborate nel Documento Unico di Programmazione (DUP) per la legislatura 2014-2019. Un percorso, non sempre lineare e segnato dalla crisi finanziaria del Paese e degli enti locali, che ha posto in evidenza la necessità di reinventare il Capoluogo cogliendo le sollecitazioni dalla quarta rivoluzione industriale. è nato così l’interesse nei confronti dell’Area Norddella città immaginata come fulcro di un più ampio rinnovamento urbano esteso al Centro storico e all’area Sud che guarda all’Appennino. Un intervento che non è solo un fatto urbanistico e immobiliare, ma anche un processo di lungo periodo capace di ridefinire il ruolo del Capoluogo nella sua relazione con il territorio, con l’area mediopadana e con il nuovo Triangolo Industriale (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna).
Le ex Officine Reggiane devono essere il progetto condiviso da tutti gli attori locali, fondato sull’intreccio tra funzioni diverse ma coerenti tra loro, come il Tecnopolo, ovvero i nuovi insediamenti di imprese, di funzioni di Ricerca & Sviluppo e di incubazione delle startup, con tutti i servizi correlati; come il futuro Campus universitario di Unimore dedicato al digitale; come gli insediamenti residenziali per studenti, docenti, tecnici e per le loro famiglie.
Negli ultimi due decenni Reggio Emilia è diventata città universitaria. I quasi 10.000 studenti presenti nelle sedi reggiane impongono agli attori locali di elaborazione proposte per nuovi corsi di studio coerenti con le esigenze e le vocazioni del sistema economico e sociale.
Tutto ciò richiede, tra le altre cose, una nuova pianificazione logistica delle sedi universitarie che consideri tanto l’esistente compreso il già avviato recupero dell’ex Seminario vescovile, quanto le future esigenze espresse dai tre Dipartimenti attivi nel Capoluogo.
Le ex Officine Reggiane possono diventare anche il luogo d’insediamento delle imprese culturali ad alto contenuto di creatività di cui Palomar, azienda leader europea nella produzione di fiction televisive, costituisce un esempio emblematico.
Il “sogno” da realizzare è la creazione di un nuovo “quartiere”, pulsante, culturalmente vivace, digitale e popolato da giovani, che viva in osmosi con l’intera città. Ciò significa perseguire l’affermazione delle Industrie Culturali e Creative (ICC) che in molte realtà rappresentano il nuovo paradigma urbano indispensabile per trasformare i centri urbani in rinnovati “spazi di vita e consumo” animati dall’insieme delle Categorie economiche.
Per progettare e costruire la Città che reinventa se stessa
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La Città della Cultura Digitale
Internet delle cose è il nuovo paradigma che impatta su tutti i settori e che impone la ri-progettazione tanto dei modelli di business di ogni impresa, quanto delle stesse città. La cultura digitale, la sua diffusione e la sua pratica si avviano a diventare le caratteristiche distintive dei luoghi capaci di competere nel nuovo mondo che va costruendosi con la quarta rivoluzione industriale.
L’adeguamento e la diffusione della cultura digitale diventano così due fattori imprescindibili per l’intero sistema economico reggiano: per la manifattura e la sua capacità storica di essere competitiva nelle filiere globali, così come per i servizi e la loro capacità di generare valore e innovazione.
In tale prospettiva diventa indispensabile creare a Reggio Emilia un polo formativo dedicato esclusivamente alla cultura digitale. Il corso di laurea in Marketing Digitale – il cui avvio è previsto per l’autunno 2019 – rappresenta tanto la risposta tempestiva a una domanda emergente del sistema produttivo, quanto il primo passo verso la costituzione di un vero e proprio Campus universitario dedicato ai saperi digitali. Una realizzazione che concorrerebbe non solo a qualificare il sistema industriale locale ma anche a moltiplicarne l’attrattività nei confronti delle imprese di un territorio molto più ampio che si colloca nella dimensione mediopadana e lungo l’asse del Brennero che guarda alla Germania.
Allo stesso tempo è indispensabile rafforzare in maniera significativa le iniziative per lo sviluppo delle startup digitali e tecnologiche. Imprese che hanno bisogno di ecosistemi “densi” e specializzati perché i nuovi imprenditori digitali, i cosiddetti startupper, scelgono città nelle quali l’incontro tra finanziatori e nuove imprese risulta facilitato.
La consapevolezza che le nuove idee non nascono nel deserto ha già portato alla creazione del Parco della Conoscenza e della Innovazione di Reggio Emilia all’interno del quale si colloca il Tecnopolo, una realtà ormai ben visibile.
Il Capoluogo reggiano deve diventare il luogo nel quale l’interazione tra i saperi può determinare sia opportunità d’apprendimento, sia la diffusione delle innovazioni e delle loro applicazioni.
Accanto al Parco della Conoscenza e della Innovazione potrebbe sorgere il Polo di Eccellenza Digitale costituito dal richiamato Campus universitario, dall’Acceleratore-Incubatore di startup e dagli insediamenti delle imprese digitali, quelle che operano già nel territorio reggiano, quanto quelle provenienti da altre realtà.
Tutto ciò richiede un elevato livello di collaborazione fra pubblico e privato per favorire la trasformazione digitale: dalle soluzioni smart e sostenibili all’economia circolare, dalla trasformazione del rapporto amministrazione-cittadino alla riorganizzazione delle aree industriali.
Per progettare e costruire la Città della Cultura Digitale
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La Città attrattiva
Il territorio reggiano del futuro sarà ancora una realtà manifatturiera collocata all’interno della nuova economia globale. Un riposizionamento competitivo che richiede lo sviluppo di nuove vocazioni e la valorizzazione dei caratteri distintivi già oggi apprezzati e riconosciuti.
L’obiettivo da perseguire è quello di valorizzare la combinazione unica di saper fare, cultura, tecnologia, storia, arte e bellezza presente nei prodotti, così come nell’originalità del territorio reggiano.
Da tempo persone e aziende italiane e straniere guardano al nostro territorio con interesse. Per trasformare l’attenzione in decisioni di investimento sono necessarie condizioni competitive, come i costi insediativi, le dotazioni territoriali, le infrastrutture per la mobilità, la qualità delle reti tecnologiche, la qualità dei servizi offerti alle persone, la sicurezza urbana e la legalità.
Alcuni di questi elementi rendono già Reggio Emilia competitiva con la dimensione metropoliana. Un dato ancora più vero se si considera che la Stazione dell’Alta Velocita riposiziona il Capoluogo reggiano nella geografia nazionale rendendolo più facilmente raggiungibile.
Da qualsiasi punto la si guardi, la questione dell’attrazione di persone, imprese, conoscenze e competenze, rappresenta, insieme allo sviluppo di ancora più evolute attività terziarie, una priorità che deve entrare stabilmente nell’agenda dell’Amministrazione reggiana, così come degli altri enti locali del territorio.
È indispensabile mettere in campo una vera e propria strategia di attrazione fondata tanto sulla leadership nella manifattura evoluta e sulla presenza di servizi alla persona di classe europea, quanto sulla presenza di condizioni favorevoli allo sviluppo di un’economia fondata sulla conoscenza, sulla creatività e sull’intrattenimento.
In tali ambiti la realtà reggiana esprime enti, istituzioni e agenzie, come la Fondazione I Teatri, la Fondazione della Danza, la Galleria Parmeggiani, la Fondazione Palazzo Magnani, la Fondazione Reggio Children, la Collezione Maramotti, l’Università di Modena e Reggio Emilia, IFOA, la Fondazione ITS Nobili, la Fondazione ITS Maker, le imprese di comunicazione, la società di produzione Palomar, i media locali e, ancora, l’Arena Campovolo, il Mapei Stadium e il Palazzetto dello sport.
Un insieme di realtà al quale si aggiungono migliaia di imprese e professionisti capaci di trasformare la creatività in cultura e quest’ultima in beni e servizi di valore economico.
In una prospettiva come questa anche lo stile di vita e la cultura del cibo, possono e devono diventare i protagonisti di un possibile Distretto Culturale Reggiano dalla cui riconoscibilità dipenderà non solo il riposizionamento dell’immagine e della qualità percepita di Reggio Emilia in Italia e nel mondo, ma anche la sua effettiva capacità di attrazione.
Per progettare e costruire la Città attrattiva
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La Città Mediopadana e Internazionale
Innovazione e competitività sono due nuovi paradigmi che offrono, come mai in passato, l’opportunità per costruire una convergenza d’interessi tra le principali città emiliane. Un obiettivo che deve essere colto per disporre della massa critica necessaria per stare al passo con la sfida della quarta rivoluzione industriale e con la competizione tra sistemi territoriali.
Guardare all’area vasta è ormai indispensabile per dare risposta al deficit di governance. Una frammentazioneistituzionale che rende le politiche pubbliche meno efficaci e ritarda gli investimenti nelle infrastrutture materiali e immateriali.
Si tratta di obiettivi fondamentali per le città “di rango” rimaste fuori dal gioco metropolitano. Reggio Emilia, insieme a Modena, Parma, Piacenza, Mantova e Cremona, è tra queste. Per diventare protagoniste tali città devono coniugare le proprie vocazioni individuali con le ragioni di un’auspicabile collaborazione.
“Fare rete” è indispensabile per avviare una stagione di innovazione territoriale capace di intercettare le politiche europee che promuovono la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Tutto ciò realizzerebbe una progressiva affermazione di quella “soggettività mediopadana” che da tempo attende di essere valorizzata.
Il successo della Stazione Mediopadana AV ha reso manifesta l’esigenza di organizzare il suo funzionamento non a misura di un solo Capoluogo di provincia, bensì di una comunità più estesa che supera i due milioni di abitanti e attraversa i confini regionali. è questa l’area mediopadana: non solo un “bacino di utenza”, ma un’area vasta, capace di produrre oltre 40 miliardi di export, collocata a pieno titolo all’interno della rete europea delle città e delle aree metropolitane.
Reggio Emilia, con le altre città capoluogo dell’Emilia e della pianura lombarda, deve promuovere un’iniziativa culturale e politica per interpretare e rappresentare con concretezza questa nuova soggettività Mediopadana. Deve farlo perché sono proprio le città i “nodi intelligenti” delle reti che connettono istituzioni e imprese tanto nelle relazioni globali, quanto negli spazi regionali.
La rete delle città mediopadane potrà collegare i sistemi produttivi locali situati tra l’area metropolitana di Milano e l’asse Bologna-Padova-Venezia. È questa la via per collocarsi in una prospettiva europea. Una scelta indispensabile per favorire l’affermazione e lo sviluppo della maggiore e più evoluta piattaforma manifatturiera del Paese, in stretta collaborazione con le istituzioni culturali, universitarie, formative e di ricerca.
Per progettare e costruire la Città Mediopadana e Internazionale