DI STEFANO MOLTENI
Sono ormai passati più di sei mesi dalla sentenza del processo Aemilia e ci stiamo avvicinando alla fine della campagna elettorale per le elezioni comunali senza che la politica e la comunità reggiana abbiano dimostrato di aver compreso la gravità di questo successo.
Nessuna autocritica, nessun approfondimento serio, nessuna indagine interna… come se nulla sia successo, come se le infiltrazioni della mafia nel nostro territorio siano frutto di un’invasione aliena.
Decenni di sospetti sempre più evidenti, di dichiarazioni isolate, di denunce rimaste inascoltate: possibile che sindaci, giunte, forze politiche, sindacati, associazioni varie di industriali artigiani etc. non si siano accorti di nulla per così tanto tempo?
Possibile che con gli elementi gravissimi emersi durante il processo (esempio, dichiarazioni su catasto e uffici comunali considerati come “cosa nostra” dalle cosche) si sia fermato tutto lì, alle prime condanne dei brutti sporchi e cattivi?
Evidentemente i politici, gli amministratori, i funzionari in servizio in tutti questi anni sono dunque delle anime candide che non si accorgevano delle massicce infiltrazioni mafiose nel tessuto economico e produttivo, mentre i cittadini da parte loro continuavano a dividersi fra Peppone e Don Camillo, persino nel primo comune sciolto per mafia nella nostra regione, e si preoccupavano più per due zingarelli in giro per il paese o per l’arrivo di una famiglia straniera “di troppo” che per i boss “brava gente”.
Letto oggi fa quasi tenerezza la raccomandazione, scaturita dall’iniziativa bolognese dell’Associazione magistrati la Notte della Legalità, di fare attenzione perché la “mafia entra dall’urbanistica”: seppur corretta e tuttora valida, è in ritardo di almeno vent’anni… sarebbe dovuta essere rivolta a chi ha ideato, approvato e messo in pratica il devastante piano regolatore del 1999, che ha modificato per sempre l’assetto urbanistico e sociale di Reggio Emilia.
Le forze sociali e politiche d’opposizione che allora alzarono con forza l’allarme, vennero sbeffeggiate e tacciate di allarmismo ingiustificato.
Farebbero dunque bene gli amministratori di oggi, soprattutto quelli che si ricandidano ad esserlo, a chiarire le troppe zone d’ombra ancora presenti, invece che prodigarsi in iniziative di pura immagine come distribuire improbabili “tricolori della legalità”.
fausto Poli Taneto
15/05/2019 alle 13:59
La buona politica. Lo slogan piu’ che altro. Avete mai visto un amministratore condominiale semrpre in tv a lodarsi come fanno i politici ? Eppure ne esistono di bravi amministratori condominiali, a centinaia. Per dire che i politici vadano poco in tv e facciano i fatti. che qui c’e’ acqua d’appertutto.