12/4/2019 – La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 8 anni e 6 mesi per Domenico Mesiano (il poliziotto, all’epoca dei fatti, autista del Questore di Reggio) e lo ha altresì condannato a risarcire le spese di giudizio alla giornalista Sabrina Pignedoli (ora diventata consulente della Commissione Antimafia) costituita parte civile nel processo Aemilia, in quanto minacciata dal poliziotto che arrivò a dirgli al telefono “Ti taglio i viveri”: Nel processo, per questa ragione, si erano costituiti parte civile anche l’Aser, Associazione Stampa Emilia-Romagna e l’Ordine dei Giornalisti.
La Suprema Corte ricorda che, con una telefonata dalla sua utenza privata, Mesiano intimò a Pignedoli «di non scrivere più “dei suoi cari amici Muto” che non gradivano la cosa, e la informò di avere appreso di un suo colloquio con Colacino Michele, del quale la stessa giornalista aveva scritto qualche tempo prima». Ciò «rende ragione non solo della carica lesiva dell’espressione utilizzata rispetto alla libertà morale della pubblicista, ma anche delle modalità tipiche del metodo mafioso utilizzate per incidere sull’autonomia di determinazione della vittima del reato di tentata violenza privata contestato”.
Perchè alla giornalista Pignedoli «non venne tanto prospettato che sarebbe stata discriminata nel ricevere informazioni sui fatti di cronaca nei quali era coinvolta la Polizia di Stato di Reggio Emilia, quanto, piuttosto, che avrebbe potuto subire un vulnus assai più incisivo e globale nel libero esercizio del proprio diritto di informare l’opinione pubblica («Come ben dimostrato dall’espressione pronunciata dal coimputato Gibertini il quale avrebbe detto che avrebbe dovuto stare attenta a quello che scriveva») qualora – rileva la Quinta sezione penale – avesse continuato a interessarsi delle vicende di imprenditori additati come contigui alla criminalità organizzata». Da ciò la conferma nei confronti di Mesiano dell’aggravante del metodo mafioso. La Cassazione ha anche dichiarato inammissibile il ricorso contro la costituzione di parte civile di Sabrina Pignedoli, Aser e Ordine Giornalisti: Il danno provocato «dalla lesione della libertà di stampa» posta in essere da Mesiano con la minaccia rivolta a Pignedoli, «consiste palesemente nella violazione del valore primario della democrazia, e di un diritto fondamentale della Costituzione stessa, peraltro in favore di un’associazione mafiosa e, pertanto, con contestuale pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica». Un pronunciamento, a questo proposito, destinato a fare scuola.