di Giovanni Lazzaretti
7/4/2019 – Ai tempi della Democrazia Cristiana votavo per la corrente di “Forze Nuove” (Donat Cattin, per chi ha memoria): corrente catalogata “di sinistra”, ma di peso irrilevante. La vera sinistra DC era un’altra cosa, e me ne accorsi nel 1990, quando si dimisero dal governo 5 ministri: Fracanzani, Mannino, Martinazzoli, Mattarella, Misasi.
L’eclatante protesta era legata al voto di fiducia sul Ddl Mammì per il riassetto del sistema TV: la cosiddetta “legge Polaroid”, che si limitava a fotografare il duopolio RAI-Berlusconi.
Il liberista Berlusconi era riuscito a “fregare” il monopolio RAI, trasmettendo a livello nazionale grazie all’interconnessione di varie TV locali, e adesso la legge sanciva lo stato di fatto. Sergio Mattarella, con quelle dimissioni, si poneva tra gli ultimi difensori dello Stato contro il liberismo.
Era solo apparenza, come si è visto in questi giorni.
Mattarella ha promulgato la “Istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario” accompagnandola con una lettera piena di distinguo.
Scrive che nella legge «viene previsto che la Commissione possa “analizzare la gestione degli enti creditizi e nelle imprese di investimento”. Queste indicazioni non devono poter sfociare in un controllo dell’attività creditizia, sino a coinvolgere le stesse operazioni bancarie, ovvero dell’attività di investimento nelle sue varie forme.
Occorre considerare la natura privata degli enti interessati la cui attività costituisce esercizio della libertà di iniziativa economica riconosciuta e garantita dall’art.41 della Costituzione».
Dalla “legge Polaroid” del 1990 siamo passati alla “lettera Polaroid” del 2019: ma trent’anni fa Mattarella si opponeva, mentre adesso ne è l’autore. «Occorre considerare la natura privata»: la lettera fotografa la realtà, ma l’art.41 è più complesso. Vi è scritto: «L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.».
L’iniziativa economica è libera se non è un danno sociale. Con milioni di poveri generati dalla crisi bancaria del 2007 mai risolta, con una serie di truffati dal sistema bancario, coi risparmiatori trasformati in investitori a loro insaputa, il danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, è già avvenuto.
Nella Costituzione c’è l’art.47: «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito». Se la Repubblica tutela il risparmio e controlla il credito, significa che al sistema bancario NON si applica l’art.41 sulla libera iniziativa economica privata. Il sistema bancario infatti è l’unica istituzione deputata alla raccolta del risparmio e all’esercizio del credito, in regime di monopolio, e quindi la sua attività deve essere politicamente controllata.
Il Testo Unico Bancario (TUB) del 1993 ha creato il concetto di “banca universale che ha natura imprenditoriale” e ha pervertito le menti.
Anche l’uomo “di sinistra” alla Mattarella è permeato di liberismo fino a dimenticare uno dei cardini della Costituzione: ossia la necessità del controllo politico sull’attività bancaria che non ha, né può avere, la caratteristica di libera impresa, perché crea e gestisce il denaro, linfa vitale del popolo.
Presidente Mattarella, la legge Mammì era una bagatella di fronte al TUB che ci ha travolti.
Però in quel caso lei si ribellava, e in questo caso si adegua. Quindi lei non era “di sinistra”. Di sinistra forse ero io, contrario allora al berlusconismo e contrario oggi al sistema bancario privatizzato.
Ma c’è chi dice che io sia di destra. Oppure mi dicono che sono sovranista-populista. Oppure un sognatore che non ha i piedi per terra. Va beh, ha poca importanza.
Ciò che importa è che il sistema bancario ha bisogno di una strigliata, lo vedrebbe anche un cieco. Il Presidente doveva scrivere una lettera brevissima: «Commissione, buon lavoro! In nome della moneta e del risparmio del Popolo!»
(DALLA VOCE DI REGGIO EMILIA)