di Pierluigi Ghiggini
15/4/2019 – Sarà mai liberata la Bassa reggiana dalle quindicimila tonnellate di “gessi di defecazione” contaminati e stoccati da anni in due capannoni di Fabbrico dalla società Valli ?
La domanda sorge spontanea di fronte alla battaglia legale intentata dalla società di Lonato del Garda, che non la intende di procedere alla bonifica dei capannoni e delle aree circostanti, come ordinato da Arpae (agenzia ambientale Emilia-Romagna) con un’ordinanza emessa il 21 dicembre scorso, più di un anno dopo il sequestro operato dai Carabinieri forestali (nel settembre 2017) di quella montagna di “gessi” destinati ad essere sparsi come fertilizzanti nei campi della Bassa. E per i quali, come si è appreso da una inchiesta di RaiTre del 7 ottobre 2018, gli agricoltori non pagano la Valli, anzi vengono pagati per smaltire nei campi coltivati i fanghi dei depuratori trattati con calce viva e in questo modo trasformati, appunto, in fertilizzanti.
L’ordinanza di Arpae è arrivata dopo il reportage televisivo, ma già un anno prima – come da indagini dei Carabinieri Forestali, analisi compiute proprio presso un laboratorio Arpae, e conseguente ordinanza di sequestro del sostituto procuratore di Reggio Maria Rita Pantani – le indagini avevano evidenziato la presenza di idrocarburi, arsenico, fenoli e in particolar modo metilfenoli in quantitativi “significativi” e ritenuti nocivi per la salute e per l’ambiente.
Dicevamo della battaglia legale della Valli: dopo aver vinto il primo round contro un’ordinanza del sindaco di Fabbrico (ma solo perchè il Comune non ha la competenza di legge in materia), la ditta bresciana – subissata dalle proteste in mezza pianura padana principalmente a causa delle puzza dei “gessi” – ha subìto uno stop al Tar di Parma e al Consiglio di Stato, ai quali aveva chiesto la sospensiva immediata dell’ordinanza Arpae. Pochi giorni fa con un decreto emesso il 2 aprile, il Consiglio di Stato – massimo organo della giustizia amministrativa – ha confermato la decisione del Tar che in marzo aveva respinto al richiesta di sospensiva.
Ora si dovrà attendere la fine del mese per il giudizio di merito davanti al Tribunale amministrativo parmigiano, che dovrà appunto decidere sulla legittimità dell’ordinanza di bonifica, e se quindi la Valli dovrà portar via da Fabbrico i gessi contaminati. Arpae aveva ordinato la bonifica aver giudicato attendibile la correlazioni tra la presenza dei gessi e il superamento nei terreni cirstanti dei valori di CSC (Concentrazione Soglia di Contaminazione)
Dopo il sequestro, il Gip di Reggio aveva ordinato una perizia “per l’accertamento analitico di natura e caratteristiche dei materiali in sequestro”. Secondo il Tar di Parma, tale perizia “non ha offerto conclusioni decisive nè in un senso nè nell’altro” tuttavia ha precisato che la presenza “costante e in quantità non trascurabile” di un inquinante come il p-metilfenolo “potrebbe dipendere da idrolisi proteica o da reazioni non controllate che andrebbero indagate maggiormente.
Pertanto, secondo il Tar «sussiste la fondata possibilità che l’inquinamento accertato debba essere comunque ricondotto a responsabilità” della ditta Valli. Da qui il diniego della sospensiva, confermato nei giorni scorsi dal Consiglio di Stato. E mentre si attende fine mese per il giudizio di merito, va avanti l’inchiesta giudiziaria promossa dal pm Pantani nella quale il legale rappresentante della Valli è indagato per attività di recupero, commercio, trasporto e smaltimento di rifiuti speciali potenzialmente pericolosi, senza autorizzazione.
Fausto Poli
15/04/2019 alle 21:37
Come sempre bravo al Direttore Ghiggini. Bravo nel estrarre dal cilindro articoli interessanti ma purtroppo veri. Come del resto la discarica di Poiatica. Tutti i coliri politici ne han parlato per farsi propaganda ma la discarica e’ ancora la’ bella aperta. Non vorrei che i cittadini sperino nell’ arrivo degli Americani per liberarci dalla mala gestione statale. Grazie ancora per la magistrale performance degna del miglior Report della Gabanelli.Buona Pasqua.