26/4/2019 – “Spero che le Istituzioni si ricordino dell’eccidio di Cernaieto e facciano sentire la loro presenza. Siamo nel 2019 e dobbiamo riappacificarci con la storia onorando la memoria di tanti innocenti. Il mio è a un appello alla politica locale e nazionale perché apra gli occhi su un capitolo buio della nostra storia nazionale”.
A dirlo – alla vigilia commemorazione dei 24 caduti di Cernaieto di Casina, uccisi il 23 aprile 1944 dai partigiani a guerra finita (tra questi, oltre ai militi della Gnr che si erano arresi a Montecchio, anche tre donne e alcuni giovanissimi) – è l’europarlamentare Remo Sernagiotto.
La quindicesima commemorazione delle 24 vittime di Cernaieto, organizzata dall’Associazione Pietro e Marianna Azzolini e dal Centro Studi Italia, è in programma sabato 27 aprile 2019 alle ore 12.00 nel bosco di Cernaieto Trinità a Casina, alla presenza dei familiari delle vittime. dopo la benedizione delle Croce, prenderà la parola l’on Sernagiotto.
“Io sarò presente come peraltro ho fatto gli anni scorsi e ritroverò dei cari amici che non hanno avuto nessun conforto da parte dello Stato in più di 70 anni. Penso che sia doverosa la presenza di almeno un rappresentante politico – afferma l’ europarlamentare di Fratelli d’Italia – Nessuna Istituzione ha mai voluto ricordare queste vittime, uomini e donne che sono stati barbaramente trucidati”.
conclude Sernagiotto “Mi piacerebbe che qualcuno ricordasse anche le donne uccise, una in particolare – Paolina – è stata sottoposta a violenze indicibili per un mese prima di essere ammazzata. Chi siede nelle Istituzioni e parla di femminicidio dovrebbe capire che non ci sono vittime di serie A e di serie B”.
LA STRAGE DI CERNAIETO
Era il 23 aprile 1945, 21 militi della GNR del presidio di Montecchio (RE), dopo due giorni di battaglia, si fidarono delle parole del parroco di Montecchio, Don Ennio Caraffi, anche lui ingannato, portava loro il messaggio dei partigiani: “la resa a patto di aver salva la vita e la condizione di non subire maltrattamenti e percosse“. Verso le nove del mattino uscirono da “Cà Bedogni” (Montecchio) crivellata di colpi, all’interno dell’abitazione giacevano due ragazzi feriti (gli unici che si sarebbero salvati), due legionari morti, e nello scantinato il cadavere del partigiano*Lodovico Landini. Il vicecomandante dei partigiani, nonostante la parola data nella trattativa di resa, ordinò che tutti i militi venissero fucilati seduta stante. L’ordine però non venne eseguito per l’intervento di un superiore ed i partigiani legarono i prigionieri tra di loro, con del filo di ferro e li avviarono a piedi verso la “prigione” partigiana di Vedriano di Trinità – Canossa (RE), dalla quale non fecero più ritorno. In seguito vi fu un “processo“ farsa della polizia partigiana e i 21 soldati vennero riconosciuti prigionieri di guerra, in spregio alla Convenzione di Ginevra vennero poi massacrati (unitamente a tre donne), anche se nel contempo la guerra era terminata. Sono passati oltre settant’anni dalla tremenda fine dei prigionieri trucidati nel bosco di Cernaieto e mai nessuna Istituzione li ha voluti ricordare, non sappiamo se per paura di ritorsioni o per ipocrisia. Nelle due fosse comuni nel bosco di Cernaieto sono stati rinvenuti resti di minorenni, di un padre massacrato assieme al figlio, di tre donne: Viappiani Paolina di 22 anni, Spaggiari Maria di 29 anni e un’altra non identificata.
La storia di Paolina, ragazza madre, è particolarmente toccante in quanto fu sequestrata dai partigiani e ammazzata dopo un mese terribile trascorso nell’edificio della scuola elementare trasformato in luogo di detenzione e violenza: eppure il padre del suo figlioletto di due anni era un noto partigiano garibaldino. Altre salme non sono state identificate in quanto impossibile il loro riconoscimento. Fu una vera e propria strage: i cadaveri dei prigionieri vennero ammassati in fosse comuni come non si fa neppure con gli animali. Questo sterminio non è ricordato come atto di giustizia nelle rievocazioni storiche della Resistenza, a testimonianza della volontà delle associazioni partigiane di occultare la parte scomoda della storia.Q
Relativamente al partigiano *Lodovico Landini, secondo la ricostruzione operata sulla base di documenti inediti nel libro “Cernaieto“, il partigiano sarebbe stato ucciso non dai militi della Rsi, ma da una pallottola di “fuoco amico” nella battaglia di “Cà Bedogni“.
(Fonte: Il libro “CERNAIETO, La Strage, La Croce e il Femminicidio di Paolina”, di Fabio Filippi e Pierluigi Ghiggini).
Ivaldo Casali
26/04/2019 alle 16:36
Il massacro è avvenuto nei giorni successivi al 23 aprile 1945, a guerra finita!
Biancoviso franco
06/08/2019 alle 19:13
Tra le persone trucidate anche un mio zio fratello di mio padre biancoviso francesco vorrei sapere dove è seppellito per potere riportare i resti nella sua terra sono sicuro che mi potete aiutare e ve ne sarò grato grazie
Laura
05/09/2022 alle 23:40
Onore a tutte le Vittime innocenti della strage di CERNAIETO.
NON LE DIMENTICHIAMO come non dimenticiamo le oltre quattro mila donne (dal grembo della mamma fino alle nonne) massacrate con i modo più brutali dal partigiani in tutta Italia, Istria, Fiume e Dalmazia, in tempo di guerra ed a guerra terminata. UNICA COLPA: S C O N O S C I U T A
Laura Brussi Montani - Esule da Pola - Volontariato per non dimenticare - Opera Nazionale per i Caduti senza Croce
02/09/2023 alle 09:31
TRASCORSO UN OTTATTENNIO DALLE TRAGICHE VICENDE DELLA GUERRA CIVILE ITALIANA (1943-1947) E RIMOSSE ANACRONISTICHE PREGIUDIZIALI, SI AUSPICA CHE LE ISTITUZIONI ED I CITTADINI DI BUONA VOLONTA’ SIANO PRESENTI NELLE FUTURE CELEBRAZIONI IN ONORE DEI CADUTI, INDETTE NEI LUOGHI DEL LORO ESTREMO SACRIFICIO, NEL SEGNO DELLA PIETAS CRISTIANA DOVUTA A TUTTE LE VITTIME.