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Il caso del prete sciupafemmine scuote la Chiesa reggiana
Ma sul celibato ormai è rivolta tra i sacerdoti

21/3/2019 – La Curia ha rotto il silenzio, dopo le notizie diffuse dai media, sulla vicenda di don Juan Luis Barge, il sacerdote della fraternità San Carlo Borromeo, portato a Reggio dal vescovo Massimo Camisasca che della San Carlo è fondatore e animatore: Don Barge si era fatto una fidanzata in città, una giovane di una famiglia molto conosciuta. Si dice anzi che li avessero sorpresi a letto, o qualcosa del genere, nel palazzo dove vivono i canonici, sotto Broletto, dove alloggiava anche don Barge sino allo scandalo. Per questo il prete spagnolo è stato sospeso e Camisasca lo ha rispedito a Madrid, affidandolo alle cure dei superiori della fraternità per un periodo “di riflessione”. Una vicenda in fondo normale e niente affatto nuova (pare che anche una suora, ora in Madagascar, si fosse invaghita di don Barge) e che anzi, in questi tempi grami in cui si parla soprattutto di abusi sui minori, fa tirare a qualcuno un sospiro di sollievo.

Don Juan Luis Barge

In ogni caso, la vicenda preoccupa non poco il vescovo Camisasca, visto il coinvolgimento della sua creatura, la Fraternità Sacerdotale San Carlo Borromeo.

Così l’ufficio comunicazione della Diocesi ha diffuso una nota in cui il Vicario generale monsignor Alberto Nicelli chiarisce che “il rispetto delle persone implicate ha imposto il silenzio di questi mesi”. Don Barge, insegnante e collaboratore della parrocchia di S. Agostino, non è più a Reggio da prima di Natale: della sua assenza si parlava molto negli ambienti ecclesiastici, con tutti i particolari della vicenda, e neppure troppo sottovoce, al punto che si era sparsa la voce di una sua fuga in Spagna con la fidanzata. In realtà, sappiamo oggi da don Nicelli cheil vescovo Camisasca “venuto a conoscenza di comportamenti incongrui con il suo ministero, ha chiesto al sacerdote di lasciare immediatamente il suo compito, affidandolo ai superiori della Fraternità San Carlo, che lo hanno sospeso dal suo ministero. Vive ora un periodo di riflessione in Spagna”.

Il vescovo Massimo Camisasca

Sempre a proposito di don Barge, il segretario del consiglio presbiteriale don Stefano Borghi, nega che nell’ultima riunione si sia parlato della vicenda ” tanto meno come motivazione per condizionare eventuali scelte del Vescovo”.

Nondimeno, ogni collegamento tra l’intrigo sessuale e la riflessione che il Consiglio Presbiterale sta svolgendo sulla riorganizzazione pastorale del Centro Storico “è assolutamente infondato – afferma don Borghi – L’ipotesi di affidare una parte di questa realtà alle cure della Fraternità San Carlo è ancora allo studio e rientra all’interno di una valutazione pastorale che riguarda i prossimi decenni di vita della Chiesa nella città di Reggio Emilia”. Ma, don Barge o no, è noto che si registra un dissenso netto tra diversi sacerdoti sul progetto di affidare alla San Carlo le comunità ecclesiali del centro storico. Un’operazione, del resto già in corso, come in San Giacomo, San Francesco e San Nicolò . Per ora nessuno ha sostituito don Barge in Sant’Agostino.

Don Paolo Cugini

Ma la questione va oltre il caso particolare con i suoi aspetti pruriginosi: il disagio rispetto alla condizione celibataria e la richiesta di arrivare a permettere ai sacerdoti di sposarsi va assumendo, non solo a Reggio, le dimensioni di un movimento in piena regola. A parte i casi dei preti che hanno scelto una vita a due, e non sono pochi, la realtà nota ma non riconosciuta è quella di una gran quantità di relazioni affettive vissute giocoforza clandestinamente, con fidanzate che restano nell’ombra per anni, e preti che cercano faticosamente di conciliare la missione spirituale e gli obblighi del sacerdozio con l’amore terreno. Un fatto è certo: la solitudine affettiva è una condizione sempre più difficile da sostenere.

Di ciò si è fatto portavoce don Paolo Cugini, noto per le sue prese di posizione dirompenti: aveva suscitato un vespaio due anni fa la sua veglia di preghiera per gli omosessuali e le loro famiglie in Regina Pacis, alla quale i tradizionalisti avevano risposto con una processione riparatoria). Dal Brasile, dove è in missione da settembre, don Cugini ha fatto sapere come la pensa, appunto, sul celibato. Lo ha rivelato un servizio di Telereggio.

“E’ difficilissimo parlare di sessualità e del bisogno di affetto che ho percepito in alcune occasione della mia vita ministeriale- ha scritto don Cugini – Non venitemi a dire che i preti dovrebbero vincere la solitudine vivendo in comunità. Io lo farei se ci fossero anche delle donne. Altrimenti preferisco stare solo”. Infine una dichiarazione choc: “Faccio fatica a ringraziare Dio quando mi ha tolto la possibilità di essere padre”. E come lui la pensano tanti altri confratelli.

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2 risposte a Il caso del prete sciupafemmine scuote la Chiesa reggiana
Ma sul celibato ormai è rivolta tra i sacerdoti

  1. Mario Guidetti - tavolo Hemingway Rispondi

    24/03/2019 alle 11:41

    chi è quella bellona che ha fatto perdere la testa a Juan Luis? noi riteniamo di saperlo ma non lo diremo mai (la privacy!) ricordiamo il vecchio adagio: “fate come dico, non quel che faccio”

  2. Carlo Menozzi Rispondi

    24/03/2019 alle 15:56

    Per fare certe cose, bisogna essere in due. Di lui si sa tutte, di lei invece?

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