12/3/2019 – La Guardia di Finanza di Cremona ha eseguito la confisca di di beni mobili e immobili, tra cui capannoni, appartamenti, società e di un intero parco di camion autoarticolati, per un valore complessivo di 40 milioni di euro appartenenti ad esponenti della cosca di ‘ndrangheta riconducibile al boss (attualmente in carcere) Nicolino Grande Aracri. L’operazione è stata condotta in collaborazione con le fiamme gialle del Comando Provinciale di Crotone, a seguito alla condanna definitiva di esponenti di spicco del clan radicato nel reggiano (dove è stato celebrato il processo Aemilia, a Parma e nel mantovano.
Le indagini sono state aperte in seguito a una vicenda di usura ai danni di un imprenditore cremonese da parte di un usuraio piacentino. Gli approfondimenti e l’analisi dei flussi finanziari – poi confluiti nell’operazione Aemilia – hanno consentito di portare alla luce ulteriori episodi commessi ai danni di imprenditori emiliani. In un caso si era accertato un prestito sul quale è stato applicato un interesse del 200%: a fronte di 700 mila euro di debito, la vittima ha dovuto restituire oltre un milione.
Il parco automezzi, oltre 50 motrici e Tir, appartenevano alla Giglio Trasporti di Giuseppe Pino Giglio, diventato collaboratore di giustizia e condannato a sei anni nel processo Aemilia. Ora i mezzi sono entrati nella disponibilità completa dello Stato che li ha messi a disposizione dei vigili del fuoco.
Dei beni sequestrati al clan Grande Aracri, sono 62 quelli che si trovano in provincia di Reggio Emilia: abitazioni e capannoni per un valore complessivo di 12 milioni. Confiscate anche 8 società di capitali con sedi tra Reggio Emilia, Reggiolo, Brescello e Gualtieri.
Altri sequestri sono stati operati nelle provincie di Parma, Modena, Mantova, La Spezia e Crotone. Le indagini hanno preso spunto da un episodio di usura perpetrato ai danni di un imprenditore cremonese da parte di un usuraio piacentino. Gli approfondimenti e l’analisi dei flussi finanziari – poi confluiti nell’operazione Aemilia – hanno consentito di portare alla luce ulteriori episodi delittuosi commessi ai danni di imprenditori emiliani. In un caso è stato addirittura accertato un prestito sul quale è stato applicato un interesse del 200%: a fronte di 700mila euro, la vittima è stata costretta e restituirne oltre un milione.
Materialismo del perbenismo
13/03/2019 alle 09:54
‘Toto’ truffa’ è arrivata a Reggio.
Da tempo…
I cittadini soccombono.
Nessuno li difende?. 🙁
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