18/3/2019 – E’ il caso di dire che Alleanza 3.0, la più grande cooperativa di consumatori d’europa, nata nel 2016 dalla fusione di Nordest di Reggio Emilia, Estense di Modena e Adriatica di Casalecchio di Reno, cambia pelle.
Un cambiamento vistoso previsto dal piano industriale 2019- 2022, le cui linee guida sono state rese note in questi giorni dal presidente Adriano Turrini e dal nuovo direttore generale Paolo Alemagna, dopo l’anticipo sugli oltre 700 esuberi, ma senza licenziamenti, che dovranno essere smaltiti entro quest’anno.
La spiegazione di scelte che si potrebbero definire d’emergenza, senza tanti fronzoli, è nelle cifre: nel 2017 Alleanza 3.0 ha chiuso il bilancio della cooperativa in perdita per 37 milioni di euro, che salgono a 49 milioni 491 mila euro nel consolidato.
Il totale dei debiti verso le banche ammontava, sempre a fine 2017, a 1 miliardo 751 milioni di euro, mentre l’esposizione verso i soci prestatori era calata a 3 miliardi 916 milioni di euro. In totale 5 miliardi 667 milioni di euro cui vanno aggiunti 600 milioni in obbligazioni, 370 milioni di debiti verso le controllate, 433 milioni verso i fornitori e altre partite che portano la somma complessiva dei debiti iscritti nel bilancio consolidato a 7 miliardi 361 milioni, rispetto a un patrimonio netto consolidato di 2 miliardi 851 milioni e a un valore della produzione di 5 miliardi 199 milioni, di cui ricavi da vendite e prestazioni per 4 miliardi 553 mila euro.
Dunque, in capo a 3 -4 anni Alleanza 3.0 ridurrà gli spazi di vendita per ritornare al passato, puntando sui market di prossimità con superficie entro i 1.500 metri quadrati e al tempo stesso cavalcando la modernità attraverso il rafforzamento dell’e-commerce, visto anche il successo di Easycoop che cresce a doppia cifra, anche se con ricavi per ora marginali: 44 milioni.
A questo proposito, sarà la chef Bruno Barbieri, ormai una star televisiva, il testimonial della campagna di comunicazione “EasyCoop, easy life”, destinata a lanciare in grande stile dell’e-commerce di Alleanza 3.0 , con un catalogo di 13 mila prodotti acquistabili on line.
Un piano se non proprio di lacrime e sangue, di revisione radicale delle strategie in atto da decenni, che si spiega con i cambiamenti che investono la grande distribuzione, l’urgenza di recuperare redditività, ridurre l’indebitamento – ereditato in gran parte da Adriatica – e difendere il prestito sociale, comunque in calo e destinato ad aver sempre meno appeal come investimento da parte dei soci consumatori.
La verità è che nella Grande distribuzione organizzata continua a crescere il format discount da 1.000 – 1.500 metri quadri (come dimostra il caso di Eurospin) mentre il format ipermercato da 8.000 metri quadrati e oltre è in continuo declino. Gli investimenti sugli ExtraCoop, tre aperture da 30 milioni nel 2017, appaiono deludenti: “sono sempre meno le persone – ha notato di recente un esperto del settore – disposte a passare mezza giornata all’interno di un centro commerciale per le esperienze più disparate, dal dentista alla manicure sino all’assaggio del sushi”.
Il fabbisogno finanziario di Alleanza 3.0 del 2019-2022 sarà tra 3 miliardi e i 3,5 miliardi di euro: l’obiettivo è recuperare stabilità, lasciandosi alle spalle un momento critico che dura da troppo tempo. Quindi riduzione l’indebitamento bancario e fondo separato di garanzia del prestito sociale da dotare di due miliardi in titoli rapidamente liquidabili: a fine 2017 i libretti del prestito sociale (che non è una forma di risparmio, come molti continuano a credere, bensì un investimento per sua definizione a rischio) erano oltre 452 mila, per un ammontare – come detto – di 3 miliardi 916 milioni di euro , in calo di circa il 10% rispetto ai 4 miliardi 317 milioni di fine 2016.
Per coprire il fabbisogno finanziario individuato dal piano industriale è prevista la cessione di asset per la cifra monstre di 1 miliardo di euro. Dopo la vendita, già avvenuta, dei distributori di benzina, vengono messe sul mercato le farmacie e una cinquantina dei 436 punti vendita di Alleanza 3.0. Sarà massiccio il ricorso al franchising nelle aree del Mezzogiorno, in particolare in Sicilia.
Dicevamo della riduzione degli spazi di vendita, con una grossa sforbiciata agli assortimenti, che subirà una dieta dimagrante, concentrandosi sul food e sui prodotti a marchio, come la linea di qualità FiorFiore, che dovranno passare dall’attuale 25% al 50% entro il 2022.
In definitiva il piano dovrebbe portare a una crescita dell’ebitda (risultato operativo) e dei ricavi: il fatturato previsto nel 2022 è di 5,3 miliardi di euro, mentre l’Ebitda dovrebbe superare i 100 milioni di euro nel 2023.
Il direttore Alemagna è stato molto chiaro: “Da anni ormai il nostro mercato non crescere. Sarà una lotta senza quartiere alle inefficienze”.
Guido
19/03/2019 alle 10:27
Complimenti, questo fa un briciolo di fumosa chiarezza, in risposta all’articolo del 11/11/2018 di Ghiggini, il quale parlava della situazione finanziaria dopo la lettera della società di revisione a coop 3.0 ma in questo articolo di oggi dove si fa un piano triennale non abbiamo nessun dato sulla situazione debitoria/e patrimoniale aggiornata, per essere credibili bisogna essere trasparenti!!!!
Ullallà
20/03/2019 alle 12:08
Alemagna!
Ullallà, ma è una cuccagna!
e ci voleva Alemagna per giungere a un ridimensionamento degli “Iper”??!!