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Allarme malformazioni
+ 408% in 14 anni in provincia di Reggio Emilia

In 14 anni in provincia di Reggio Emilia si è registrato l’incredibile aumento del 408% delle malformazioni congenite, contro il +213%, che è già un valore elevatissimo, della media regionale dell’Emilia Romagna. I dati sulle malformazioni, sino a ieri taciuti al pubblico,sono stati resi noti dal medico mantovano e deputato 5 Stelle Alberto Zolezzi – padre della nuova legge sulla Rete nazionale dei registri tumori, approvata dal Parlamento martedì scorso all’unanimità – nel corso di una conferenza all’Hotel Europa di Reggio. All’incontro hanno partecipato anche il dottor Fabrizio Aguzzoli, dirigente medico di Chirurgia Oncologia al Santa Maria Nuova, candidato alle comunali per i 5 Stelle, e la candidata sindaco Rossella Ognibene.

Fabrizio Aguzzoli e Rossella Ognibene durante la conferenza all’hotel Europa

Le cifre sul boom delle malformazioni, fornite dall’Università di Ferrara, fanno seguito a un accesso agli atti agli enti sanitari territoriali, che hanno messo in contatto Zolezzi col Registro regionale malformazioni.

“Occorrono indagini approfondite per comprendere le cause di un drammatico aumento di questo tipo di patologie in Emilia-Romagna e in particolare a Reggio – ha detto Zolezzi – Secondo EUROCAT (Network Europeo dei Registri) , il limite massimo su un territorio per le malformazioni congenite è il 2%. Ma tale limite in  Pianura Padana e nella regione è abbondantemente superato in moltissimi Comuni, tanto nel 2016 si è attestato al 3.16% in regione e al 3.55% in provincia di Reggio Emilia”.

“L’esposizione della madre e del feto a fattori che provocano notoriamente malformazioni nell’embrione (infettivi, fisici, chimici, patologie materne) – ha aggiunto il medico parlamentare – causa circa il 9-10% dei difetti, mentre il 65% ha un’eziologia non nota, forse correlata a complesse interazioni tra il gene e l’ambiente”.

L’analisi dei dati. “In Emilia Romagna dal 2002 al 2016 si è registrato un incremento del 213% di malformazioni congenite. Una incremento quasi doppio rispetto alla media regionale nella provincia di Reggio Emilia dove si è registrato un aumento di casi del 408%. Se è vero che i metodi di mappatura delle malformazioni sono migliorati nel corso degli anni – hanno sottolineato Zolezzi e Aguzzoli – va detto che le malformazioni possono essere lo specchio di eventi vicini nel tempo e nello spazio (pochi chilometri da eventuali fattori causali), per cui l’attenzione deve essere alta e vanno trovate spiegazioni per le temibili malformazioni che sono un attentato al futuro”.

DATI EMILIA ROMAGNA ( percentuali rispetto alla popolazione del momento)

•  1991 479 MALFORMAZIONI CONGENITE 

• 2002 529 MC 35.674 nascite 1,48%

• 2015 1072  35.813  2,993%

• 2016 1095  34.578  3,167%

• Dal 1,48% (2002) al 3,167 (2016)

• INCREMENTO DEL 213% 

DATI PROVINCIA DI REGGIO EMILIA

• 2002 42 MC/4792 NATI 0,87%

• 2009 130 MC/5801 NATI 2,24%

• 2016 160 MC/4503 NATI 3,55%

• DAL 2009 MONITORAGGIO CON METODO DIVERSO

• INCREMENTO 408% DAL 2002, 

• DEL 158% DAL 2009

LA NUOVA LEGGE SULLA RETE NAZIONALE REGISTRI TUMORI E SISTEMI SORVEGLIANZA E REFERTO EPIDEMIOLOGICO

“La legge sulla rete nazionale dei registri tumori e dei sistemi di Sorveglianza è un traguardo storico – ha aggiunto Zolezzi – Una svolta che introduce alcuni criteri che non si limitano alla raccolta di dati ma li mettono a sistema, consentendo così di valutare, sulla base di prove scientifiche, la correlazione tra l’insorgenza di determinate patologie e possibili fattori causali ambientali e professionali. Come per esempio inquinamento , la presenza di rifiuti tossici e impianti di smaltimento rifiuti, industrie insalubri come quelle chimiche”.

CONOSCERE IL TERRITORIO E PROGRAMMARE SVILUPPO TUTELANDO SALUTE E AMBIENTE

“Conoscere la situazione epidemiologica di un territorio aiuta a capire le cause e rimediare ad errori del passato, eliminare  fonti inquinanti e programmare lo sviluppo del territorio avendo ben saldi due principi salute e sostenibilità ambientale” continua il parlamentare primo firmatario della nuova legge. 

“Nonostante Reggio Emilia si sia dotata da tempo del Registro Tumori, esistono dei limiti dovuti al fatto che è molto difficile stabilire la correlazione con i fattori ambientali e comparare i dati con quelli di altre realtà: la qualità della raccolta dei dati varia da territorio a territorio. U

Chi è Fabrizio Aguzzoli

Il dottor Fabrizio Aguzzoli è nato nel 1959 a Reggio Emilia. Dopo la maturità scientifica, si è laureato a pieni voti in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Modena e Reggio.

Sposato, due figli, ha ha contribuito a fondare la Centrale operativa del 118 “Reggio Soccorso” – la prima in Italia ad istituire il numero unico di soccorso su tutto il territorio provinciale – che ha diretto, in qualità di Responsabile Medico, dal 1992 al 1993. Trasferito in Chirurgia generale, si è specializzato nella chirurgia oncologica ricostruttiva, fino a ricoprire la carica di dirigente medico di 1° livello.

Importanti anche le esperienze nel campo del volontariato in Italia e all’estero. Volontario del Soccorso presso la Pubblica Assistenza Croce Verde di Reggio Emilia dal 1978 al 1992, è arruolato come Tenente medico della Croce Rossa Militare e con questa funzione nel 2012 è stato impegnato presso la base militare italiana di Herat in Afghanistan.

Nel 2014 ha prestato servizio come chirurgo presso l’Anabah Emergency Hospital, nella valle del Panshir in Afghanistan.

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Una risposta a 1

  1. Alessandro Davoli Rispondi

    17/03/2019 alle 10:29

    La discarica IREN di Poiatica “radioattiva”, gestione negli anni appaltata a due diverse aziende “problematiche” Ciampa’ e Ramm, una sospetta di infiltrazioni e l’altra con l’AD Rossato arrestato per traffico di rifiuti pericolosi …
    La discarica è stata “sorprendentemente” chiusa, dopo le mie segnalazioni sui livelli anomali di radioattività, livelli misurati anche da un professionista del settore sicurezza e radioprotezione come l’ing. Achille CESTER. “Da questa prima visita preliminare, due sono le certezze emerse sulla emissione radioattiva:
    1) la radioattività è anomala, circa un fattore 10 sul fondo ambientale, (il fondo di radioattività naturale dell’argilla è molto basso). La radioattività è inoltre diffusa in tutta la discarica, e in alcuni punti si notano aumenti della stessa, in particolare in corrispondenza di zaffate di biogas, che durante la visita è uscito copioso dal deposito, sia verso la frazione di Quercioli, che in direzione est, verso la cava d’argilla.
    2) Sabbie zirconifere, da fanghi di lavorazioni ceramiche, sono responsabili dell’estesa radioattività presente, (per i diversi isotopi di Uranio-238 e Torio-232). I quantitativi stimati, sversati in discarica, sono imponenti, probabilmente centinaia se non migliaia di tonnellate. Trattandosi di rifiuto speciale non dovevano essere interrate in questa discarica (reato penale); come conseguenza ora il percolato prodotto non può essere trattato in un impianto civile, come il depuratore di Mancasale, R. E.  Le sabbie zirconifere oltre ad essere radioattive, per il contenuto degli isotopi Uranio-238 e Torio-232,  sono anche contaminate con Piombo e Mercurio, (residui della lavorazione ceramica), due metalli tossici per la salute degli esseri viventi. L’identificazione del probabile inquinante è avvenuta con un’analisi dello spettro tramite il Mirion HDS 101GN.**”

    Rimangono a futura memoria le denunce, la lettera ai giornali dei tre parroci della vallata del Secchia, allarmati per l’aumento delle malformazioni nei neonati, l’aumento di neonati nati morti, degli aborti spontanei, il grande numero di giovani vite stroncate da tumori, il numero elevato delle leucemie infantili …
    Purtroppo le indagini della Procura di Reggio Emilia sono finite in nulla di fatto.
    Chiedersi il perché è un diritto è un dovere. Ma le istituzioni non hanno mai risposto …
    Saluti,
    Alessandro Davoli

    Ps.: “ … continuano a risuonare nella mia mente le parole dei tre coraggiosi parroci della zona, don Raimondo Zanelli, don William Neviani e don Graziano Gigli:
    “Noi parroci della valle notiamo con sofferenza la nascita di bambini con patologie gravi e soprattutto morti per malattie cancerogene in età giovanile. Far finta di non vedere per malafede o ignoranza è imperdonabile.”
    E: “Noi parroci non dobbiamo limitarci a piangere e seppellire i morti, ma dobbiamo preoccuparci della salute dei vivi … Vogliamo tornare a respirare la nostra aria, mangiare i nostri prodotti, vivere la nostra montagna“.
    Sono del tutto d’accordo con i tre sacerdoti, e con le centinaia di cittadini che partecipano alle proteste organizzate da “EcologicaMente” e “Fermare la Discarica” …

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