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Estorsioni e spari contro le pizzerie
Fermati i tre figli di Francesco Amato

E’ proprio un racket di giovani, che tenta di prendere il posto della ndrangheta decapitata da Aemilia, quello che inaugurato una nuova stagione di attentati ed estorsioni ai ristoranti reggiani. La conferma è arrivata dal blitz di ieri mattina nel corso del quale, al termine di una perquisizione, i Carabinieri hanno fermato e portato in carcere i tre figli di Francesco Amato, condannato a 19 anni di carcere nel processo Aemilia come uno degli esponenti di spicco del clan reggiano-cutrese di Nicolino Grande Aracri.


Mario (con precedenti penali per detenzioni di armi ), Cosimo e Michele sono stati portati nel carcere di via Settembrini, in attesa della convalida del fermo richiesto dal sostituto procuratore Isabella Chiesi. Su di loro il sospetto di essere gli autori della strategia estorsiva con gli spari contro le pizzerie La Perla di Cadelbosco Sopra e Piedigrotta 3 di via Emilia all’Angelo di Reggio Emilia, precedute dalle richieste di pagamento del pizzo. Alte due richieste analoghe erano pervenute ad altri due locali fra i più gettonati della città: il Paprika e la Piedigrotta 2. A tutti un bigliettino con la medesima richiesta: “Dammi mille euro, se sei d’accordo appendi un fiocco”.

Novembre 2018: Francesco Amato si arrende ai Carabinieri dopo il sequestro dei dipendenti delle poste di Pieve Modolena

La svolta nelle indagini è arrivata dopo il vertice di venerdì in prefettura dei responsabili delle forze dell’ordine.

I tre fratelli sono stati fermati, come detto, dopo una delle perquisizioni avvenute in questi giorni, nell’ abitazione di Cavazzoli dove vivono con altri membri della famiglia Amato. Hanno nominato l’avvocato Franco Beretti come difensore di fiducia.

Dei tre fratelli, Mario risulta con precedenti penali: ha scontato diversi anni di carcere per detenzione di armi, condannato insieme alla madre Annunciata Marcellino.

Il padre Francesco Amato sta scontando la condanna a 19 anni nel carcere di Terni. Il collegio giudicante di Aemilia ne aveva ordinatol’arresto immediato subito dopo la sentenza, tuttavia Amato si era reso irreperebile: alcuni giorni dopo, ai primi di novembre era ricomparso con un’azione dimostrativa, prendendo in ostaggio per ore i dipendenti dell’ufficio postaledi Pieve Modolena, per poi arrendersi alle forze speciali.

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