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Arrestato stupratore seriale latitante: si nascondeva alle ex-Reggiane

8/1/2018 – Un delinquente pericoloso, stupratore seriale, latitante dal 2017, era nascosto alle ex-Reggiane. La Polizia  è risalita a lui indagando sulla rissa con accoltellamento avvenuta lunedì mattina, a cui erano seguiti due incendi dolosi in uno dei capannoni del complesso industriale abbandonato alle porte delle città.

E’ il  ghanese Ofori Bright, 30 anni da compiere, pluripregiudicato, con una fedina penale sterminata: sei pagine di reati e condanne per ogni genere di reati contro la persona e il patrimonio, tra cui spiccano ben tre episodi di brutalità e violenza sessuale.

Il primo risale al 2004 quando il ghanese, all’epoca minorenne, aggredì una ragazza che faceva jogging in un parco di Reggio Emilia. La vittima scampò allo stupro grazie all’intervento del fidanzato, che peraltro se la vide brutta e fu minacciato da Bright con una pistola.

Ofori Bright, all’epoca dell’evasione dal carcere minorile di Bologna (FOTO ANSA)

Tre anni dopo, nel 2007, lo straniero sequestrò un’addetta alle pulizie nel sottopasso della stazione di Reggio Emilia, rinchiudendola in uno sgabuzzino e tentando di abusare di lei senza però riuscire a consumare un rapporto completo. Per quell’episodio il ghanese è stato condannato nel 2009 a cinque anni: arrestato, evaso dal carcere minorile del Pratello di Bologna, poi catturato a Milano,   ha scontato interamente la pena sino al 2015.

Il comandante delle Volanti Carlo Maria Basile

Tuttavia, sempre nel 2009,  si era reso protagonista di un’altra pesante aggressione a sfondo sessuale in un parco di Casalecchio di Reno, dove aveva minacciato con un coltello un’altra donna, salvata da un passante ma non senza conseguenze per la vittima che, minacciata con un coltello alla gola e trascinata per 60 metri sul greto del fiume Reno, subì diverse lesioni.

Per tale reato Bright era stato condannato ad altri 5 anni di carcere nel maggio 2017, ma da quel momento è stato latitante sino a lunedì sera, quando gli agenti della Volante e della Squadra Mobile della Questura lo hanno rintracciato all’ospedale Santa Maria Nuova: era stata la sua compagna ivoriana, una ragazza di vent’anni incinta di 4 mesi, a convincerlo – dopo aver parlato con gli agenti – a farsi curare per la ferita alla schiena rimediata durante la rissa del mattino alle ex-Reggiane.

Bright era tornato da poco a Reggio Emilia, sembra a Capodanno, tant’è vero che il suo nome non figurava nell’elenco delle persone ghanesi accampate alle ex Reggiane.

La cattura dello stupratore seriale latitante ha concluso una giornata concitata, cominciata alle ex Reggiane nella tarda mattinata di lunedì, quando la comunità ghanese si è trovata senza elettricità perché qualcuno aveva tagliato i fili, naturalmente abusivi, collegati alla rete Enel.

Bright è andato ad affrontare il nigeriano O.V di 29 anni,  indicato come autore del “sabotaggio”. E’ noto che tra nigeriani e ghanesi non corre buon sangue. Sia come sia, i due si sono litigati e, quando ormai la discussione era finita, il nigeriano si è voltato  e ha accoltellato il ghanese alla schiena, con un’arma bianca non meglio identificata.

Sono seguiti nel giro di un’ora due incendi dolosi, uno dentro e uno all’esterno di un capannone: quest’ultimo rogo, con vestiti e oggetti personali del nigeriano, è stata certamente una rivalsa dei ghanesi.

La polizia ha rintracciato l’aggressore,  noto non solo tra gli africani di Reggio ma anche alle forze dell’ordine,  poco dopo le 13 nella stazione storica di piazzale Marconi, e lo ha denunciato alla Procura per lesioni aggravate. Restava da dare un nome al ferito, e a lui si è arrivati attraverso le informazioni raccolte, appunto, tra i ghanesi. Col passare delle ore, infine, è venuta a galla l’impressionante caratura criminale di Bright, finalmente non più latitante.

“Le indagini si presentavano assolutamente intricate e di difficile soluzione – ha spiegato in una conferenza stampa il comandante della squadra Volanti Carlo Maria Basile –  e ne siamo venuti a capo solo ed unicamente grazie ai servizi di identificazione disposti nei mesi scorsi dal questore, che ci hanno permesso di acquisire una buona conoscenza di tutti gli occupanti delle Reggiane e in particolare della comunità ghanese”.

 

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