DI MARCO FORNACIARI*
2/1/2018 – Gentile Direttore,
devo intervenire in ordine alla mozione approvata il 20/12/2018 dal Consiglio Comunale di Reggio Emilia sulla prosecuzione delle attività sempre promosse dall’Associazione Nazionale Primo Tricolore, a corollario della festa del 7 gennaio.
Ha perfettamente ragione l’On. Mauro Del Bue che suggeriva di dare risalto alla figura dell’On. Otello Montanari e all’Associazione Nazionale Primo Tricolore da lui voluta e creata in parallelo alla festa di cui sopra, nonostante le “perplessità” avanzate in proposito da Ermete Fiaccadori, Presidente dell’ANPI.
Fu grazie agli storici reggiani, ad Otello Montanari e a tutta la città, se Reggio Emilia nel 1986 prevalse nella diatriba storica che la vedeva contrapposta a Milano, in ordine alla paternità della prima bandiera Tricolore.
Da qui la nascita dell’Associazione Nazionale Primo Tricolore.
E’ vero, come riferisce l’amico Del Bue, che Otello non ebbe il riconoscimento dovuto per la dedizione, il suo attivismo a questa nobilissima causa e alle iniziative che di anno in anno venivano create per valorizzare la festa.
In passato vi fu sempre ostracismo e/o indifferenza da parte delle amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo nei confronti di Montanari e della sua Associazione.
Veniva tollerato, senza che gli fossero riconosciuti i notevoli meriti ottenuti anche in campo nazionale, per le sempre diverse iniziative poste in essere in concomitanza alla festa (un lungo elenco di persone illustri premiate con la consegna della copia del primo vessillo della nostra bandiera, spettacoli musicali, creazione e sfilata della Guardia Civica composta da volontari con divise dell’epoca, pubblicazioni che riproducevano gli accordi siglati con la nascita della Repubblica Cispadana e del vessillo del Primo Tricolore ecc. ecc.).
Ricordo che fu invitato da Montanari e partecipò ai primi festeggiamenti, ricevendo il vessillo di cui sopra Giorgio Perlasca, in allora pressoché sconosciuto, che aveva, con le sue sole forze, salvato dalla morte e dalla deportazione circa ottomila ebrei. Vi fu poi l’uscita del film che ricordava la storia di questo straordinario personaggio, riconosciuto dallo Stato d’Israele come “GIUSTO DELL’UMANITÀ”.
Perché dunque, in passato, questa mancata collaborazione?
Perché Otello Montanari era tollerato, ma non gradito?
Io insieme a molti attenti interpreti della vita e della politica reggiana, ho tratto queste conclusioni.
Il Partito a cui apparteneva, non gli aveva perdonato il coraggio di avere per primo – con il suo articolo apparso sul Resto del Carlino Reggio il 29 agosto 1990 e della vasta eco che ne seguì – chiesto a tutti la verità su alcuni delitti del dopoguerra (in particolare sull’omicidio dell’ing. Arnaldo Vischi, direttore delle Officine Reggiane e sull’omicidio di don. Umberto Pessina, Parroco di San Martino Piccolo di Correggio e di altri delitti).
E’ rimasto famoso il suo appello “CHI SA PARLI”!.
Germano Nicolini, Egidio Baraldi e altri devono a Lui il riconoscimento giudiziale della loro innocenza, culminata con la revisione dei processi che avevano invece emesso gravi sentenze di condanna in nome del popolo italiano.
UNA VITTORIA DELLA VERITÀ, DELLA MORALE, DELLA GIUSTIZIA, contro l’imperativo che era stato impartito di tacere, di non parlare, di non denunciare.
L’On. Otello Montanari violò questa imposizione.
La verità che ne scaturì fu certamente un suo grandissimo merito.
Fu sottoposto ad un linciaggio morale irriso, minacciato, visse per anni momenti di tensione e di ansia, perse tutte le cariche.
NON REGREDI’ MAI!
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Scriveva l’On Piero Fassino sul quotidiano La Stampa il 7 settembre 1990: “anziché denunciare i responsabili di certi episodi, il Ministro della giustizia di allora (Palmiro Togliatti), favorì il loro espatrio, questo è il vero punto su cui riflettere”.
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Non conoscevo in allora, se non superficialmente, l’On. Otello Montanari quando venne da me a distanza di qualche tempo dal famoso articolo, perché io provvedessi a tutelare il suo onore, fieramente leso da alcuni quotidiani locali e nazionali, che travisando i fatti, avevano indicato in Montanari un nemico della resistenza e dei Partigiani.
Denunciare omicidi e persone che agirono al di fuori dei nobili ideali della Resistenza, esaltava l’appartenenza al movimento, certamente non la umiliava, soprattutto se la denuncia proveniva da chi era stato Partigiano, combattente, mutilato perché appartenente alla Resistenza.
In tutte le cause intentate contro i giornali che avevano travisto i fatti, Montanari ottenne soddisfazione, con le scuse e/o la condanna al risarcimento dei danni di chi lo aveva diffamato.
Ancora oggi tuttavia il Presidente dell’ANPI Ermete Fiaccadori afferma che occorre MEDITARE prima di accedere alle richieste che coram populi vengono formulate a vantaggio dell’impegno di Montanari.
BASTA Presidente Fiaccadori ad avercela con un galantuomo, che denunciò omicidi che non potevano più essere coperti da omertà e si ricordi che Otello Montanari, partigiano comunista, fu iscritto all’ANPI sino alla sua morte.
UN UOMO GIUSTO.
Coerente alle sue idee, non volle funerali religiosi, ma il Vescovo di Reggio Emilia Mons. Massimo Camisasca che lo aveva conosciuto, venne – sua sponte – a benedire la sua salma.
Plaudo dunque all’ordine del giorno succitato e auspico che veramente si possa appoggiare l’Associazione Nazione Primo Tricolore e continuarne l’attività con l’impegno e la passione profuse del suo fondatore e Presidente Otello Montanari.
(Marco Fornaciari, avvocato)
Ivaldo Casali
03/01/2019 alle 18:43
Condivido l’analisi dell’Avv. Marco Fornaciari sulla figura dell’On. Otello Montanari e l’importanza di mantenere in attività l’Associazione “Primo Tricolore” che ha amorevolmente costituito.
Non va dimenticato l’appello memorabile (avversato dalla sinistra!) che fece nel 1990 del “CHI SA PARLI”, che ha avuto risonanza nazionale, riguardo agli eccidi compiuti dai partigiani comunisti negli anni del dopoguerra. Una verità dopo oltre 40 anni dai tragici fatti, pur parziale, che con coraggio l’ex partigiano Otello Montanari ha svelato subendo, ingiustamente, le angherie di coloro che volevano impedire che venissero alla luce le atrocità del dopoguerra, sempre nascoste e censurate, come purtroppo avviene ancora oggi da parte dei “democratici” della sinistra.
La verità, dicono, è così pesante che neanche Dio riesce a sopportarla, immaginiamoci l’Anpi!
Paolo Fioroni
07/01/2019 alle 02:37
Per quanto sia convinto che Otello fosse in buona fede, resta il fatto che la verità sia emersa troppo tardi, diciamo con qualche decennio di ritardo. Processare dei soggetti ultranovantenni non ha mai senso e non rende giustizia ad alcuno. Forse Otello poteva attivarsi prima o forse no,altri sicuramente si.
Barozzi Giovanni. 8/8.
25/07/2023 alle 22:12
Chi sa parli e …chi sapeva DOVEVA parlare PRIMA .
D’accordissimo sull’articolo dell’ Avv. Marco Fornaciari.