18/1/2’19 – Era la sera del 24 ottobre quando l’urlo “farabutti” risuonò nella platea ammutolita del congresso della Cgil provinciale. “Ringrazio i farabutti dell’assemblea congressuale”: a lanciare l’invettiva, che resterà nella storia del sindacato di via Roma era stato l’ex segretario Guido Mora, entrato in congresso con la rielezione in tasca e alla fine fucilato sul campo dai franchi tiratori che nel segreto dell’urna gli hanno fatto mancare i voti promessi sino a poche ore prima.
Da quel momento in via Roma è scoppiata la guerra tra le correnti in campo (la sinistra sindacale di discendenza sabattiniana che per decenni ha dominato il sindacato a Reggio, contro tutti gli altri) con una crisi interna tuttora senza sbocchi, tamponata solo dalla reggenza affidata a Simona Campari, sindacalista di lungo corso.
La conferma della crisi si è avuta ieri all’assemblea generale della Camera del Lavoro dove non c’è stato accordo sul nuovo segretario ma, anzi, lo scontro politico è continuato con durezza, con 31 interventi (sedici di delegati e attivisti): uno scontro ormai insanabile, al punto che i centri regolatori incaricati di gestire la crisi da Bologna e da Roma, proporranno un nome esterno come segretario, e sul quale i componenti dell’assemblea camerale saranno ascoltati uno per uno. Di fatto un commissariamento di via Roma per superare una situazione di stallo diventata pericolosa.
Insomma, a quattro mesi da quel “farabutti” la Cgil continua a brancolare nel buio, a conferma che lo scontro non riguardava tanto la persona di Mora (che del resto avrebbe lasciato nel 2020 per andare in pensione) ma aveva origine in una frattura politica profonda, tra visioni e impostazioni diverse, come mai in passato. Di certo con questa crisi l’epoca dei sabattinini che hanno governato col pugno ferro a Reggio (portando due esponenti che come Gianni Rinaldini e Maurizio Landini ai vertici della Fiom, e ora Landini anche a quelli confederali) è al tramonto.
Ma ecco il comunicato diramato in serata dalla Camera del lavoro, che certifica il nulla di fatto e annuncia l’arrivo di un segretario “esterno”.
“I lavori sono stati introdotti dal segretario generale regionale Luigi Giove e conclusi dal segretario nazionale Nino Baseotto. Durante il dibattito sono intervenuti 31 componenti dell’Assemblea Generale di cui 16 tra delegati e attivisti. L’Assemblea Generale aveva lo scopo di affrontare la situazione determinatasi all’indomani della conclusione del Congresso provinciale del 24 Ottobre 2018.
Il dibattito si è svolto con franchezza confermando l’esigenza di approfondire ulteriormente alcune questioni già emerse nel confronto tra i segretari generali di categoria. Allo stesso tempo ha confermato la volontà di tutte e tutti di superare rapidamente questa fase.
Per questo motivo Cgil nazionale e Cgil Emilia Romagna avvieranno un’ulteriore fase di ascolto che coinvolgerà tutti i componenti dell’Assemblea Generale.
E’ stata inoltre l’occasione per fare una prima valutazione sulla proposta di percorso, avanzata dai centri regolatori e condivisa da tutti i segretari generali di categoria, volta ad arrivare alla elezione del segretario generale e della segreteria della Camera del Lavoro. La proposta, che non ha registrato dissensi nel corso del dibattito, prevede la necessità di individuare un programma teso ad affrontare alcuni nodi ritenuti centrali per superare l’attuale situazione. Questo programma andrà affidato al futuro gruppo dirigente e ne costituirà la base di lavoro.
La figura del segretario generale sarà pertanto strettamente collegata a tale mandato. Saranno i centri regolatori ad avanzare una proposta autorevole esterna alla Camera del Lavoro. Nel frattempo sono garantite tutte le attività della Camera del Lavoro e dei servizi ad essa collegati che continuano ad essere riferimento certo sul nostro territorio”.