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Firme false alle elezioni: il pm chiede 8 mesi per Capelli, che autenticò i moduli

18/1/2019 – Processo per le firme false alle elezioni di circoscrizione per la lista Centro Democratico: ieri il pm, nel corso del processo con rito abbreviato di fronte al giudice di Reggio Emilia  Sarah Iusto, ha chiesto la condanna (scontata di terzo) a otto mesi di reclusione per il capogruppo del Pd in Sala del Tricolore Andrea Capelli. Stessa condanna chiesta per Rita Manfredi, mentre l’altra imputata Ramona Nadia Cretulescu ha scelto il rito ordinario. Capelli, difeso dagli avvocati Nicola Tria e Giulio Cesare Bonazzi,  era presente al processo: in caso di condanna, rischierebbe l’ineleggibilità alle prossime elezioni comunale.

Andrea Capelli con i suoi avvocati

Il Carlino Reggio riferisce che l’avvocato Tria nella sua arringa ha affermato che “il pm ha ragione a metà: è pacifico che quel foglio contenesse firme false e disconosciute, che certamente Capelli autenticò, ma non ha considerato l’elemento psicologico”, vale a dire “lo spirito di servizio” e “l’assenza di interesse a comportarsi male: il segretario del partito gli chiese di mettersi a disposizione per la raccolta delle firme e lui lo fece.

Secondo Tria Capelli era presente alla raccolta firme, ma l’autentica, che comportava anche il recupero di un timbro custodito in municipio, veniva rinviata a un momento successivo. Nel frattempo i moduli con le firme rimanevano in custodia a Matteo Riva o ad altre persone: «Capelli si fidava di Riva perché era responsabile politico della lista. E fu rassicurato sul fatto che i moduli erano quelli», aggiunge Tria ipotizzando «un errore o una manina che ha infilato un modulo tra quelli consegnati a Capelli».

Il ha chiesto in primo luogo l’assoluzione e in subordine le attenuanti generiche partendo dal minimo della pena «per evitare la drammatica tagliola politica della legge Severino», secondo cui se la pena fosse superiore a sei mesi scatterebbe l’incandidabilità (ma solo con sentenza passata in giudicato). Dal canto suo l’avvocato Bonazzi ha chiesto l’assoluzione piena perché il fatto non costituisce reato.

Assoluzione chiesta anche per Rita Manfredi chiesta dall’avvocato Federico De Belvis.

 

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