Mario Borghi Nato a REGGIO EMILIA il 18/12/1895. Era figlio di Enrico. Appena pochi mesi prima di cadere eroicamente in 1^ linea era morta sua mamma. Nella sua casa di Reggio Emilia in via Roma 13 erano, invece, rimasti a vivere il suo anziano padre Enrico e una sorella. Infatti anche suo fratello, ragionier Ladislao, combatteva al fronte come tenente di fanteria. Collaboratore del “GIORNALE DI REGGIO EMILIA”, e corrispondente da Reggio Emilia de “IL RESTO DEL CARLINO” e de “L’IDEA NAZIONALE”. Dopo essersi diplomato con lode in ragioneria, era entrato nell’esercito. TENENTE del 146° REGGIMENTO FANTERIA Brigata CATANIA. Ardentissimo nazionalista della prima ora, aveva compiuto decine di atti di valore. Si era distinto in particolare sul Pal Piccolo e sul monte Cimone. Il giorno prima di morire aveva scritto al fratello: “Oggi sentiamo un lontano bombardamento. Il nostro reggimento andrà all’assalto. Dio protegga l’Italia e le nostre armi. Non temere per me. Speriamo nella vittoria. La mamma mi assiste. Viva l’Italia! Baci affettuosi, Mario”.Morì sul CARSO A QUOTA 144 di Monfalcone – DEBELI VRH il 10/10/1916. Dopo la presa italiana di Gorizia nell’ottobre 1916 a seguito di un ripiegamento delle truppe del suo reparto nella zona di Monfalcone, benché addetto al Comando, volle slanciarsi ad affrontare il nemico che si avvicinava alle trincee italiane ed uscì da solo con il suo fido attendente Antonio Molina impugnando il moschetto. Furono, però, entrambi falciati dalle raffiche nemiche e caddero uno a fianco all’altro. Dettero notizia della sua morte “Il Resto del Carlino” del 18 ottobre 1916 a pag. 2, il Corriere della Sera del 19/10/1916 a pag. 2 e “L’Idea Nazionale” del 21 ottobre 1916 a pag. 2. La cittadinanza reggiana espresse un vivo generale cordoglio. Il 21 ottobre 1916 fu celebrata una Santa Messa solenne in sua memoria nella chiesa parrocchiale di Santa Teresa a Reggio Emilia alla presenza di tutte le personalità politiche dei partiti interventisti e una folla di cittadini di ogni classe. Sul catafalco era stata deposta la sua giubba di combattimento. Era presente anche una rappresentanza del Sindacato della Stampa oltre che dei tre giornali per i quali aveva scritto. Il suo nome figura nell’Albo d’Oro dei Caduti dell’Emilia II – (Modena, Piacenza, Parma e Reggio Emilia) Volume VIII alla pagina 132 n. 29 e al n. 5 dell’Elenco degli ufficiali Caduti del 146° Reggimento. Nel 1918 gli fu conferita la MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR MILITARE ALLA MEMORIA con la seguente motivazione: “Addetto al comando di un reggimento, inviato durante l’attacco a riconoscere le posizioni all’estrema destra della fronte, si spingeva con impareggiabile audacia e sprezzo della vita, fin presso i reticolati nemici, sostenendo impavido il micidiale fuoco dei difensori, finché trovò gloriosa morte; costante esempio di ferrea volontà, di generoso e cosciente ardimento. Monfalcone, 10 ottobre 1916”. Nel 1923 gli fu anche concessa postuma la CROCE DI GUERRA perché: “durante un’operazione notturna, conduceva brillantemente all’attacco il suo reparto, nonostante le difficoltà del terreno e la vivace resistenza nemica. Monte Cimone (Val d’Astice), 29 giugno 1916.” E’ sepolto nel SACRARIO MILITARE DI REDIPUGLIA. Giovanni Modena Nato a REGGIO EMILIA il 30/7/1887, era figlio di Riccardo (ragioniere e cavaliere). Apparteneva ad una famiglia di religione ebraica. Fondatore e membro del Comitato di redazione del quotidiano “LA PROVINCIA DI REGGIO”. Collaboratore de “L’AVANTI DELLA DOMENICA!” e del settimanale” IL RISVEGLIO DEMOCRATICO”. Sin da giovane aveva propugnato la Fondazione di un giornaletto di cui fu un attivo redattore “LE GIOVANI GUARDIE”, organo settimanale della gioventù socialista che divenne poi organo nazionale e si trasferì a Roma sotto la direzione di Arturo Vella. Interventista, socialista. Era anche avvocato. Era iscritto alla massoneria Loggia “Giosué Carducci” di Reggio Emilia di cui fu tra i fondatori. Di profonda cultura e dotato di grande ingegno amò profondamente la Patria. Sostenne che il disarmo non avrebbe potuto essere che internazionale, simultaneo fra gli Stati, e contemporaneo al trionfo delle nazionalità. Frequentò il Ginnasio-Liceo di Reggio Emilia. Mentre era ancora studente fondò con altri suoi compagni il Circolo Giovanile di studi sociali. Si iscrisse a Giurisprudenza nella Regia Università di Modena.
Ebbe poi un ruolo di rilievo nel Comitato pro italiani espulsi dalla Turchia formatosi a Reggio Emilia all’inizio della guerra libica del 1911. Fu tra i promotori della conferenza tenuta al Politeama di Reggio da Cesare Battisti la sera del 25 febbraio 1915 che ebbe un grande successo. CAPITANO DEL QUARTIER GENERALE INTENDENZA DELLA 9^ ARMATA. In precedenza aveva combattuto come ufficiale dal 1915 nell’83° REGGIMENTO FANTERIA Brigata VENEZIA in Val Daone e sul Dosso Faiti sul Carso. Successivamente era passato nel 22° REGGIMENTO FANTERIA Brigata CREMONA con cui aveva combattuto in Val di Ledro. Pur essendo stato riformato alla leva, volle ugualmente partire volontario come sottotenente. Figura nell’Albo d’Oro dei Caduti nella Grande Guerra Emilia II Vol. VIII – Province di Modena, Piacenza, Parma e Reggio Emilia a pag. 500 sub 21. Morì a UDINE il 1°/3/1919 per malattia contratta al fronte. I solenni funerali con gli onori militari si svolsero a UDINE.
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