29/10/2018 – Mercoledì mattina 31 ottobre, il collegio giudicante del processo Aemilia (primo grado del rito ordinario) farà il suo ingresso per l’ultima volta nell’aula bunker che occupa da oltre due anni il cortile di palazzo di giustizia a Reggio Emilia, e pronuncerà la sentenza a carico dei 148 imputati. Il presidente Francesco Maria Caruso e i giudici Cristina Beretti (presidente del tribunale reggiano) e Andrea Rat entreranno in aula intorno alle 11 (dopo 15 giorni trascorsi in camera di consiglio) per leggere il dispositivo della sentenza: dal 16 ottobre vivono blindati nei locali appositamente predisposti per loro nella Questura di via Dante, dove erano entrati al termine della 195ma udienza del più grande processo mai tenuto al Nord contro la ndrangheta.
In attesa di giudizio capi, uomini e colletti bianchi del ramo reggiano-mantovano della cosca Grande Aracri di Cutro (148 persone in tutto) che, come emerso dalle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna e culminate negli arresti di fine gennaio 2015, si è stabilmente insediata nelle ricche province emiliane e lombarde affacciate sul Po, penetrando in profondità nel tessuto economico e sociale soprattutto del reggiano, con la “benevolenza” della politica. Che tuttavia è rimasta sostanzialmente fuori dal processo Aemilia, nonostante le dichiarazioni dei pentiti su determinate parentele e soprattutto su richieste di pacchetti di voti a un boss.
In questo processo sono 54 le persone a cui è contestato il capo uno di imputazione, il “416 bis”, vale a dire il reato di appartenenza ad associazione mafiosa. Nella requisitoria del 22 maggio i pm della Dda Beatrice Ronchi e Marco Mescolini hanno chiesto per tutti gli imputati- ad eccezione di una sola proposta di assoluzione per prescrizione del reato- più di 1.700 anni di carcere.
La sentenza di Reggio, attesissima, arriva dopo quella del 24 ottobre scorso, quando la Corte di Cassazione si è pronunciata sui ricorsi di 46 imputati, gia’ giudicati con rito abbreviato a Bologna. Dagli “ermellini” romani e’ arrivata la conferma di 40 condanne e l’indicazione di rifare in appello, in tutto o in parte (solo per alcuni capi di imputazione, ndr), i processi di 5 imputati.
La Suprema Corte ha annullato con rinvio ad altra sezione la condanna as quattro anni per concorso esterno comminata in appello all’avvocato Giuseppe Pagliani che era stato prosciolto prima dal tribunasle del Riesame e poi assolto con formula piena in primo grado. Dopo la sentenza romana, Pagliani non ha mancato di denunciare il “supplizio inaudito e folle” al quale è sottoposto dal gennaio 2015.
Tra gli imputati dell’abbreviato per cui si sono aperte invece le porte del carcere, ci sono il poliziotto Domenico Mesiano, ex autista del questore di Reggio Gennaro Gallo, che si è spontaneamente presentato nei giorni scorsi davanti alla casa circondariale di Reggio e il giornalista Marco Gibertini, – copnduttore della trasmissione PokeBalle di Telereggio – passato dagli arresti domiciliari a una cella.