19/9/2018 – A tre udienze dal ritiro della Corte in camera di Consiglio per decidere la sentenza (un passaggio atteso per il 16 ottobre) , i collaboratori di giustizia del processo Aemilia contro la ‘ndrangheta Antonio Valerio e Salvatore Muto restano nel mirino delle difese.
Già nelle nelle arringhe dopo le requisitorie dei pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, gli avvocati degli imputati avevano puntato a sminuire l’attendibilità dei pentiti, sostenendo che le loro dichiarazioni -funzionali ai propri interessi giudiziari- si siano in sostanza basate su sentito dire o sugli atti processuali a cui hanno potuto avere accesso.
A un copione analogo si è assistito nell’udienza di ieri, quando nell’aula bunker del Tribunale di Reggio Emilia la parola è tornata ai difensori, che potranno ribattere alle controrepliche dell’accusa nell’udienza di giovedì ed eventualmente in quella dell’11 ottobre. Poi a parlare saranno proprio i collaboratori di giustizia (l’11 ottobre) e infine gli imputati, che potranno rendere delle dichiarazioni spontanee (il 16 ottobre).
Dunque ieri mattina hanno parlato in particolare gli avvocati Girolamo Mancino e Gregorio Viscomi, che assistono Pasquale Brescia il costruttore 50 enne titolare del locale Antichi Sapori a Gaida, ritrovo abituale secondo l’accusa dei vertici della ‘ndrangheta reggiana. Brescia, che ha sempre avuto frequentazioni a livello istituzionale e lavorava regolarmente per la Questura di Reggio, si trova in stato di carcerazione prevendiva dal blitz di fine gennaio 2015.
Il ristorante Antichi sapori è noto anche per la “cena dei sospetti” del 21 marzo 2012, organizzata per parlare delle cooperative edilizie e delle interdittive antimafia, viste come il fumo negli occhi dalla consorteria, che cercava di mobilitarsi contro il prefetto De Miro
. Secondo l’avvocato Mancino, nessuna prova in proposito è a carico di Brescia “diventato in questo processo un bersaglio mobile dei collaboratori, mentre i riscontri incontrovertibili rispetto a quanto essi hanno raccontato sono zero, i fatti sono zero”.
Il legale è tornato all’attacco su alcune incongruenze nelle testimonianze di Antonio Valerio riferite proprio a cene e pranzi tenutisi agli Antichi Sapori, che per i pm sono solo frutto di una confusione sulle date, mentre per Mancino certificano “l’ignoranza” sui fatti che racconta.
Altro elemento rilevato dall’avvocato e’ la richiesta di archiviazione del 2008 che il pm del tribunale di Reggio formulo’ nei confronti di Brescia, che un anno prima aveva sparato con una carabina ad aria compressa dalla finestra della sua abitazione contro un campo da calcio, ferendo ad una coscia un calciatore di una squadra di terza categoria. Infine, anche dalle dichiarazioni rese al processo dagli esponenti delle forze dell’ordine che hanno condotto le indagini, non emergerebbe la prova che agli Antichi sapori la ‘ndrangheta discutesse i suoi affari.
Ulteriore argomento della difesa è poi la lettera indirizzata dal carcere al sindaco Luca Vecchi, per la quale Pasquale Brescia è stato già assolto dall’accusa di minacce dal Gip di Bologna. L’avvocato Gregorio Viscomi ha ribadito che la missiva era estraneaa qualunque tentativo intimidatorio.
Per l’imputato – per il quale l’accusa ha chiesto 14 anni per associazione mafiosa – i legali hanno chiesto l’assoluzione “perchè il fatto non sussiste in quanto” Brescia non è partecipe dell’asserita associazione”. A seguire hanno preso la parola i legali di altri imputati, tra cui quello di Moncef Baachaoui, che ha contestato tra l’altro la richiesta formulata dal Pm Beatrice Ronchi di emettere una ordinanza di custodia cautelare in carcere, in caso di condanna, per tutti gli imputati che oggi sono a piede libero.
Un provvedimento definito “generico e immotivato”. Infine, non senza un certo disappunto, il presidente del collegio ha rimproverato i difensori, solo in pochi presenti in aula. Gli altri iscritti a parlare potrebbero appesantire infatti il calendario delle udienze conclusive. “Cosi’ non va bene”, dice Caruso, spiegando che nelle prossime udienze “il tempo degli interventi sar proporzionato al loro numero”. Lo stesso pentito Antonio Valerio, in videocollegamento, ha segnalato che “non vorrebbe essere penalizzato dagli interventi degli avvocati”.