28/9/2018 – Nel 1968 nasceva a Reggio il circolo Charles Peguy su iniziativa di Giovanni Riva, Giuseppe Folloni, Giuliano Bassani e altri giovani. Era l’atto di fondazione della comunità di Comunione e Liberazione a Reggio Emilia. E proprio questo sabato il movimento fondato da don Giussani, e che costituisce da tempo la parte più viva e agguerrita della Chiesa cattolica italiana (erano in centomila a Roma all’udienza di papa Francesco nel marzo 2016) festeggia il cinquantesimo anniversario della comunità reggiana.
Tutto si svolge nel pomeriggio di sabato 29 settembre a partire dalle 15,30, con un raduno nella chiesa di San Francesco (la chiesa già di don Franco Ranza, «sparrocchiato» per aver detto no al vescovo, e ora affidata a don Maurizio Pirola, della comunità sacerdotale San Carlo Borromeo) al quale sono attese oltre ottocento persone: non solo i membri della comunità di Reggio e provincia (circa trecento) ma tanti ciellini da Parma, Modena e da Carpi.
Molto atteso il collegamento speciale in videoconferenza da Milano per la lectio di Julian Carròn, successore di don Gius alla guida di Comunione e Liberazione. Saranno esposti anche alcuni pannelli sulla storia del movimento a Reggio: un anticipo della mostra che sarà presentata il prossimo anno.
Alle 17,30 la messa celebrata dal vescovo Massimo Camisasca, che è stato uno stretto collaboratore di don Giussani ed è il teologo e lo storico di punta di Comunione e Liberazione. Per questa messa, Don Ranza ha tirato fuori dal tesoro del tempio il calice donato da papa Mastai Ferretti, Pio IX, e mai utilizzato negli ulti decenni.
La stessa fraternità S. Carlo Borromeo, fondata da Camisasca, è “ figlia” di un’esperienza di Cl. Il vescovo di Reggio, del resto, è autore di una famosa storia di Comunione e Liberazione pubblicata undici anni fa; e la sua ultima fatica editoriale è un libro fotografico firmato insieme a Elio Ciol e interamente dedicato all’Avventura di Gioventù Studentesca, l’associazione fondata da don Gius nel 1954 poi diventata, appunto, Comunione e Liberazione.
Oggi Cl a Reggio è un movimento ecclesiale di famiglie e giovani, di ogni ceto sociale, impegnata in campo educativo e nelle opere di carità. La comunità locale ha generato nel tempo tre case di “Memores domini”, due maschili e una femminile, di persone consacrate. Tra i sacerdoti ciellini figurano don Mauro Vandelli (unità pastorale di Ciano-San Polo), don Romano Vescovi ora all’eremo di Salvarano, don Giancarlo Minotta a Montecchio, don Carlo Menozzi a Sassuolo, oltre ai sacerdoti della San Carlo Borromeo.
La sede del movimento ora è in via Martiri di Cervarolo, il responsabile provinciale è Andrea Ferrari, 33 anni, sposato con tre figli. Il movimento è una fucina di attività, in costante crescita anche nel reggiano, quindi sono tanti i compiti da assolvere.
«Anche di recente sono arrivati tanti ragazzi e famiglie giovani che hanno deciso di condividere questa esperienza di fede – afferma Ferrari – Per noi è importante da sempre l’aspetto educativo, e con Porto Franco – che ha sede in un istituto superiore reggiano – offriamo aiuto nello studio. Molti di noi dedicano parte del loro tempo alle opere caritatevoli, come i banchi della solidarietà e in particolare il banco nella parrocchia di Pieve. Ogni settimana organizziamo incontri di studio e riflessione, normalmente partendo da un testo di don Giussani, e una volta al mese abbiamo l’incontro con Carron in videoconferenza nazionale».
Il seme gettato con il circolo Peguy ha fruttificato. Oggi il nerbo di Comunicazione e Liberazione a Reggio emilia è costituito da famiglie sui 40-50 anni, da studenti – G.S. esiste ancora ed è anzi una realtà viva – e ragazzi che hanno concluso la scuola e l’università (i “giovani lavoratori”).
All’assemblea in San Francesco, alla lectio di Carron e alla celebrazione presieduta da Camisasca, ci saranno tutti. «Vogliamo esprimere la nostra gratitudine per questi 50 anni – sottolinea Ferrari – Il gesto che faremo sabato, come tutto ciò che viviamo e proponiamo, è per scoprire sempre di più e quindi per annunciare al mondo la convenienza umana della fede. Le mi chiede come viene vissuta un’esperienza cristiano come questa, e come cambia le persone. Posso dire che una fede vissuta con un desiderio costante di ricerca e di miglioramento, aiuta a conquistare anche un approccio con la realtà più positivo, un atteggiamento di maggiore fiducia e costruttivo rispetto alle circostanze della vita. Cristo cambia il cuore, e noi lo sperimentiamo tutti i giorni, anche nelle nostre famiglie».
(DALLA VOCE DI REGGIO EMILIA)