7/9/2018 – E’ ritenuta “estremamente acclarata” l’attendibilita’ dei collaboratori di giustizia Antonio Valerio e Salvatore Muto, testimoni chiave nel processo Aemilia contro la ‘ndrangheta al nord. A dirlo e’ il pubblico ministero Beatrice Ronchi che ieri mattina in Tribunale a Reggio Emilia, nella 190esima udienza del procedimento giudiziario in corso da quasi tre anni – ormai avviato alla sentenza – ha iniziato la replica alle arringhe svolte nei mesi scorsi dagli avvocati della difesa dei 148 imputati. Lo fatto prendendo subito di petto una delle principali argomentazioni della difesa, che hanno a più riprese tentato di “smontare” la credibilità dei pentiti.
E’ il caso di chi accusò Antonio Valerio di aver mentito, quando dichiarò di aver incontrato il senatore Filippo Berselli (allora coordinatore regionale del Pdl) alla cena del 21 marzo 2012 nel ristorante Antichi Sapori di Pasquale Brescia. Appuntamento al quale -come risultò dalle indagini- l’odierno collaboratore di giustizia non partecipò . Valerio era invece presente ad altre due cene politiche, nello stesso ristorante, che si svolsero a marzo del 2010, in piena campagna elettorale per le regionali, eventi ai quali partecipò anche Berselli. Quindi, conclude Ronchi: “Valerio non mente o inventa. Ha semplicemente confuso le date”.
Il pubblico ministero invece una seconda arringa difensiva in cui si sosteneva -in relazione alla lettera inviata dal carcere da Pasquale Brescia al sindaco Luca Vecchi- la veridicità delle affermazioni di Valerio, che ad un’analisi del Pm non sono però quelle citate dall’avvocato difensore.
Altro nodo di sostanza preso in esame nella replica dei pm e’ infine quella della struttura del sodalizio ‘ndranghetistico emiliano, descritta dai pentiti come “autonoma” rispetto alla casa madre di Cutro e “orizzontale”. Un organigramma scevro da gerarchie, in cui gli affiliati avevano ampi margini di iniziativa e spesso entravano in conflitto tra loro. Caratteri cioè, ha sostenuto la difesa, molto diversi da quelli di un’organizzazione criminale come la ‘ndrangheta.
Secondo Beatrice Ronchi, invece, “quella di Aemilia è una consorteria con i caratteri ordinari e per nulla eccezionali nell’ambito del panorama dell’organizzazione di stampo mafioso denominata ‘ndrangheta”. Infatti “entro il sodalizio emiliano operano più soggetti in posizione apicale, dai Sarcone, Lamanna, Valerio, Diletto.”. Inoltre valeva anche in Emilia una regola d’oro: “Entro la ‘ndrangheta i conflitti devono essere risolti, altrimenti rischiano di portare a ritorsioni e quindi all’attenzione delle forze dell’ordine”. Ecco perchè, prosegue Ronchi, “ogni tanto c’e’ qualche incendio fra loro, fa parte della dinamica”. Insomma, conclude il Pm “devono essere respinte tutte quelle dichiarazioni degli avvocati che attaccano il disegno di Valerio. Questo era il senso del mio intervento”.
Intanto i pm Mescolini e Ronchi hanno depositato a sorpresa una richiesta di custodia cautelare in carcere, in caso di condanna, per tutti gli imputati del processo Aemilia contro la ‘ndrangheta interessati dal cosiddetto capo 1 (l’accusa di reato di associazione mafiosa, ndr) che oggi si trovano a piede libero.
FONTE. AGENZIA DIRE