di Pierluigi Ghiggini
23/3/2018 – La “bomba” delle 18 mila forme di Parmigiano Reggiano sequestrate dal Nas dei Carabinieri di Parma, su segnalazione del Consorzio di tutela, per l’ipotesi di frode in commercio, è deflagrato nel potentato della Coldiretti.
I Nas hanno denunciato alla magistratura il legale rappresentante e il casaro del caseificio La Rocchetta, con stabilimenti a Suzzara (Mantova) e Luzzara nel reggiano. E il presidente del caseificio non è un imprenditore qualsiasi: è Paolo Carra, presidente della Coldiretti di Mantova e grande amico del presidente nazionale dell’associazione, Roberto Moncalvo.
Vicepresidente del Rocchetta è l’allevatore luzzarese Vanni Binacchi, che è anche membro del consiglio di amministrazione del Consorzio del Parmigiano Reggiano promotore dell’indagine e che ora dovrà elevare un verbale pesantissimo a carico della società agricola. Binacchi non è indagato, tuttavia si trova in una evidente situazione di conflitto d’interesse. Per questo, dopo alcuni giorni di tentennamenti, ha deciso di autosospendersi dalla carica in attesa che la situazione si
chiarisca. Secondo Carra, si tratta fondamentalmente di un pasticcio amministrativo, che sarà chiarito. Ma a leggere il report del Nas pubblicato nel sito del ministero della Salute, le cose non sembrano così lineari.
Secondo i carabinieri, che hanno rilevato anche nel 2017 una eccedenza di produzione rispetto alle quote assegnate al Rocchetta, nel caseificio di Suzzara venivano
utilizzate nottetempo le fustelle per la marchiatura delle forme, assegnate al caseificio di Luzzara. Un gioco assolutamente vietato dai regolamenti del consorzio, considerato appunto alla stregua di una frode. Inoltre, sempre secondo il Nas, le sei forme al giorno marchiate irregolarmente dal primo gennaio non hanno la placca di caseina fornita dal Consorzio di via Kennedy, e senza la quale neppure il formaggio marchiato può fregiarsi del titolo di Parmigiano Reggiano.
E’ chiaro che – vista la posizione del presidente Carra – Coldiretti, che da anni conduce strenue battaglie contro le contraffazioni e per l’assoluta regolarità delle Dop, si trova in evidente imbarazzo. Paolo Carra infatti è anche il presidente della grande cooperativa Virgilio di Mantova (70 caseifici e duemila produttori associati) grosso nome nel
campo del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano. C’è chi invoca le dimissioni di Carra, non solo dal Rocchetta ma anche dal consorzio Virgilio, un co-dominio di Confcooperative e Coldiretti, benchè la struttura cooperativa non sia in alcun modo toccata dalla vicenda.
Non mancheranno echi nell’assemblea del consorzio Parmigiano Reggiano convocata a Parma per mercoledì 28 marzo, in cui sarà
deliberato il nuovo Piano Produttivo proposto dal presidente Bertinelli. Nel cda della settimana scorsa, proprio i consiglieri dell’area mantovana si sono astenuti sulla proposta, chiarendo che non raccoglieranno le firme né tra i caseifici né tra i produttori di latte. Ed è stato proprio Binacchi, già al corrente dell’indagine sul Rocchetta, a sferrare in sede di cda un attacco pesante alla Piano Produttivo, che non a caso prevede anche un giro di vite sui controlli.
Ora si comprende il perché di quell’astensione: forse troppi
controlli non fanno piacere. Perché sino ad oggi il consorzio ha messo sotto torchio trasformatori e confezionatori (cioè chi opera a valle nei servizi ad elevato valore aggiunto) mentre oggi si scopre che i problemi sono a monte, a che a farla sotto il naso del consorzio sono grandi produttori di formaggio, quelli che girano con suv da Mission Impossible, specialisti in pranzi d’affari con vertici delle associazioni e politici di rango.Il traffico di fustelle da marchiatura, venuto a galla con l’inchiesta del Rocchetta, ha spalancato una finestra su un mondo di mezzo ancora tutto da esplorare e forse da risanare. Chissà se non sia il caso di correggere il tiro, proprio per evitare danni ulteriori al prestigio del formaggio più famoso al mondo.
paolo
25/03/2018 alle 00:06
se per ipotesi ai vertici del consorzio al posto di Bertinelli ci fosse stato un coldirettiano doc secondo voi mandava l’ispezione alla latteria ?
l’oslen
25/03/2018 alle 15:50
Oppalà…! Cosa diranno ora i censori della Coldiretti, coloro che si ergono a paladini del “buono, pulito, giusto”, quelli che si strappano le vesti e manifestano in piazza contro i trattati che – a loro dire – indebolirebbero la posizione dei prodotti italiani nel mondo? Che ne dite di richiedere a gran forza le dimissioni dei due “furbetti”? State per stigmatizzare il loro comportamento, espellendoli dalla vs associazione, giusto? Allora, amici con i berretti gialli, cos’è questo assordante silenzio?!?
Lorenzo
26/03/2018 alle 15:08
Povera Coldiretti.. dopo la bufera sulle elezioni della presidenza del Consorzio di Bonifica adesso anche questa…ma non è che tutto ciò rispecchia il vecchio italiano democristiano intrallazzatore e maneggio ne???
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bruno
28/03/2018 alle 14:21
salvo solo Belen Rodríguez che non ha colpa 🙂