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“Coop, sistema finito per colpa dei finti manager”
Il vescovo ha ragione, reazione rozza di Legacoop
Intervista a Vincenzo Bertolini

29/4/2017 – “Le cooperative hanno subito una mutazione genetica: il distacco della politica, solo teorico, è diventato un mezzo per legarsi a questa o quella cordata, con personaggi che si sono inventati manager e hanno fatto diventare le cooperative una cosa funzionale a interessi privati”.

E’ durissimo il giudizio di Vincenzo Bertolini, esponente storico dei riformisti reggiani,  da tre anni fuori dal Pd e senza incarichi da più di vent’anni: “Rottamato ante litteram”, afferma.  E’ stato a suo tempo vicepresidente di Legacoop Reggio, prima ancora di diventare il segretario provinciale del Pci che con Otello Montanari diede il via al Chi sa Parli.  Bertolini ha sempre parlato chiaro, e anche in questa intervista raccolta dal gruppo politico di Porto Franco conferma di essere un uomo controcorrente. Bertolini spara sui manager che di “manager hanno solo le auto di lusso” , afferma che senza partecipazione dei soci le cooperative muoiono e dichiara che non bisogna mai fidarsi dell’establishment, anche quando è di nuova generazione. Esi schiera col vescovo Camisasca: “Ha pienamente ragione. Ha colto il punto focale della questione, e Legacoop ha reagito in modo rozzo. sia chiaro: il guadagno serve alle cooperative, il problema è come viene utilizzato”.

Ecco di seguito l’intervista che Reggio Report pubblica per gentile concessione di Porto Franco.

Vincenzo Bertolini

Vincenzo Bertolini

Bertolini, lei ha una lunga esperienza politica, negli anni 90 anche da cooperatore. Cosa pensa della crisi drammatica di numerose cooperative avvenuta in questi anni ?

C’è da pensare più di quanto la stampa abbia raccontato. Sì, ho una certa esperienza in campo politico e cooperativo anche se dal 1995 non ho più nessun incarico. Rottamato ante litteram. Senza nostalgia per quanto riguarda la esperienza cooperativa considerati gli aspetti grotteschi, verificati ai tempi delle mie frequentazioni. In questi giorni ho visto gente piangere e domandarsi cosa farà.

Cosa devo dire di più? Sono in molti a sapere e pochi a parlare. Forse è il caso di dire chi è senza peccato scagli la prima pietra. Il problema viene da lontano, il distacco, teorico non pratico, della cooperazione dalla politica è diventato, molto semplicemente, un modo di staccarsi dai valori fondanti la cooperazione per legarsi a cordate politiche di questo o quel partito , con personaggi che si sono inventati manager cooperativi e che, in nome della autonomia, hanno fatto diventare le cooperative una cosa funzionale ad interessi privati.

Una manifestazione dei soci Coopsette davanti alla sede di Legacoop

Una manifestazione dei soci Coopsette davanti alla sede di Legacoop

Il vescovo Camisasca è intervenuto affermando che compito delle coop non può essere quello di fare soldi. E’ stato praticamente aggredito da Legacoop e stampa amica di Legacoop. La Cgil poi si è svegliata dopo anni di subalternità e si è ricordata del suo mestiere, un po’ tardi forse…

Io credo che il vescovo Camisasca abbia pienamente ragione. Ha colto il punto focale della questione e mi è parsa piuttosto rozza la reazione della Legacoop. Sia chiaro che il guadagno serve ma il problema è come viene utilizzato. Per la crescita economica dei lavoratori , delle famiglie, per la elevazione civile e culturale della società o per operazioni immobiliari, finanziarie, per il mantenimento di nomenclature politiche e cooperative pagate profumatamente? Per quanto riguarda la CGIL possibile che si sia svegliata solo ora? Forse c’era un po’ troppa vicinanza, un compromesso strisciante anche se mai dichiarato tra i fattori che hanno reso subalterno il sindacato. Interessante leggere la biografia di molti cooperatori, la loro provenienza dalla sinistra sindacale e politica. Leggendo con attenzione queste storie si può dedurre molto relativamente ad un certo consociativismo di sinistra. La conflittualità molto reggiana verso le aziende private e non si è vista nei confronti delle aziende cooperative che stavano andando in rovina.

Il vescovo Massimo Camisasca

Il vescovo Massimo Camisasca

Il centro sinistra di fronte ad un dramma e ad un passaggio d’epoca è praticamene muto. Anche in questo caso si tratta di subalternità? Considerate anche le numerose promozioni che anche ora, nonostante la grande quantità di vittime sul terreno, continuano a diversi livelli?

Io dal PD sono uscito 3 anni fa e considerato il livello della classe politica del centrosinistra reggiano è meglio sapere che tace. Del resto tace su tante questioni, è un silenzio molto significativo, direi quasi strutturale

.

Pensa che per le coop ci sia un futuro?

E’ chiaro che le cooperative che non prevedono una partecipazione e un controllo da parte dei soci sono destinate a perdere la loro identità e missione. Si possono continuare a chiamare cooperative ma se perdono la missione per cui sono nate diventano qualcosa d’altro. Questa perdita di identità/missione produce le già citate nomenclature autoreferenti che si definiscono manager ma dei manager hanno solo le auto di lusso, con in più il fatto che non rischiano un euro di tasca propria.

Luca Bosi, vicepresidente Legacoop Emilia Ovest

Luca Bosi, vicepresidente Legacoop Emilia Ovest

Nel futuro ci possono essere cooperative di piccole medie dimensioni dove il socio lavoratore sente l’impresa come cosa propria, lavora 12 ore al giorno se necessario, rinuncia ad una parte dello stipendio se occorre, il presidente è espressione vera dei soci e si avvale anche di competenze manageriali ma che non hanno cariche dirigenti nella coop e sanno di essere controllati dai soci.

Credo che questa mia idea di cooperazione non goda di grandi consensi nell’establishment cooperativo, ma non credo ci sia molto da fidarsi dell’establishment, neanche di quello di nuova generazione.

 

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2 risposte a “Coop, sistema finito per colpa dei finti manager”
Il vescovo ha ragione, reazione rozza di Legacoop
Intervista a Vincenzo Bertolini

  1. Guido Rispondi

    30/04/2017 alle 09:13

    Bravissimo,credo sia la ricostruzione la più attinente possibile alla realtà. andate a leggere i bilanci delle cooperative andate in liquidazione ( di comodo) perché credo fosse giusto che fosse stato un curatore, nominato dal tribunale. E non un liquidatore, il quale fino ad oggi non ha mai promosso una azione di responsabilità verso a quelle amministrazioni , io non ho studiato ma guardando qualche bilancio del 2010 vedi in particolare modo CMR era già tra le righe la prossima conclusione!

  2. emilialibera Rispondi

    05/05/2017 alle 11:48

    Ai Pidiessini (sinistroidi) la metti nel c..o ma non in testa !! guarda a che punto sono arrivati (tutti falliti) ma ciò nonostante si vota il PD !!
    Un extracomunitario da ospitare per ogni sinistroide !!
    vergongna

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