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Maxi-inchiesta Grana Padano-Parmigiano: tutti gli indagati. Bufera su ex vertici e dipendenti della Nuova Castelli
Le accuse: forme contraffatte e difettose, latte con antibiotici e aflatossine”

22/3/2017 – La Nuova Castelli di Reggio Emilia, colosso del commercio internazionale di formaggi, oggi controllata da un fondo d’investimento inglese, non risulta indagata nell’inchiesta aperta dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani sulle presunte sofisticazioni di grandi quantità di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, tuttavia nei capi d’accusa il magistrato inquirente afferma con chiarezza che intorno alla Nuova Castelli spa e alle  società sia nazionali che internazionali a essa collegate “gravitava un’associazione a delinquere” volta  a “commettere sul territorio nazionale e internazionale i reati di frode nell’esercizio del commercio, contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari, adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari, commercio di sostanze alimentari nocive ed emissione di fatture per operazioni parzialmente o totalmente inesistenti”.

Sono in tutto 27 gli indagati nella maxinchiesta che, messa in moto anche dai controlli e dalle denunce del Consorzio del Parmigiano Reggiano, era cominciata con i controlli del Nac di Parma in una quindicina fra magazzini e caseifici del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano. Di questi indagati dodici sono accusati appunto associazione a delinquere finalizzata a reati di frode alimentare.

Parmigiano-reggiano-magazzino stagionatura-invio

Sono in particolare ex vertici e dipendenti dellaNuova Castelli:  Dante Bigi, notissimo imprenditore del settore, fondatore della società e già presidente del cda, l’ex amministratore delegato Luigi Fici, di Firenze, il mantovano Mario Panazza, amministratore di società riconducibili alla Nuova Castelli, tra cui la Casearia Castelli, con sede sempre in via Galimberti, Casearia Tricolore e Casearia Gentile di Rolo; Tommaso Cibrario (47 anni, di Imperia, direttore amministrativo e consigliere Nuova Castelli), Sergio Raglio (cremonese di 57 anni, procuratore della società), Giuliano Menozzi (57 anni, di Cavriago, direttore amministrativo), Livio Bondavalli (53 anni, di Correggio, responsabile vendite esteri Nuova Castelli).

E inoltre Romano Conti (impiegato amministrativo Nuova Castelli), Alberto Morlini (60enne di Rubiera, espertizzatore  Nuova Castelli), Francesco Ghidorsi (diMantova, 53 anni, funzionario del Consorzio Grana Padano), Marco Soldati (di Piacenza, 58 anni, tecnico del consorzio Grana Padano), Angelo Maria Strazzanti (47 anni, di Rubiera, mediatore libero professionista per conto della Nuova Castelli).

Secondo il pm “veniva utilizzato  latte per la produzione di formaggio atto a divenire Parmigiano Reggiano Dop e Grana Padano Dop contenente residui di antibiotici, aflatossine, nonché immettevano nella panna della soda (idrossido di Sodio), detenendo tali prodotti per la loro successiva commercializzazione».

Infatti secondo il pm avveniva una «fraudolenta produzione e commercializzazione, nonché contraffazione di ingenti quantitativi di formaggio Parmigiano Reggiano Dop, mediante la miscelazione con prodotti similari, appositamente creati utilizzando le specifiche di caseificazione adottate per il prodotto originale».  Inoltre venivano impiegati “fermenti lattici anche in numero superiore a quello consentito nella produzione di Grana Padano Dop e vietati nella produzione del formaggio Parmigiano Reggiano Dop, nonché utilizzo di latte con residui di antibiotici e presenza superiore ai limiti di aflatossine”.

Particolarmente massiccia sarebbe stata la contraffazione del Grana Padano con la “marchiatura illegittima” di “ingenti quantitativi di formaggio sprovvisti dei requisiti previsti dal disciplinare di produzione: forme gonfie, orlate o vuote alla cosiddetta battitura‘a martello”. E inoltre «false dichiarazioni delle giacenze, false registrazioni tali da evidenziare incongruenze tra giacenze fisiche e contabili; fatturazione di buste di fermenti cosiddetti ‘starter o startup’ alla controllata società lattiero-casearia ungherese Magyar Sajt Kft utilizzate invece in Italia nella produzione di formaggio Grana Padano Dop e ciò al solo scopo di eludere i controlli». E per finire “registrazione di false fatture facendo così coincidere la contabilità inerente i citati fermenti per poter giustificarne l’impiego sul quantitativo regolamentato dal disciplinare di produzione del Grana Padano, nonché ingannando quanti erano tenuti a valutarne la correttezza”.

Tra i reati contestati anche: adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari, colposa messa in commercio di sostanze alimentari nocive, frode nell’esercizio del commercio e contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari, falsa perizia o interpretazione (per “aver indotto in errore il perito del gip nel corso dell’incidente probatorio fornendo falsa fattura contabile di fermenti lattici di rinforzo”), falsità materiale e in scrittura privata, abuso d’ufficio e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale.

Per queste contestazioni, sono stati  iscritti sul registro degli indagati a vario titolo: Massimo Bertoni (responsabile qualità della Nuova Castelli), Claudia Cadonici (addetta alla qualità Nuova Castelli), Artico Iori (responsabile di produzione Nuova Castelli), Paola Alessandra Maria Pozzi (addetta alla qualità Casearia Castelli srl), Giuseppe Omassi (casaro della Casearia Castelli srl), Villiam Chiari (casaro del caseificio di San Polo di Torrile, Parma), Simone Paraluppi (casaro della Casearia Tricolore), Emily Anselmi (responsabile di laboratorio della Casearia Tricolore), Davide Vietta (casaro di Tizzano Val Parma), Paolo Guerriero (legale rappresentante della Alce International srl), Federico Bruno (legale rappresentante Alce srl), Vanessa e Luca Bonazzi (soci dell’omonimo laboratorio di analisi di Novellara).

Per l’ex presidente del consorzio del Parmigiano Reggiano Giuseppe Alai e il direttore del consorzio Grana Padano Stefano Berni l’accusa si limita all’ abuso d’ufficio. Ma, come ha precisato l’avvocato Roberto Sutich, l’ex presidente Alai non può essere chiamato a rispondere di tale reato, in quanto il consorzio del Parmigiano Reggiano non è pubblico ma ha carattere privatistico.

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3 risposte a Maxi-inchiesta Grana Padano-Parmigiano: tutti gli indagati. Bufera su ex vertici e dipendenti della Nuova Castelli
Le accuse: forme contraffatte e difettose, latte con antibiotici e aflatossine”

  1. Simona Rispondi

    22/03/2017 alle 15:53

    Complimenti ai carabinieri che hanno scoperto quest’ aberrante speculazione ai danni di ignari cittadini!

  2. Gianfilippo Rispondi

    30/03/2017 alle 17:08

    PARLIAMO DI FORMAGGI BANDIERA DELL’ITALIA – MI AUGURO UNA ESEMPLARE PENA – CONGRATULAZIONI ALLE FORZE DELL’ORDINE CHE HANNO SCOPERTO QUESTO COMPLICATISSIMO ILLECITO – RITENGO CHE SIA NECESSARIO PIù CONTROLLI ED E’ INUTILE sbandierare CIFRE ASSOLUTE BISOGNA VEDERE IN CHE PERCENTUALE SONO FATTI I CONTROLLI

  3. Gianfilippo Rispondi

    01/04/2017 alle 09:51

    QUANDO I NOSTRI MIGLIORI MARCHI VENGONO ACQUISTATI DA STRANIERI, IN QUESTO CASO DA ZOZZINI INGLESI, FANNO UNA BRUTTA FINE- VEDI ANCHE I GIANDUIOTTI PERNICOTTI ACQUISTATI DAI TURCHE – VEDI I BACI PERUGINA ACQUISTATA DALLA NESTLE’- VEDI IL NOSTRO TORRONE NURZIA.

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