21/2/2017 – Mentre il segretario provinciale Andrea Costa lancia l’ultimissimo appello per contenere la scissione al minimo sindacale (“Se scissione sarà, saremo una comunità politica più povera”), il primo reggiano ufficialmente scissionista è l’assessore Mirko Tutino, che insieme alla consigliera regionale Silvia Prodi ha convocato un’assemblea aperta per domani sera, mercoledì 22, alle 21 ai Chiostri della Ghiara di Reggio Emilia.
Per Silvia Prodi non si può propriamente parlare di uscita dal Pd, perchè non è mai stata iscritta; ma per Tutino è la fine annunciata di una militanza d’annata, nonostante l’età relativamente giovane. L’assessore ha formalizzato la sua uscita dal partito durante la direzione provinciale di ieri sera, e ne ha spiegato le ragioni in un video lanciato su facebook .
E’ il primo ad andarsene, ma altri lo seguiranno: oltre alla Prodi, nipote di Romano che proprio oggi ha bollato la scissione come “suicidio”, vengono dati in migrazione il consigliere comunale Lanfranco De Franco – politicamente preparato e riflessivo, talmente riflessivo che nel partito lo definiscono simpaticamente “un giovane di talento che ha ingoiato un pensionato”. De Franco, segretario del circolo Pd del centro storico, in Sala del Tricolore è praticamente un tutt’uno col capogruppo Andrea Capelli. Il quale alla direzione di ieri sera non ha pronunciato parola, tuttavia sabato era a Roma all’assemblea della minoranza dem, dove su facebook giurano di averlo sentito cantare Bandiera Rossa insieme a Miguel Gotor.
Capelli oggi ha smentito il gossip (“All’osteria, nella pausa pranzo, ero a mangiare nel tavolo vicino a Roberto Speranza, e l’ho salutato perché lo conosco da tempi della Fgci: tutto qui“) e ha dichiarato di essere in attesa delle decisioni della direzione nazionale su tempi e modalità del congresso, e che tuttavia è orientato a restare “dentro”: “Non mi rassegno all’idea che il Pd non sopravviva a Renzi”.
In serata Lanfranco De Franco ha annunciato di aver saltato il fosso. “Io ho già deciso: sono pronto ad unirmi al gruppo in uscita (quello del governatore toscano Enrico Rossi, ndr.) Sto solo aspettando di capire quali sono i tempi e i modi che verranno dati a livello nazionale
Fra i propensi all’uscita vengono segnalati Alessandro Roccatagliati, ex garante e il consigliere comunale Salvatore Scarpino – di origini berlingueriane, esponente di spicco della comunità calabrese di Reggio . In quota indecisi il vicesindaco di Scandiano Matteo Nasciuti.
Intanto, dopo l’annuncio dell’uscita dal Pd, il segretario della Lega Nord Emilia Gian Luca Vinci ha chiesto le dimissioni dell’assessore Tutino.
Da sottolineare infine l’attacco sferrato da Andrea Costa “all’autoreferenzialità che ha stregato buona parte del gruppo dirigente nazionale”. Uscire da questa logica – ha detto il segretario reggiano – ” è un dovere”. In altri termini, comunque vadano le cose dentro al partito si farà piazza pulita dei responsabili del disastro.
L’ANNUNCIO DI TUTINO: “PERCHE’ SCELGO UN PROGETTO DIVERSO”
Così come ho detto che avrei votato no al referendum costituzionale e l’ho fatto a viso aperto, oggi scelgo di partecipare a un progetto diverso». Mirko Tutino, assessore del Comune di Reggio Emilia, spiega in un video su Facebook la sua uscita dal Partito Democratico annunciata ieri sera alla Direzione provinciale del PD di Reggio Emilia. «Lo faccio insieme a Enrico Rossi – prosegue – che ha impostato una nuova idea programmatica per il centrosinistra italiano. E lo farò insieme a tanti altri compagni di viaggio che risultano più coerenti con quest’idea e quest’impostazione.
Credo in un partito che metta al centro il lavoro come occasione di dignità e strumento per la realizzazione delle persone, e non accetto l’idea che il partito a cui aderisco sia il primo a operare perché il lavoro sia precario. Il secondo tema è la tutela dell’ecologia, per cui ho fatto tante battaglie.
Queste politiche non trovano spazio per un partito che sceglie di non votare al referendum sulle trivelle e che vede il trasporto pubblico come un elemento su cui fare dei tagli. Il terzo punto è la partecipazione: il Pd è nato come partito in cui elettori e iscritti potessero esprimere la loro opinione. Non lo è mai stato di fatto.
È colpa solo di Matteo Renzi? Io non credo. Però non ha mai invertito questa tendenza e sul piano delle alleanze ha spostato ulteriormente a destra l’asse del partito in cui diventerà strutturale il rapporto con il Nuovo Centrodestra. Per queste ragioni, a questo congresso non sarei in grado di sostenere Renzi se vincesse e non sarei in condizioni di riconoscermi ancora nel Pd».
Tutino conferma l’aèèuntamento di mercoledì 22 febbraio (ore 21) ai Chiostri della Ghiara di Reggio Emilia, per un’assemblea aperta sul futuro del centrosinistra. Insieme a lui ci sarà Silvia Prodi, consigliera PD della Regione Emilia Romagna – anche lei tra i fondatori di Democraticisocialisti, l’associazione di Enrico Rossi.
LEGA NORD: ORA TUTINO SI DIMETTA DA ASSESSORE
“Tutino lascia il Pd ma non la poltrona ottenuta con i voti del partito, siamo alla farsa totale, esce sbattendo la porta ma rimane dentro – dichiara Gianluca Vinci, segretario Lega Nord Emilia e consigliere comunale a Reggio – Nel video dove spiega le sue motivazioni, Tutino annuncia che esce dal Pd “come tanti altri compagni che risultano più coerenti”, tra cui Enrico Rossi. Vorrei sapere, dato che si parla di coerenza, se anche lui ha la stessa coerenza di Tutino e rimarrà seduto in Regione Toscana”. Nel video, l’assessore reggiano spiega in tre punti quelle che sono le motivazioni di uscita e dichiara: “Il terzo punto è la partecipazione, il Pd è nato come partito in cui elettori e iscritti potessero esprimere la loro opinione, ma di fatto non lo è mai stato”.
A questo punto viene da chiedersi come mai in tutti questi suoi anni all’interno del partito il problema della partecipazione non fosse così importante. “Proprio perché si parla di coerenza, come capogruppo della Lega Nord in consiglio comunale, chiedo quindi che Tutino si dimetta dall’assessorato” ha concluso Vinci.
APPELLO UNITARIO DI COSTA ALLA DIREZIONE PROVINCIALE DEL PD
“In attesa della direzione nazionale, come Segreteria provinciale, abbiamo consegnato ai vertici di questo partito una richiesta di unità. E’ l’ultimo appello in ordine di tempo che questo territorio avanza affinché non si produca quello che si sta invece determinando: una frattura. Abbiamo ancora qualche ora davanti perché questa non si concretizzi – ha detto ieri sera alla direzione del Pd reggiano, il segretario provinciale Andrea Costa – Una scissione che farebbe male all’idea di Pd che abbiamo in testa perché se scissione sarà, saremo una comunità politica più povera. Di fronte allo spaesamento dei nostri militanti a noi toccherà raddoppiare gli sforzi proprio per quelli che ci dicono “stiamo assistendo al suicidio di una idea politica incarnata in questo partito”.
Ha aggiunto Costa: “Raddoppiare gli sforzi significa andare ancora in mezzo alla gente. Stiamo facendo decine di assemblee per par parlare di lavoro sicurezza e immigrazione e due domande ritornano costanti: non vi sentite fuori sincrono a fare una campagna di ascolto su questi temi quando non si sa per conto di quale partito parlate? E ancora, venite a parlare di lavoro immigrazione e sicurezza mentre ogni 3 secondi c’è un’agenzia che dice che state implodendo? Io rispondo dicendo che proprio in momenti come questi che c’è il dovere di andare tra la gente e ascoltare le persone, per far vedere che c’è un dibattito nazionale che sembra voler far tramontare l’idea di questo patito e c’è poi una esperienza locale fatta da donne e uomini che battono il territorio palmo a palmo perché vogliono tenere in vita quell’idea di partito. Penso che sia un nostro dovere”.
“Il Pd è un luogo pluralista e di confronto vero e questa idea noi la vogliamo tenere in vita anche se qualcuno esce dal partito – conclude Costa – Da queste parti quell’idea la si sente un po’ di più, si ha esperienza lunga su cosa significa essere un partito. Da Reggio devono arrivare spunti importanti, contributi su tante questioni che ci pone la gente.
Parlare e riflettere su di noi è un esercizio che dobbiamo fare nella misura in cui questo può essere utile a dare risposte alla gente e alle nostre comunità.
Uscire dall’autoreferenzialità che ha stregato buona parte del gruppo dirigente nazionale è un dovere.