di Pierluigi Ghiggini
18/1/2017 – Una nuova storia, questa volta di traffico di reperti archeologici, rafforza il legame criminale tra il crotonese e il territorio reggiano.
La vicenda è venuta alla luce con l’inchiesta “Tempio di Hera” condotta dai Carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale, che dopo più di due anni di indagini e intercettazione hanno gettato la rete e hanno eseguito 12 misure cautelari (dagli arresti ai divieti di dimora) ordinate dal Gip di Crotone, oltre a 35 perquisizioni domiciliari con contestuale notifica di avvisi di garanzia: in tutto 47 persone indagate nelle province di Crotone, Catanzaro, Reggio Calabria, Cosenza, Catania e Reggio Emilia per la presunta appartenenza a un’organizzazione criminale che avrebbe gestito, in tutte le sue fasi, un traffico di reperti provenienti dal saccheggio sistematico di Capo Colonna, nella Calabria Ionica, uno dei siti archeologici più interessanti della Magna Grecia, per un giro di diversi milioni di euro.
A Reggio Emilia è stato perquisito e indagato un collezionista: ma oltre a questo esile filo, ben altro lega il territorio di Aemilia alla nuova inchiesta deflagrata nel crotonese.
Capo Colonna si trova nel territorio del comune di Isola Capo Rizzuto, confinante con Cutro, e nella zona archeologica la famiglia Grande Aracri una lottizzazione, con gli 80 bungalow di cui si è parlato anche nell’inchiesta Aemilia, e diversi terreni.
Il Tg Regione di Rai 3 ha riferito che i famigliari di del boss Nicolino Grande Aracri sarebbero stati rappresentati davanti al Tar, nei ricorsi contro i vincoli archeologici, dallo studio legale Coffrini. Di certo la famiglia Grande Aracri è stata difesa davanti al Tribunale amministrativo di Catanzaro da Ermes Coffrini padre dell’avvocato Marcello, entrambi ex sindaci di Brescello, il comune dove vive Francesco Grande Aracri, fratello di Nicolino. Come è noto, Marcello Coffrini è stato costretto alle dimissioni poco prima dello scioglimento del consiglio comunale per condizionamento mafioso. E la famiglia Grande Aracri di Brescello era in piazza la sera della manifestazione in solidarietà con l’allora sindaco Marcello.
L’inchiesta Tempio di Hera, illustrata ieri mattina a Crotone, ha portato in carcere un noto accademico: è Pasquale Giuseppe Attianese, 71 anni, autore di diversi libri di numismatica. E’ considerato dagli investigatori la mente dell’organizzazione, l’esperto che indicava dove andare a scavare e che avrebbe provveduto a piazzare i reperti in Italia e all’estero.
Arrestato anche Vincenzo Gòdano, ritenuto il capo della squadra di tombaroli che provvedeva agli scavi clandestini. Fra gli indagati figurano almeno sei stimati professionisti.
Sequestrate, inoltre, preziose collezioni con numerosi reperti archeologici definiti «di notevole interesse storico-artistico ed elevato valore economico».