Lara Ferrari
di Lara Ferrari
5/1/2016 – Le donne devono molto ad Angelo Marani. Se la rivoluzione dei costumi e della moda è avvenuta negli anni Sessanta, lo stilista correggese dal canto suo, attraverso collezioni caratterizzate da una continua ricerca di materiali, filati, tessuti, ricami e stampe, e pervasa da un sentimento di libertà e fantasia senza limiti, ha contribuito a rendere le signore più ‘femmine’, vestendole con mirabili abiti di seta lucida, gonne plissé, esaltandone le forme, sinuose, morbide, accarezzandone le gambe con i fruscii di satin, organza, chiffon.
E elevandone la naturale bellezza con tacchi dodici, perché lui le donne le adorava sul serio e le voleva sicure, spavalde, consce della loro avvenenza.
«C’è sempre il cinema nelle mie collezioni – ci ha confidato nel backstage della sua ultima sfilata, quella della Primavera – Estate 2017 – E le colonne sonore di Stanley Kubrick, che adoro».
Sono questi i passe- partout in grado di aprirci il suo mondo, che lui aveva riassunto in una Los Angeles anni ’70, “che è stata l’unica parte del mondo che non si è curata dell’abbigliamento hippy e ha continuato a esibire schiene nude e décolleté decisi, mai però volgari, perché a quei tempi la volgarità veniva censurata. Donne che sapevano quello che volevano, e penso a Jane Fonda, avevano smesso di bere e prendevano l’aperitivo di frutta tropicale allo Chateau Marmont. Ho ripreso quel periodo vestendo le modelle con abiti molto sexy. Che contribuiscono a dare sicurezza e a vincere la timidezza di ogni mattina davanti allo specchio».
Angelo Marani
Ecco, lui aveva questo dono. Di far sentire la donna al sicuro in mezzo a una folla, con la forza della personalità abbinata a un capo importante.
Ricordiamo fra le sue creazioni, quelle improvvise esplosioni di colore e giovinezza, quando tutto sembra possibile, nel lavoro, nella vita, nell’amore, se solo si prova ad osare. Questo ci ha lasciato, in dote, con la moda di cui era artefice, Angelo Marani. La gioia dello slancio verso il mattino, verso il domani. Uno slancio positivo che ritrovava anche nello sport.
Era infatti un grande tifoso del basket reggiano, non si perdeva un match della Grissin Bon.
(dalla Voce di Reggio Emilia)