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Manodori, voler comprare e non avere i soldi

di Alessandro Bettelli
15/1/2017 –  Non si respira un’aria distesa nei corridoi della Manodori, che nei prossimi giorni chiamerà in adunata consiglio di amministrazione e consiglio generale per valutare il da farsi in vista dell’aumento di capitale monstre da 13 miliardi di euro, varato giovedì scorso dall’assemblea dei soci di Unicredit di cui la fondazione è azionista.
Gianni Borghi (foto d'archivio)

Gianni Borghi (foto d’archivio)

Gli interrogativi sul tavolo del presidente Gianni Borghi e dei “suoi”, del resto, non mancano. A partire della somma che la Fondazione sarebbe chiamata a sganciare nel caso in cui decidesse di aderire completamente all’aumento di capitale: una cifra che, considerando il peso dello 0,278% in seno all’azionariato di Piazza Gae Aulenti, ammonterebbe a 36 milioni e 140 mila euro.
Una montagna di euro di cui la Manodori non ha la disponibilità, ma che potrebbe, in (piccola) parte, racimolare sul mercato vendendo parte dei diritti corrispondenti ai 16 milioni e 600mila 833 titoli Unicredit che detiene in portafoglio.
Come dire: nell’impossibilità di aderire in toto all’aumento di capitale varato dal Ceo Mustier, la Manodori potrebbe prima fare cassa vendendo parte dei diritti di opzione che si ritrova come azionista e, col ricavato, acquistare le azioni di nuova emissione post ricapitalizzazione.
Tanto più che, secondo indiscrezioni di mercato, l’aumento di capitale dovrebbe essere lanciato a un prezzo che prevede uno sconto tra il 30% e il 40% sul terp (prezzo teorico dei titoli dopo lo stacco del diritto di opzione). Quindi i nuovi titoli dovrebbero essere emessi al valore di 1,20-1,30 euro (nell’ultima ricapitalizzazione da 7,5 miliardi di euro di gennaio 2012 fu applicato uno sconto del 43%)
Sarebbe un modo per la Fondazione di abbassare il prezzo medio con cui ha già in carico la partecipazione in Unicredit.
Ma lo sarebbe qualora l’ente guidato da Borghi ritenesse ancora la prima banca italiana un investimento strategico su cui puntare. Ed è sullo “strategico” che si addensano i maggiori interrogativi visto e considerato che al valore di Borsa di venerdì scorso di Unicredit (2,67 euro) la partecipazione della Manodori, nella banca guidata da Mustier, oggi vale 44milioni 324mila e 224 euro, ovvero 33 milioni 502mila e 180 euro in meno rispetto al valore di bilancio attribuito alla partecipazione al 31 dicembre 2015. E siamo sicuri che lo sconto ventilato dal mercato sia davvero uno sconto, o piuttosto valutazione più oggettiva della banca che negli ultimi mesi di asset “di valore” (Fineco, Banca Pekao, Pioneer) ne ha venduti più di uno?
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