Sicurezza ferrovie, l’assessore promette: sulla Reggio-Ciano il sistema di controllo Scmt
Lo scandalo della linea Parma-Spezia ancora a binario unico
Il cordoglio e la denuncia della Cgil per i morti in Puglia

13/7/2016 – Per la sicurezza della rete ferroviaria, la Regione Emilia-Romagna ha già investito oltre 14 milioni di euro per l’istallazione dello SCMT, il Sistema di controllo della marcia treno, e ne spenderà altri 25 per garantirlo su tutte le linee. Lo ha dichiarato l’assessore regionale ai trasporti, Raffaele Donini, per rassicurare l’opinione pubblica e i pendolari dopo l’immane tragedia avvenuta in Puglia.

Voglio esprimere innanzitutto la mia vicinanza e il mio cordoglio ai familiari delle vittime dell’incidente ferroviario avvenuto in Puglia– sottolinea l’assessore- questa tragedia ci ha toccato in modo particolare, anche perché ci ha riportato a undici anni fa, al disastro di Crevalcore. Da allora è iniziato un percorso per garantire la piena sicurezza di quello che è uno dei mezzi di trasporto più sicuri e più utilizzati, il treno”.

Ferrovia Reggio-Ciano: la stazione di Bibbiano

Ferrovia Reggio-Ciano: la stazione di Bibbiano

E’ stato fatto uno screening, sono stati programmati investimenti (40 milioni di euro complessivi) e interventi per la sicurezza: 6,5 milioni spesi nella passata legislatura per installare l’SCMT nelle tratte regionali limitrofi alle stazioni gestite da Rfi, e nel 2015 la Giunta ha  assegnato nel 2015 8,5 milioni per installare l’SCMT sulla Casalecchio-Vignola, dove i lavori sono già iniziati, e sulla Reggio-Ciano, “che verrà cantierata a breve”.

“Spenderemo altri 25 milioni –  ribadisce Donini-  per installare questo sistema su tutta la rete regionale. Voglio poi precisare che  l’insicurezza, il rischio di incidenti, non sono legati al binario unico, ma alla mancanza di binari di interscambio e di sistemi tecnologici di controllo. Tutte le nostre stazioni e le nostre linee hanno il binario d’incrocio e il blocco conta-assi, che è un tipo di sistema di sicurezza ferroviario automatico. Ma noi puntiamo ai sistemi di sicurezza di ultima generazione  quale è  l’SCMT. Per avere non solo treni nuovi e stazioni riqualificate, ma anche il Sistema di controllo della marcia treno su tutta la rete regionale”.

Ciò che resta in ombra nelle riflessione seguite al disastro sulla Barletta-Bari, è che continua ad essere in gran parte a  binario unico la ferrovia Pontremolese Parma-La Spezia, la tratta ferroviaria (di Rfi, non della Regione) più importante in Emilia dopo la Milano-Bologna, per la sua funzione di collegamento trasversale tra area tirrenica e Pianura padana. Si tratta di una vicenda inqualificabile, uno scandalo politico e di programmazione, su cui la Regione Emilia-Romagna è completamente assente, pur avendo un interesse primario.

Il raddoppio deliberato nel 1979 dalla X Commissione Trasporti per il risanamento della tratta, poi progettato come linea ad elevata capacità,  è ancora al 50%, e il persistere delle strozzature rende marginali i benefici dei grandi investimenti compiuti in trent’anni, come nel caso della galleria Serena tra Aulla e Santo Stefano e la galleria e il raddoppio più recenti tra Solignano e Osteriazza di Fornovo. Ancora oggi la tratta appenninica (a doppio binario da oltgre un seconolo) ha una pendenza illegale,però non è neppure cominciata la progettazione esecutiva, con relativo foro pilota, della futura galleria Pontremoli-Berceto. Riusciranno a vederla le future generazioni?

LA TRAGEDIA IN PUGLIA, DENUNCIA DELLA CGIL: “NEL PAESE DELLA TAV TROPPE LINEE A BINARIO UNICO”

“La Camera del Lavoro di Reggio Emilia esprime cordoglio ai familiari delle vittime e vicinanza ai feriti dell’incidente ferroviario, verificatosi ieri sulla tratta Andria -Corato della linea Barletta – Bari gestita dalla società privata Ferrovia Nord Barese.

Nella storia recente l’incidente ferroviario più grave mai accaduto.

Accaduto nel Paese della Tav che si scopre il Paese dei pendolari e del binario unico. Degli investimenti mancati sulle linee e sulla sicurezza, delle stazioni abbandonate e delle due velocità sempre più nette che separano i centri dalle periferie.

Un incidente in cui hanno perso la vita 27 persone e 50 sono rimaste ferite.

Il disastro ferroviario sulla tratta Andria-Corato

Il disastro ferroviario sulla tratta Andria-Corato

Facce di gente normale: storie di lavoratori, studenti, disoccupati, emigranti, vacanzieri. Le lamiere che si contorcono, lo schianto frontale a 100 all’ora: il buio. Un disastro accaduto in una regione del Sud Italia, la Puglia, che nonostante il turismo e le bellezze culturali rimane, insieme al resto del meridione, una delle regioni più povere d’Europa.

Per questo, oltre ad auspicare che le inchieste attivate dalla magistratura e dagli organi competenti portino presto all’accertamento delle cause di questo disastro, bisognerebbe guardare a quanto avvenuto con occhi risvegliati.

Occhi capaci di vedere che il Paese reale non è quello narrato dal discorso ufficiale e dalle grancasse mediatiche. Non è il Paese che corre verso “un nuovo sviluppo”, è piuttosto il Paese fatto di treni lenti e di tecnologie inadeguate, di gente che torna a casa in vagoni senza aria condizionata. Sopratutto è un Paese di persone “normali”, di lavoratori che svolgono i propri compiti in regimi di precarietà e mancanza di sicurezza, di persone che la crisi ha messo in difficoltà e che provano a trovare una strada in una società sempre più chiusa e classista dove le opportunità non sono uguali per tutti: dove c’è chi ha il doppio binario e chi è costretto al binario unico.

Un Paese dove risulta che l’Europa abbia stanziato fondi per l’installazione di sistemi di sicurezza che non sono mai stati usati.

La Camera del Lavoro di Reggio si stringe attorno a tutti coloro che stanno vivendo questo dramma e auspica che tra i rottami sparsi tra gli uliveti pugliesi si trovi la volontà di ripartire su un tracciato che invece di acuire le differenze sociali provi ad appianarle. Compito della politica”.

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