18/7/2016 – Sì, Reggio Emilia aveva un anfiteatro romano, e i suoi resti sono nascosti oltre i dieci metri di profondità sotto il parco del Popolo e viale Allegri, probabilmente sino ad allungarsi nel sottosuolo della ex Zucchi. Le prospezioni geofisiche condotte in una sola settimana e senza intaccare il terreno, hanno confermato l’ipotesi formulata già alcuni anni fa dal giovane studioso reggiano Paolo Storchi che in base all’esame di documenti e mappe antiche – a partire da una carta del 1599 che mostra chiaramente “un’anomalia” nella cinta muraria della Cittadella – aveva individuato l’anfiteatro (un’opera che riproduceva in scala il Colosseo di Roma) alla confluenza tra viale Allegri e la circonvallazione di Reggio. Di recente Storchi, dottorando alla Sapienza di Roma, ha individuato anche le tracce di un anfiteatro a Taneto di Gattatico, attraverso l’esame di vecchie fotografie aeree. L’ipotesi sarà sottoposta al vaglio di una campagna di scavo.
I risultati delle prospezioni, che conferiscono una dimensione nuova alla Reggio Emilia di età imperiale sono state presentate questa mattina nella Sala Rossa del Comune dal professor Maurizio Forte, docente presso il Department of Classical and Visual Studies della Duke University di Duhram (North Carolina): è sua la realizzazione del museo virtuale della Regium Lepidi, che per la prima volta a livello mondiale ha impiegato i visori Oculus per la visione in 3 D, sei mesi prima che fpossero introdotti al Museo Egizio di Torino e il British Museum.
Maurizio Forte e il suo team della Duke University hanno realizzato la campagna di prospezioni in collaborazione con Geostudi Stier nell’ambito del [email protected], progetto culturale ideato e gestito dal Lions Club Reggio Emilia Host Città del Tricolore e che ha il Credem come main sponsor,e che ha già finanziato l’affascinante museo virtuale della Reggio romana.
I risultati sono stati presentati in una conferenza stampa con l’intervento dell’assessore Natalia Maramotti, della professoressa Donatella Martinisi presidente del Lions Reggio Emilia Host Città , oltre che del professor Forte e di Gianfranco Morelli di Geostudi Stier. Presenti anche Paolo Storchi e l’ispettore dei Civici Musei Roberto Macellari.
dasinistra: Maurizio Forte, l’assessora Natalia Maramotti, la presidente del Lion Reggio Host Donatella Martinisi e Gianfranco Morelli
Le prospezioni geofisiche nell’area del Parco del Popolo sono avvenute dal 26 al 30 aprile scorso. Le indagini , del tutto non invasive ed eseguite senza occupazione o chiusura delle aree, hanno utilizzato tecniche multiple (geoelettrica 3D, elettromagnetismo e georadar) per aumentare le possibilità interpretative, ma anche per garantire la penetrazione nel terreno e la lettura di stratigrafie fortemente compromesse da intrusioni vegetali, scassi, depositi e riempimenti.
L’area principale indagata ha una superficie di 140 x 160 metri (oltre 22 mila mq) e i risultati della resistività indicano materiale di riporto, detriti, diffuse radici di grandi alberi ma anche strutture monumentali fra le quote di -5 e -10 metri di profondità, caratterizzate da valori di resistività elettriche compatibili con quelli di analoghe strutture in laterizio rinvenute in altre città emiliane.
A una profondità intorno ai 5 metri è stata individuata molto chiaramente la fondazione della cittadella e forse parte del bastione settentrionale, mentre fino a circa 10-12 metri si individuano massicce strutture in lapideo e laterizio presumibilmente pertinenti alle fondazioni di un grande edificio di forma ellittica. Insomma, l’anfiteatro romano di Reggio è li sotto: in proposito, il professor Forte non ha dubbi.
Difficile valutarne le dimensioni (auspicabile una nuova campagna di prospezioni nell’area non ancora indagata, quella in direzione della Zucchi) ma certamente non sono trascurabili: lo conferma la scoperta per la prima volta in questa zona di fondazioni oltre i dieci metri di profondità .
I recenti lavori di scavo per la realizzazione del Park Vittoria – ha sottolineato Forte – confermano l’esistenza di suoli scarsamente portanti fino a circa 18-20 metri dal piano campagna attuale, e quindi la necessità, in epoca romana di raggiungere profondità considerevoli per poggiare le fondamenta di edifici di grandi dimensioni.
Se si confrontano questi dati con le elaborazioni pubblicate da Storchi e con le vecchie stampe riproducenti le mura della cittadella, si confermano alcune evidenti coincidenze. L’ipotesi di Storchi partiva dal presupposto che la forma anomala/ellittica “in negativo” delle mura poteva indicare la presenza sotterranea di un edificio per spettacoli. La forma concava di una sola porzione delle mura non troverebbe pertanto altri giustificativi.
Le anomalie geofisiche riscontrate indicano strutture di forma ellittica nella parte Nord ovest del Parco del Popolo, tra viale Allegri e Viale Isonzo. L’ipotesi è che le mura della cittadella si fossero appoggiate estensivamente su strutture monumentali pregresse di età romana (in laterizio e/o tecniche miste) e che questa siano tuttora ben conservate a -10 mt circa di profondità dall’attuale livello di campagna.
“In linea per ora preliminare – ha sottolineato Forte – si può sostenere che le fondazioni del bastione dellaccittadella si siano impostate su quelle dell’anfiteatro di età romana, rendendo il lavoro di costruzione più facile e le fondazioni molto più stabili e solide, data la precarietà del suolo su cui si impostavano. Le immagini bi-tridimensionali delle prospezioni geoelettriche sono molto eloquenti e integrano quanto era stato documentato durante gli scavi di Park Vittoria dove il fossato della cittadella è stato identificato sino a 7,50 mt dal piano di campagna. E’ evidente che a quote così profonde (-10/-12) non possano che riscontrarsi che fondazioni di età romana.
Si tratta di risultati “sorprendenti e considerevoli”, anzi di “importanza gigantesca” : “In pochi anni la mappa della reggio romana ha assunto una dimensione inedita”, ha detto Forte riferendosi fra l’altro, oltre che all’anfiteatro, alla scoperta della domus romana negli scavi del Park Vittoria e alla strada rinvenuta durante i lavori di palazzo Busetti.
Morelli, da parte sua, ha rilevato che i risultati di Reggio sono del tutto analoghi alle indagini di Volterra, concluse con la scoperta dell’anfiteatro romano dentro le cinta delle mura etrusche.
Forte ha concluso la conferenza sollecitando Reggio Emilia a dotarsi di una carta del rischio archeologico “attesa da troppi anni”, mentre Macellari ha annunciato che i Musei di Reggio e la Soprintendenza stanno lavorando a un progetto di valorizzazione degli scavi nell’area del parcheggio di piazza della Vittoria: “Un palinsesto che permetterà di ripensare la storia di questa parte della città dall’età repubblicana al Medioevo, sino al vulnus della Cittadella”.
Il sogno, ora, è poter riportare alla luce i resti dell’anfiteatro della Reggio imperiale: una missione praticamente impossibile, ma che forse potrà essere condotta nella parte compresa all’interno del perimetro del parco del Popolo. Mai dire mai.