10/7/2016 – “Il lavoro deve restare a Reggio, le condizioni ci sono, serve la volontà. è quanto diremo lunedì ai dirigenti della Maschio Gaspardo. L’occupazione della fabbrica ha questo scopo, ed andrà avanti con questo obiettivo.”
Con questa posizione la Fiom di Reggio, che rappresenta tutti i lavoratori che da giorni stanno occupando lo stabilimento Unigreen di Roncocesi, si presenta all’incontro convocato dalla Regione, nella sede della Provincia di Reggio Emilia, in piazza San Giovanni.
“Questa fabbrica ha fornitori nel raggio di poche decine di chilometri, e spedisce i prodotti finiti a clienti al di là del Mediterraneo e dell’Atlantico, spostare la produzione in Friuli davvero aiuta le vendite? I lavoratori qui conoscono a memoria il prodotto e da anni mandano avanti la fabbrica da soli, praticamente senza gerarchia, garantendo qualità e fatturato. Dov’è la ragione industriale per spostare la produzione?”
Domani durante l’incontro i lavoratori terranno un presidio davanti i locali della Provincia. Al loro posto, in una staffetta simbolica, vigileranno i cancelli Unigreen i delegati sindacali del Gruppo Emak (ex Gruppo Yama) che tre anni ha ceduto la Unigreen al Gruppo Maschio, proprietà che oggi chiude lo stabilimento.
“C’è una vicinanza profonda tra noi e loro, e anche se non facciamo più parte dello stesso gruppo i lavoratori di Yama si sentono ancora vicini a noi – afferma Marcello Vita, Rsu della Unigreen – D’altra parte non si possono cancellare oltre vent’anni di lavoro sotto la stessa proprietà. Diversi lavoratori di quelle aziende tutti i giorni passano dal presidio e ci chiedono di cosa abbiamo bisogno”
Trentacinque famiglie stanno vivendo il dramma collettivo del rischio della perdita del lavoro, e 35 famiglie sono 105 persone, di cui oltre venti bambini, che si troverebbero senza fonte di sostentamento dal primo settembre.
I lavoratori della Unigreen hanno tutti più di 40 anni, e a Reggio Emilia in questo periodo di crisi quaranta è una età in cui già spesso si è considerati anziani per rientrare in azienda dopo che si è perso il lavoro.
La Fiom pone anche il problema dell’indotto, ma anche guardando solamente la ex-Unigreen si può comprendere che il problema non è affatto piccolo.
“Ho 52 anni, sono operaio al montaggio, e a casa devo assistere mio padre anziano, qualsiasi trasferimento per me sarebbe impossibile – spierga un lavoratore che ha più di 25 anni di Unigreen – Trovare un nuovo lavoro a Reggio? Magari… ma è impossibile alla mia età”.
Tra questi lavoratori, anche marito e moglie (genitori di due figli), entrambi dipendenti della Maschio, che in questi giorni insieme stanno occupando la fabbrica, e poi molte famiglie monoreddito, e tanti padri e madri che in questa fase della propria vita non sarebbero in grado di gestire un trasferimento, senza traumi pesanti per la famiglia.
Questa mattina, dopo il turno notturno di presidio, alcuni lavoratori hanno parlato al termine delle Messe della domenica delle parrocchie di Pieve, Cavazzoli e Roncocesi: “Tanta attenzione e molta solidarietà reale da parte dei parrocchiani. Da giorni ci stanno portando acqua e generi alimentari, e ci hanno detto che continueranno a farlo. Li ringraziamo”