Un nuovo ritrovamento archeologico desta sempre scalpore. In realtà dietro ci sono anni di studi e ricerche. Come si arriva a fare una scoperta di questo tipo?
“La scoperta sempre e immancabilmente il risultato di anni di studio che portano ad una solida preparazione accademica, di doti personali ma anche di fortuna! Se proprio in quel preciso giorno del 1996 un aereo non avesse sorvolato quell’area e fotografato la traccia dell’anfiteatro, io non avrei potuto riaprire con forza la questione dell’ubicazione di Tannetum. Alcune tracce da fotografia aerea infatti si possono vedere perfettamente in un preciso istante e, solo pochi giorni dopo, essere del tutto sparite per riapparire solamente ad anni di distanza”.
La sua scoperta ha riacceso una disputa tra archeologi e appassionati locali. Ma un chilometro fa davvero la differenza?
“Sì, può sembrare poco ma anche un solo km fa la differenza. Le tre storiche ipotesi sulla collocazione di Tannetum sono che essa si trovasse in precisa corrispondenza con le attuali Sant’Ilario d’Enza o Taneto oppure in una posizione mediana fra i due paesi. Insomma, in pochi km quadrati abbiamo ben 3 ipotetiche sedi di collocazione della città e non si può pensare ad una metropoli enorme che li comprendesse tutti e tre. Gli ultimi dati da me raccolti sembrerebbero orientare l’identificazione del centro nell’area immediatamente a sud ovest di Taneto, i prossimi anni di ricerca riveleranno se sono nel giusto”.
A che tipo di verifiche dovranno essere sottoposti gli indizi che ha trovato?
“L’ideale sarebbe poter effettuare qualche, anche piccolo, saggio di scavo. Il grande limite della fotografia aerea, esattamente come quello della geofisica, è che il risultato di queste indagini sono planimentrie, a volte, anche precisissime ma non databili, se non si tratta di edifici del tutto peculiari. In questo caso, l’anfiteatro è una struttura attiva esclusivamente in età romana ma tutte le altre tracce individuate disegnano tratti di strutture che non si può dire con certezza se siano romane, preromane, medievali o perfino relativamente moderne. L’unico modo per avere qualche certezza è scavare”.
Se la Tannetum romana era nelle vicinanze della Taneto di oggi, dobbiamo pensare che anche il tracciato della via Emilia fosse più a sud? Come mai lo sviluppo medioevale si è in qualche modo spostato (anche se di poco)?
“I saggi di scavo e la conseguente analisi stratigrafica potrebbero fornire anche indizi riguardo la ragione del probabile spostamento del centro principale più a sud. Una possibile spiegazione è che durante la tarda antichità, età di generalizzata crisi nella cura delle infrastrutture e di peggioramento climatico, ci si sia voluti spostare verso un’area più salubre poichè posta a quota leggermente più elevata e dove fin dal VI secolo d.C. era la chiesa dedicata a Sant’Eulalia che potrebbe avere attratto il popolamento attorno a sè e determinato anche lo spostamento di questo tratto di via Emilia. Bisogna comunque dire che la crisi di Tannetum, come si intuisce dalle fonti, fu graduale. La città non scomparve da un giorno all’altro ma si trasformò in semplice villaggio e poi scomparve con, forse, la successiva creazione di un nuovo centro demico a Sant’Ilario. Ci sono comunque alcune ipotesi alternative su cui sto lavorando e di cui vi darò notizia prossimamente (un primo articolo è in edizione sulla rivista dei Musei Civici di Reggio Emilia “Pagine d’Ad’Archeologia” e sulla rivista scientifica internazionale “Agri Centuriati”)”.
In una recente mostra ai Musei Civici di Reggio dedicata agli etruschi il nome di S.Ilario ricorreva più volte come sede di ritrovamenti. Viviamo letteralmente sopra millenni di storia. Cosa potremmo fare per tutelare e valorizzare maggiormente questo patrimonio?
“A questa domanda non posso rispondere. Sono altre le istituzioni che si occupano di tutela e valorizzazione (la Soprintendenza e i Poli Museali), io mi occupo di ricerca. In ogni caso, è grande la ricchezza archeologica del territorio di Sant’Ilario, indipendentemente dalla presenza o meno di Tannetum. Vi si registra una continuità di popolamento davvero straordinaria che ha lasciato tracce di grande consistenza. Ogni cittadino può fare la sua parte: prima di tutto educando le future generazioni. Il patrimonio culturale in generale, e archeologico in particolare, fa parte delle nostre radici più profonde e in Italia dovrebbe (e inspiegabilmente non lo fa!) costituire una delle principali risorse anche economiche. I paesi in via di sviluppo potranno surclassarci in qualsiasi tipo di produzione industriale ma non potranno mai imitare le bellezze del nostro passato nè avvicinarsi al loro grande valore culturale”.
Lei è giovane: cosa l’ha portata a divenire un archeologo?
“Volevo fare l’archeologo fin da bambino, sono passioni che ti scelgono più che indirizzi che scegli consapevolmente”.
Moreno
24/08/2017 alle 23:19
Ragazzo in gamba determinato,equipe affiatata forza ragazzi! Peccato che nessun industriale della zona dia un contributo economico x accelerare le varie fasi di scavo. Moreno.
Paolo Storchi
19/09/2017 alle 15:15
Grazie mille, Moreno!
Speriamo che il tuo appello venga colto…reperire fondi per la ricerca è sempre complicato. la II campagna Tannetana è stata un grande successo scientifico e di pubblico. Presto potremo rendere pubblici i risultati!
Paolo Storchi
19/09/2017 alle 15:14
Grazie mille, Moreno!
Speriamo che il tuo appello venga colto…reperire fondi per la ricerca è sempre complicato. la II campagna Tannetana è stata un grande successo scientifico e di pubblico. Presto potremo rendere pubblici i risultati!