24/6/2016 – Brusche oscillazioni degli spread dopo l’ufficializzazione della Brexit. Il differenziale tra Btp e Bund è schizzato fino a 191 punti base per poi ripiegare sotto quota 170 a 165 punti. Il divario tra i decennali di Spagna e Germania ha sfiorato i 200 punti base e ora si è ridotto a 173 punti.
E la Brexit innesca la corsa ai beni rifugio, con una pioggia di acquisti sui Bund che fa crollare il tasso del 10 anni tedesco al minimo storico di -0,17%. Il rendimento del decennale tedesco è poi risalito a -0,14%.
Pesanti cali per i futures sull’avvio delle Borse europee: secondo il circuito Bloomberg i contratti sulla partenza di Parigi sono ribasso fino all’11%, quelli su Francoforte cedono il 10% mentre Londra segna un calo previsto che ondeggia attorno all’8%. La maggioranza degli operatori – in un clima eccezionalmente volatile – vede per Milano un avvio in perdita attorno al 9%, con punte anche a due cifre.
Tokyo chiude in profondo rosso (-7,92%) – Nel giorno che ha decretato la vittoria del fronte del ‘Leave’ in Gran Bretagna la Borsa di Tokyo ha assorbito gran parte dello sbigottimento degli analisti, man mano che si concretizzava lo scenario della Brexit nel corso della notte in Europa. A poco è servito il dispositivo del ‘circuit breaker’, applicato dalle autorità di borsa a metà giornata, per tentare di limitare le perdite. L’indice Nikkei ha terminato con un calo del 7,92% lasciando sul terreno 1.286 punti a quota 14.952,02.
La sorpresa è stata forte e i crolli sui mercati proporzionati: nelle ore dello spoglio del referendum in Gran Bretagna i listini sono crollati (sterlina -10%, la Borsa di Tokyo ha toccato punte di calo dell’8%, i futures sull’avvio della Borsa di Londra sono arrivati a cedere il 9%), mentre i beni rifugio (oro e derivati sui titoli di Stato Usa) stanno ovviamente correndo. Il mercato azionario di Tokyo – che ha applicato il ‘circuit breaker’ per inibire le funzioni di immissione e modifica degli ordini limitando i ribassi troppo elevati – è il listino borsistico aperto durante lo spoglio del voto che ha accusato maggiormente il colpo, arrivando a perdere con l’indice Nikkei fino all’8,17%, lasciando sul terreno oltre 1.300 punti.
Hong Kong scende oltre il 4%, con Seul, Sidney e Mumbai che cedono più del 3%. Meno accentuati (attorno ai due punti percentuali) i cali di Singapore, Bangkok e Jakarta, mentre anche le Borse cinesi – che in un primo momento hanno provato a tenere – dopo la la pausa di metà seduta raddoppiano le perdite: Shanghai perde scende di oltre il 2% e Shenzhen più del 3%. Ma quello che preoccupa di più sono i ‘futures’ sull’avvio delle Borse occidentali: quelli sulla partenza della Borsa di Londra continuano a peggiorare con le stime del circuito Bloomberg sull’indice Ftse 100 che hanno segnato un calo massimo del 9%, per poi ‘ripiegare’ a -8%, con i futures sulla partenza di tutti i listini del Vecchio continente compreso Milano che si muovono su ribassi simili. I primi scambi, che avverranno nel pomeriggio europeo, dello S&P di New York sono visti in perdita di oltre il 5% e peggio va sui mercati valutari: la sterlina sta lasciando sul terreno oltre il 10% contro il dollaro, mentre la moneta virtuale Bitcoin sale del 5%. Intanto il petrolio è in calo e cede oltre il 6% a 47 dollari per il barile Wti mentre il Brent perde poco meno (il 5,95%) a 47,88 dollari. Corre ovviamente l’oro, considerato il bene rifugio per eccellenza: le sue quotazioni – forti da giorni – salgono del 7,8% ai massimi dal 2008.
(da ansa.it)
ESULTANO I LEADER NAZIONALISTI: E’ SOLO L’INIZIO. EUROPEISTI SMARRITI
24/6/2016 – Esultano i leader nazionalisti europei, un incubo per quelli europeisti: totalmente contrapposte le reazioni del mondo politico dell’Unione ai risultati che vedono la Gran Bretagna dire addio all’Europa con la vittoria dei leave al referendum.
“Vittoria della libertà! Come chiedo da anni ora serve lo stesso referendum in Francia e nei Paesi dell’Ue”: lo scrive la leader del Front National, Marine Le Pen, in un tweet pubblicato nel giorno del Brexit. Anche il numero 2 del Front National, Florian Philippot, ha twittato: “La libertà dei popoli finisce sempre per vincere. Bravo Regno Unito. Ora tocca a noi”.
“Per favore ditemi che sto ancora dormendo e che tutto questo è solo un brutto incubo”. Così l’ex premier europeista finlandese Alexander Stubb su Twitter. “Di solito queste cose avanzano in tre stadi: crisi, caos e soluzione non ottimale, non so dove siamo a questo stadio” . “Maledizione, un brutto giorno per l’Europa”. Lo ha cinghettatro il vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel. È la prima reazione di un membro del governo tedesco alla vittoria della Brexit al referendum.
“Evviva il coraggio dei liberi cittadini! Cuore, testa e orgoglio battono bugie, minacce e ricatti. Grazie Uk, ora tocca a noi. #Brexit”. Esulta il leader della Lega Nord, Matteo Salvini.
“Rispettiamo e deploriamo la decisione degli elettori britannici” che “provoca un danno maggiore a entrambe le parti, ma in prima battuta alla Gran Bretagna”, per questo “non ci può essere nessun trattamento speciale per il Regno Unito” e quindi “i negoziati di uscita devono concludersi entro due anni”. Così il leader del Ppe all’Europarlamento, il tedesco Manfred Weber, sottolineando che ora “l’Europa ha bisogno di un momento di riflessione, vogliamo un’Europa migliore e più intelligente”.
GIAMMARIA MANGHI: QUEL VOTO UN ARRETRAMENTO, L’EUROPA DEVE REAGIRE
“Pur nel rispetto dovuto a una espressione di voto popolare, la Brexit pone tutti noi, anche la comunità reggiana, dinnanzi a un passaggio epocale e grave, di arretramento rispetto alle politiche europeiste e di cooperazione internazionale che hanno animato la rinascita del continente nel periodo che va dalla fine del Secondo conflitto mondiale ad oggi.
Un elemento ulteriore di preoccupazione deriva anche dalla frattura elettorale che pare essersi verificata in seno al popolo britannico.
Se le analisi proposte sono attendibili sembrerebbero i più adulti ad avere votato in questa direzione che produce involuzione culturale, di cui pagheranno le conseguenze soprattutto i più giovani – nati, cresciuti e perfettamente integratisi in una Europa unita e senza frontiere – i quali avrebbero invece ed in grande maggioranza indicato il “remain” quale preferenza. Questa è una ulteriore testimonianza della apertura politica e culturale e dei tratti cosmopoliti della generazione Erasmus che anche Reggio Emilia, nel suo piccolo, ha contribuito a creare in questi anni, a partire dalle politiche di mobilità internazionale degli studenti delle scuole secondarie di II grado (altri 318 giovani studenti reggiani, tra luglio e settembre di quest’anno, partiranno verso Paesi europei per tirocini formativi).
E soprattutto, non si può tacitamente accettare la logica implicita nell’opzione Brexit per la quale chi sta bene e ha una sua solidità è tentato di ritirarsi, venendo meno ai doveri di solidarietà continentale e innescando pericolosi processo scissionistici, improntati al populismo e all’individualismo. Basti pensare alle proposte odierne di effettuare il referendum anche in Francia e Olanda o alla rinnovata minaccia scozzese di recedere dal Regno Unito.
L’Europa, nella quale l’Italia si riconosce fin dalla Costituzione al fine di assicurare pace e sicurezza tra le Nazioni, deve ora accelerare fortemente – anche rivedendo talune politiche e imparando dagli errori del passato, puniti con questo referendum e ancor prima da quello francese sul progetto costituente – per continuare a essere una grande casa comune per tutti i popoli che credono nella cooperazione e nella condivisione di valori etici e morali prima ancora che economici.
Dinnanzi a questa nuova, complessa sfida che attende l’Europa, l’Italia – e gli italiani – devono continuare a dare il proprio contributo“. Giammaria Manghi, presidente della Provincia di Reggio Emilia