Brexit 51,9%, Gran Bretagna via dall’Ue
Choc europeo: Borsa Milano -11%, crollo dei titoli bancari

24/6/2016 – Continua il crollo di piazza Affari. Alle 15 l’indice Ftse Mib ha segnato -11,02% rispetto alla chiusura di ieri. giornata di sangue per le banche: Intesa SAnpaolo -21,21%, Unicredit-20,85%, Bper -20,77, Banco Popolare -20.26, Popolare Milano -20,04. Landi Renzo è tornata in contrattazione a 0,44 euro (-3,83%).

24/6/2016 – Piazza Affari ha aperto in forte ritardo. Alle 10 perdeva oltre l’11% dopo che non era  riuscita  a fare prezzo per l’estrema volatilità ed era stata sospesa per oltre un quarto d’ora.      

 Unicredit e Intesa hanno aperto poco dopo le ore 9,40  a -24%, Ubi a -25,7%, e continuano a oscillare tra ammissioni  e sospensioni per eccesso di ribasso.

ORE 10,30

Alle 10,30 Intesa Sanpaolo -20,11%, Unicredit -16,52%, Banca Mediolanum -12,87%, Mediobanca -18,62%, Banco Popolare – 20,99%, Mps -17,59%, Bper -17,96%Credito Emiliano -12,6% alle 10,15. Interpump Group -10,17%, Iren -5,64%, Landi Renzo in asta di volatilità dopo un’apertura a 0,35 euro.

In Germania   Deutsche Bank crolla del 16% e Commerzbank del 17%.  A Londra -34% di Rbs e il -29% di Barclays.

24/6/2016 – Aperta e subito sospesa Piazza Affari: la Borsa italiana non riesce a fare prezzo per l’estrema volatilità che coinvolge tutti i titoli principali, tutti i titoli principali e sono stati posti in asta di volatilità: l’indice Ftse Mib (-0,1%) di fatto non può essere indicativo. Il crollo teorico è del 15%. Il sito di Borsa Italiana (che è controllata dalla City) è muto e desolatamente vuoto.

Che Borsa Milano non riuscisse ad aprire non era accaduto nel settembre 2008, quando fallì Lehman Brothers e le porte dell’inferno si spalancarono davanti alla finanza e all’economia mondiale. Precipitano anche le altre Borse europee:  Francoforte apre a -9,94%, Parigi in calo del 7%, Londra dell’8%. Si confermano dunque le previsioni  già anticipati dai futures. I timori maggiori degli analisti sono rivolti ai titoli bancari.

24/6/2016 – Ora è ufficiale, la Brexit ha vinto: la Commissione elettorale della Gran Bretagna conferma la vittoria dei Leave. Secondo il sito della BBC, il Leave ha ottenuto il 51,9% dei voti e il Remain il 48,1%. Per la Brexit hanno votato 17.410.742 elettori mentre per restare nell’Ue i voti sono stati 16.141.241. L’affluenza al referendum viene fissata al 72,2%.

24/6/2016 – La Gran Bretagna è virtualmente  fuori dall’Unione Europea, la Brexit ha vinto al referendum: è la stima della Bbc, al termine di una notte drammatica  (che era cominciata con exit poll rassicuranti per il “Remain”) quando mancano solo poche decine di circoscrizioni ancora da scrutinare e il Leave è al 52%, con quasi un milione di voti di vantaggio. La percentuale finale dei votanti si è fermata al 72,2%.

.Ed è il panico sui mercati finanziari con la sterlina ai minimi dal 1985 sul dollaro. Crolla l’Asia mentre si annuncia una giornata dura per le borse europee.

Nigel Farage esulta

Nigel Farage esulta

“Questa è la vittoria che significa un nuovo giorno dell’indipendenza per il nostro Paese. E’ l’alba di un Regno Unito indipendente”. Lo ha detto il leader euroscettico dell’Ukip Nigel Farage, dando per scontata una vittoria del Leave. “E’ arrivato il momento di liberarci da Bruxelles”, ha aggiunto. In caso di uscita del Regno Unito dall’Ue, Jeremy Corbyn dovrebbe chiedere al premier David Cameron di dimettersi, ma ai piani alti del Labour si ritiene che sarebbe inutile, perché lo stesso Cameron potrebbe annunciare le sue dimissioni spontaneamente.

Il Regno Unito spaccato in due dal referendum – ll ‘Leave’ vince in Galles conquistando 854.572 voti contro le 772.347 preferenze date al ‘remain’. In Scozia, nel referendum sulla Brexit, ha vinto il ‘Remain’ con 1.661.191 voti contro i 1.018.322 andati al ‘Leave’ a fronte di un’affluenza del 67,2%Glasgow, la grande città portuale scozzese, vota al 66,6% per Remain, contro il 33,4% di LeaveEdimburgo, vota a favore della permanenza nell’Unione Europea con una percentuale del 74,4% contro il 25,6% di Leave.

Contraria alla Ue la maggioritaria Inghilterra (esclusa quasi tutta Londra) con quasi il 60% di voti pro-Brexit. A Manchester fronte filo-Ue con un 60% di suffragi per Remain. Nella città industriale di Sunderland, sulla costa del nord-est dell’Inghilterra, Leave ha vinto con 82.394 voti (61,3%) contro i 51.930 voti (38,7%) per Remain. A Newcastle, città nel nord-est dell’Inghilterra, il ‘Remain’ ha vinto, ma di misura: 50,7% contro il 49,3% dei voti per il ‘Leave’, con uno scarto di appena 2.000 voti in una città in cui hanno votato in 129 mila. Gibilterra ha scelto il Remain con una percentuale del 95,9% e un 4,1% per il Leave. L’affluenza alle urne nel territorio a sud della Spagna è dell’84%. Leave ha vinto anche a Swindon , nella contea del Wiltshire, nel ricco sud-ovest dell’Inghilterra, con una percentuale del 55% contro il 45% di Remain. Oxford non tradisce l’Europa: la celebre città universitaria inglese porta in dote il 70,3% dei suoi voti al fronte di Remain nel referendum britannico sull’Ue contro il 29,7 di Leave. Anche Cambridge, dopo Oxford, vota in favore del fronte filo-Ue di Remain con oltre il 74% dei suffragi. La città di Liverpool, nel nord-ovest dell’Inghilterra che diede i natali ai Beatles, ha votato per il Remain, che ha vinto col 58% dei voti contro il 42% dei Leave.

Esultanza dopo la vittoria del Leave

Esultanza dopo la vittoria del Leave

Il voto a Londra – Il ‘Remain’ a Londra è al 69% mentre il ‘Leave’ si ferma al 31%. E la scelta di restare in Europa, ad esempio, prevale nell’aristocratico quartiere di Hammersmith & Fulham, dove il ‘Remain’ trionfa al 70% mentre il ‘Leave’ si ferma al 30% mentre in due quartieri popolari dell’East End di Londra, Barking e Dagenham, compresi in una stessa circoscrizione, hanno segnato la vittoria al Leave con una proporzione del 62% contro il 38%. A Watford, sobborgo nel nord-est di Londra, il Leave ha vinto per soli 252 voti rispetto ai 23.167 del Remain mentre a Islington, nel collegio blindato del leader del Labour, Jeremy Corbyn, Remain si attesta attorno al 66% dei voti. l voto nel municipio della City of London è per il 75% per il Remain contro il 25% per il Leave. Remain ha vinto con il 78% contro il 22% a Hackney, popoloso quartiere nell’East End.

 MERCATI FINANZIARI NEL PANICO, TOKYO -8%, SPREAD BTP BUND SCHIZZA A 190 PUNTI, POI 165         

24/6/2016 – Brusche oscillazioni degli spread dopo l’ufficializzazione della Brexit. Il differenziale tra Btp e Bund è schizzato fino a 191 punti base per poi ripiegare sotto quota 170 a 165 punti. Il divario tra i decennali di Spagna e Germania ha sfiorato i 200 punti base e ora si è ridotto a 173 punti.
E la Brexit innesca la corsa ai beni rifugio, con una pioggia di acquisti sui Bund che fa crollare il tasso del 10 anni tedesco al minimo storico di -0,17%. Il rendimento del decennale tedesco è poi risalito a -0,14%.
Pesanti cali per i futures sull’avvio delle Borse europee: secondo il circuito Bloomberg i contratti sulla partenza di Parigi sono ribasso fino all’11%, quelli su Francoforte cedono il 10% mentre Londra segna un calo previsto che ondeggia attorno all’8%. La maggioranza degli operatori – in un clima eccezionalmente volatile – vede per Milano un avvio in perdita attorno al 9%, con punte anche a due cifre.
Tokyo chiude in profondo rosso (-7,92%)  – Nel giorno che ha decretato la vittoria del fronte del ‘Leave’ in Gran Bretagna la Borsa di Tokyo ha assorbito gran parte dello sbigottimento degli analisti, man mano che si concretizzava lo scenario della Brexit nel corso della notte in Europa. A poco è servito il dispositivo del ‘circuit breaker’, applicato dalle autorità di borsa a metà giornata, per tentare di limitare le perdite. L’indice Nikkei ha terminato con un calo del 7,92% lasciando sul terreno 1.286 punti a quota 14.952,02.
La sorpresa è stata forte e i crolli sui mercati proporzionati: nelle ore dello spoglio del referendum in Gran Bretagna i listini sono crollati (sterlina -10%, la Borsa di Tokyo ha toccato punte di calo dell’8%, i futures sull’avvio della Borsa di Londra sono arrivati a cedere il 9%), mentre i beni rifugio (oro e derivati sui titoli di Stato Usa) stanno ovviamente correndo. Il mercato azionario di Tokyo – che ha applicato il ‘circuit breaker’ per inibire le funzioni di immissione e modifica degli ordini limitando i ribassi troppo elevati – è il listino borsistico aperto durante lo spoglio del voto che ha accusato maggiormente il colpo, arrivando a perdere con l’indice Nikkei fino all’8,17%, lasciando sul terreno oltre 1.300 punti.
Hong Kong scende oltre il 4%, con Seul, Sidney e Mumbai che cedono più del 3%. Meno accentuati (attorno ai due punti percentuali) i cali di Singapore, Bangkok e Jakarta, mentre anche le Borse cinesi – che in un primo momento hanno provato a tenere – dopo la la pausa di metà seduta raddoppiano le perdite: Shanghai perde scende di oltre il 2% e Shenzhen più del 3%. Ma quello che preoccupa di più sono i ‘futures’ sull’avvio delle Borse occidentali: quelli sulla partenza della Borsa di Londra continuano a peggiorare con le stime del circuito Bloomberg sull’indice Ftse 100 che hanno segnato un calo massimo del 9%, per poi ‘ripiegare’ a -8%, con i futures sulla partenza di tutti i listini del Vecchio continente compreso Milano che si muovono su ribassi simili. I primi scambi, che avverranno nel pomeriggio europeo, dello S&P di New York sono visti in perdita di oltre il 5% e peggio va sui mercati valutari: la sterlina sta lasciando sul terreno oltre il 10% contro il dollaro, mentre la moneta virtuale Bitcoin sale del 5%. Intanto il petrolio è in calo e cede oltre il 6% a 47 dollari per il barile Wti mentre il Brent perde poco meno (il 5,95%) a 47,88 dollari. Corre ovviamente l’oro, considerato il bene rifugio per eccellenza: le sue quotazioni – forti da giorni – salgono del 7,8% ai massimi dal 2008.

(da ansa.it)

ESULTANO I LEADER NAZIONALISTI: E’ SOLO L’INIZIO. EUROPEISTI SMARRITI

24/6/2016 – Esultano i leader nazionalisti europei, un incubo per quelli europeisti: totalmente contrapposte le reazioni del mondo politico dell’Unione ai risultati che vedono la Gran Bretagna dire addio all’Europa con la vittoria dei leave al referendum.

“Vittoria della libertà! Come chiedo da anni ora serve lo stesso referendum in Francia e nei Paesi dell’Ue”: lo scrive la leader del Front National, Marine Le Pen, in un tweet pubblicato nel giorno del Brexit. Anche il numero 2 del Front National, Florian Philippot, ha twittato: “La libertà dei popoli finisce sempre per vincere. Bravo Regno Unito. Ora tocca a noi”.

“Per favore ditemi che sto ancora dormendo e che tutto questo è solo un brutto incubo”. Così l’ex premier europeista finlandese Alexander Stubb su Twitter. “Di solito queste cose avanzano in tre stadi: crisi, caos e soluzione non ottimale, non so dove siamo a questo stadio” .  “Maledizione, un brutto giorno per l’Europa”. Lo ha cinghettatro il vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel. È la prima reazione di un membro del governo tedesco alla vittoria della Brexit al referendum.

“Evviva il coraggio dei liberi cittadini! Cuore, testa e orgoglio battono bugie, minacce e ricatti. Grazie Uk, ora tocca a noi. #Brexit”. Esulta il leader della Lega Nord, Matteo Salvini.

“Rispettiamo e deploriamo la decisione degli elettori britannici” che “provoca un danno maggiore a entrambe le parti, ma in prima battuta alla Gran Bretagna”, per questo “non ci può essere nessun trattamento speciale per il Regno Unito” e quindi “i negoziati di uscita devono concludersi entro due anni”. Così il leader del Ppe all’Europarlamento, il tedesco Manfred Weber, sottolineando che ora “l’Europa ha bisogno di un momento di riflessione, vogliamo un’Europa migliore e più intelligente”.

GIAMMARIA MANGHI: QUEL VOTO UN ARRETRAMENTO, L’EUROPA DEVE REAGIRE

Pur nel rispetto dovuto a una espressione di voto popolare, la Brexit pone tutti noi, anche la comunità reggiana, dinnanzi a un passaggio epocale e grave, di arretramento rispetto alle politiche europeiste e di cooperazione internazionale che hanno animato la rinascita del continente nel periodo che va dalla fine del Secondo conflitto mondiale ad oggi.

Un elemento ulteriore di preoccupazione deriva anche dalla frattura elettorale che pare essersi verificata in seno al popolo britannico.

Se le analisi proposte sono attendibili  sembrerebbero i più adulti ad avere votato in questa direzione che produce involuzione culturale, di cui pagheranno le conseguenze soprattutto i più giovani – nati, cresciuti e perfettamente integratisi in una Europa unita e senza frontiere – i quali avrebbero invece ed in grande maggioranza indicato il “remain” quale preferenza. Questa è una ulteriore testimonianza della apertura politica e culturale e dei tratti cosmopoliti della generazione Erasmus che anche Reggio Emilia, nel suo piccolo, ha contribuito a creare in questi anni, a partire dalle politiche di mobilità internazionale degli studenti delle scuole secondarie di II grado (altri 318 giovani studenti reggiani, tra luglio e settembre di quest’anno, partiranno verso Paesi europei per tirocini formativi).

E soprattutto, non si può tacitamente accettare la logica implicita nell’opzione Brexit per la quale chi sta bene e ha una sua solidità è tentato di ritirarsi, venendo meno ai doveri di solidarietà continentale e innescando pericolosi processo scissionistici, improntati al populismo e all’individualismo. Basti pensare alle proposte odierne di effettuare il referendum anche in Francia e Olanda o alla rinnovata minaccia scozzese di recedere dal Regno Unito.

L’Europa, nella quale l’Italia si riconosce fin dalla Costituzione al fine di assicurare pace e sicurezza tra le Nazioni, deve ora accelerare fortemente – anche rivedendo talune politiche e imparando dagli errori del passato, puniti con questo referendum e ancor prima da quello francese sul progetto costituente – per continuare a essere una grande casa comune per tutti i popoli che credono nella cooperazione e nella condivisione di valori etici e morali prima ancora che economici.

Dinnanzi a questa nuova, complessa sfida che attende l’Europa, l’Italia – e gli italiani – devono continuare a dare il proprio contributo“. Giammaria Manghi, presidente della Provincia di Reggio Emilia 

 

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