23/6/2016 – Se fosse un film, non potrebbe che intitolarsi “Tre ettari di libertà”. I fondo è proprio ciò che avviene nel carcere di via Settembrini, a Reggio Emilia, dove la cooperativa sociale L’Ovile, in collaborazione con l’Amministrazione penitenziaria e col sostegno del Comune ha avviato due progetti di lavoro per i detenuti che si sviluppano all’interno di un fabbricato destinato a laboratorio di falegnameria (con la partecipazione del famoso salumificio Fratelli Veroni di Correggio) e su tre ettari di terreno coltivati a frumento e ortaggi. Entrambi i progetti sono sostenuti dal contributo della Fondazione BNC (Banca Nazionale delle Comunicazioni) di Roma.
Conferenza stampa nella falegnameria del carcere. A sinistra: l’imprenditore Francesco Veroni, il direttore del carcere Francesco Madonna, il sindaco Luca Vecchi, Valerio Maramotti e Daniele Marchi
“Queste attività – sottolinea il presidente della cooperativa L’Ovile, Valerio Maramotti – rappresentano la naturale continuità di un impegno ventennale a fianco di carcerati ed ex carcerati, ed in particolare a favore di quelli detenuti negli ex Opg, che pochi anni fa ci ha portati a creare anche un Centro per la Giustizia Riparativa come strumento di possibile riconciliazione – che va al di là dell’esercizio della giustizia ordinaria – tra vittima e reo, grazie alla comprensione piena dell’effetto del reato e del senso della pena”.
“Il lavoro che entra in carcere – spiega Maramotti – è anch’esso uno strumento che non facilita soltanto il futuro reinserimento sociale ed occupazionale di chi sta scontando una pena, ma è prima di tutto il segno di un riscatto già iniziato, il ridare speranza e occasione d’impegno a chi, in questo modo, si sente ri-accolto come persona in ogni sua dimensione e, una volta uscito dal carcere, continuerà ad essere seguito sino alla piena autonomia e coscienza di sè e dei propri mezzi, abbattendo così anche i rischi di ricadute nel crimine”.
Nel capannone concesso in comodato d’uso dall’amministrazione penitenziaria, i detenuti coinvolti svolgono lavori legati alle attività del salumificio Veroni; proprio grazie alla disponibilità della storica azienda correggese e all’accordo con L’Ovile, vengono ripristinati (puliti, riparati, rigenerati) i tavoli e altre attrezzature in legno che l’azienda utilizza normalmente per ambientare ed allestire le vendite in store nei supermercati ed ipermercati di tutta Italia. “Un’attività – sottolinea il presidente Francesco Veroni – che con grande interesse e soddisfazione abbiamo inserito in questo progetto di lavoro in carcere, perchè rappresenta ed interpreta emblematicamente i principi di responsabilità sociale e di artigianalità, intesa come sintesi di valori, che trovano spazio e affermazione in ogni attività della nostra azienda”. “Contestualmente – prosegue Veroni – il carattere continuativo di questo lavoro si presta bene a sviluppare un progetto che include accompagnamento, formazione, professionalizzazione, cioè tutti gli elementi che potranno garantire la possibilità di un pieno reinserimento a quanti, oggi, stanno scontando una pena”.
Il laboratorio, avviato nel dicembre scorso, ha già visto la conclusione della prima parte del lavoro per 15 detenuti, ai quali altri si sono sostituiti. E’ partito inoltre il nuovo progetto di agricoltura sociale – promosso e gestito da L’Ovile, che si colloca tra le strutture leader di Confcooperative in campo sociale –su tre ettari di terreno all’interno del perimetro del carcere”.
“Abbiamo scommesso insieme sul carcere -sottolinea il direttore Paolo Madonna – come luogo in cui non esiste una condanna che sia per sempre, ma come spazio in cui ci si educa e rieduca al rispetto della legalità, al confronto con gli altri, all’impegno al lavoro come strumento ordinario di sostentamento, di affermazione di capacità proprie e collettive, dando un senso profondo anche alla stessa competitività come mezzo per dare il meglio di sè al di fuori di logiche di prevaricazione”.
Due dei tre ettari, come si è detto, sono coltivati a frumento (le farine sono poi commercializzate da L’Ovile), mentre un ettaro è destinato a coltivazioni di ortaggi.
“Quelle che sono messe in atto – spiega il direttore de L’Ovile Daniele Marchi, responsabile anche del Centro per la giustizia riparativa – sono attività economiche in senso stretto, che hanno uno sbocco commerciale in mercati rionali, nel mercato del contadino in Piazza Fontanesi (presenza cui ha contribuito Confagricoltura), nei rapporti creati con Gruppi di Acquisto Solidali (GAS), e sono proprio queste azioni a dare il senso di una prospettiva ai carcerati coinvolti”.
Il lavoro agricolo e quello di falegnameria coinvolgono oggi 12 detenuti (6 nel laboratorio per 18-20 ore settimanali e 3 in regime di semilibertà per 40 ore settimanali sul terreno e la presenza al mercato di Piazza Fontanesi con gli operatori de L’Ovile), seguiti da 2 coordinatori e alcuni tirocinanti. L’inserimento nelle attività lavorative è preceduto da corsi di formazione.
La cooperativa L’Ovile
Nata nel 1993, la cooperativa sociale L’Ovile conta 259 soci e 242 lavoratori (in stragrande maggioranza soci-lavoratori), oltre il 40% dei quali appartenenti a categorie svantaggiate.
Le attività gestite includono ristorazione, laboratori socio-occupazionali, attività assistenziali, produzione di energia, accoglienza di persone sottoposte a misure penali, pulizie, servizi ambientali, accoglienza profughi, educazione ambientale e gestione di strutture quali l’Ecoparco di Vezzano sul Crostolo”.
Nel 2015 L’Ovile ha realizzato un fatturato di oltre 8 milioni di euro (+15% sul 2014, con un contemporaneo incremento dell’occupazione dell’11%).
Sempre nel 2015, 28.000 cittadini hanno frequentato i rifugi e le aree naturalistiche gestite da L’Ovile, 36.738 studenti e insegnanti sono stati coinvolti in attività educative riguardanti l’ambiente e corretti stili di vita, 1.601 cittadini si sono rivolti agli sportelli di accoglienza della cooperativa.
Fra i partner della cooperativa, insieme a diverse amministrazioni pubbliche per le attività ambientali e di accoglienza, figurano alcune tra le più importanti industrie reggiane.