“Il mio grazie ai genitori di Francesco Mainini”

di Gabriele Arlotti
10/6/2016 – A Cadelbosco oggi c’è la salma di un ragazzo senza cuore, polmoni, reni, cornee, perfino alcune cartilagini e la pelle e con molti traumi. Una salma devastata, ancor prima, dalla morte che, a quella età, 15 anni, non ti aspetti. Ora quel corpo è divenuto dono per merito di un coraggio, quello dei genitori, che strappa il fiato e fa evaporare le lacrime. A loro vorrei rivolgere, come semplice cittadino, un semplice grazie.

Francesco Mainini

Francesco Mainini

Ricordo bene il secondo piano dello Zanelli dove Francesco Mainini studiava. La luce, la campagna sullo sfondo, la città all’orizzonte, le tante voci per i corridoi nella breve ricreazione. No, non lo conoscevo, ma quanto letto sui giornali onorava questa scuola con stile, profitto e impegno, ben oltre la retorica che, a volte, usiamo in simili circostanze.

Ricordo, sin dagli anni Settanta – mio padre insegnava lì -, anche, i tanti giovani che sui banchi del mio istituto agrario non sono tornati, perché strappati alla vita dal progresso chiamato movimento, auto, velocità, strade…  Dico grazie, senza conoscerli, anche agli insegnanti di Francesco che hanno compiuto un gesto, nel suo piccolo più grande della morte: hanno deciso di scrutinare Francesco ugualmente, il giorno dopo l’incidente fatale, e rendergli merito del suo percorso che, ora, lo porta davvero lontano.

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