1/6/2016 – Perché le banche hanno disertato il bando della Società di trasformazione urbana Stu Reggiane, controllata dal Comune di Reggio Emilia, costringendo il consigliere delegato Luca Torri a prorogare i termini sino al 20 giugno? Solo un problema di tempi troppo stretti (appena 15 giorni per accreditarsi), oppure c’è sotto qualcosa di diverso e di più complicato?
La domanda sorge spontanea, direbbe Antonio Lubrano, perché il bando riguarda l’erogazione di un prestito cospicuo (circa 19 milioni di euro) che va garantito a prova di bomba, altrimenti gli istituti di credito – specialmente con questi chiari di luna – non si espongono. Il problema, si dice, riguarda la proprietà del terreno e del capannone 18 delle ex Reggiane su cui dovranno essere spesi i soldi: non di proprietà del Comune e nemmeno della Stu, ma dell’Immobiliare Fantuzzi fortemente esposta con le banche stesse, che quindi conoscono la situazione per filo e per segno. Addirittura si profila una procedura d’esproprio, perché l’acquisto allo stato dei fatti non sarebbe possibile. Naturalmente è uno scenario che attende conferme e precisazioni, tuttavia le voci che circolano – e quanto è stato detto in consiglio comunale – portano in tale direzione. Se le cose stanno così, com’è possibile investire soldi pubblici e chiedere soldi alle banche per un complesso di proprietà di altri?
Insomma il recupero dell’area Reggiane, che dovrebbe insieme alla stazione Medio Padana e alla zona Nord costituire il trampolino di lancio per la Reggio del futuro, rischia di impantanarsi in una storia urbanistica e finanziaria aggrovigliata, che arriva da lontano e rischia di mettere a repentaglio i futuri investimenti.
Di certo, la consigliera comunale dei 5 Stelle Alessandra Guatteri, che 15 giorni fa aveva chiesto inutilmente la sospensione di una delibera sulla Stu Reggiane, ha fatto un salto nella sedia quando ha letto le anticipazioni di Reggio Report sulla gara andata deserta e la proroga dei termini. E si è messa al computer, scrivendo un comunicato di fuoco, irto di interrogativi e di preoccupazioni.
“Forse anche le banche hanno i nostri stessi dubbi? – si chiede ora Guatteri – E’ sempre più evidente che le nostre richieste di chiarimenti erano totalmente motivate. Come è sempre più evidente che questa operazione coinvolge pesantemente tutta la città e tutti i cittadini reggiani, per cui vogliamo spiegazioni”.
“Lunedì 23 maggio, in Consiglio Comunale – riferisce – avevo chiesto la sospensione della delibera relativa alla STU Reggiane. C’erano molti punti che non ci tornavano, e ritenevamo che non fosse responsabile nei confronti della città votare su un’operazione da circa 31,26 milioni di euro che utilizza un finanziamento pubblico per 12,95 milioni di euro senza avere la piena consapevolezza di quanto stesse succedendo. E soprattutto senza avere la certezza che la STU potesse divenire proprietaria degli immobili su cui sta già lavorando”.
Con la richiesta di sospensione, che ovviamente non è stata accettata, chiedevamo che ci fosse un approfondimento e un’illustrazione in Commissione di tutta la documentazione. Come al solito in Comune su questo argomento c’è molta fretta. Ricordiamo, infatti, che la delibera di giunta che dava il via all’operazione STU è stata approvata il 23 maggio 2014, due giorni prima delle ultime elezioni che il PD temeva di perdere.
Vorremmo inoltre avere l’atto sulla base del quale stiamo operando nell’area ex Reggiane, senza averne la proprietà. Il famoso contratto di rent to buy (affitto per acquisto, in pratica un contratto a riscatto, ndr.) che però pare non porterà a un buy, ma a un esproprio”.
A questo punto Guatteri annuncia una richiesta di accesso agli atti: “Una volta conclusa la fusione tra Innoplace e il Comune, avremo diritto di visionare tutti i documenti. Vorremmo poi capire meglio come sono regolati i rapporti tra STU/Comune/Iren Rinnovabili e Fantuzzi Immobiliare in considerazione della complicata situazione che si è creata.
Per questo.in data 17 maggio ho presentato un accesso agli atti per avere copia della scrittura privata sottoscritta in data 16 luglio 2014 tra il Comune di Reggio Emilia e Iren Rinnovabili, primo documento che regolava i rapporti tra i due soci. I 5 giorni di regolamento per avere la risposta sono passati, ma ancora non ho ricevuto niente”.
Si attendono risposte.
(p.l.g.)
giuseppe
02/06/2016 alle 15:49
A mio avviso queste sono le procedure da seguire per far sì che con l’area Reggiane la città faccia un salto di qualità:
1) stabilire un vincolo preciso sull’area ex Reggiane destinandolo a centro di ricerche con vincoli pubblici, così da evitare qualsiasi altro intervento
2) cercare un accordo con le banche creditrici e l’Immobiliare Fantuzzi per l’acquisto a prezzo di stima ex Ute
3) qualora non si trovi l’accordo le banche dovranno procedere con la richiesta di vendita all’asta del bene, anche frazionato, tenuto conto che l’Immobiliare Fantuzzi non sarà in grado di pagare i debiti. A sua volta la società pubblica non dovrà perdere l’occasione per acquistarla e , attraverso un piano poliennale, realizzare il parco tecnologico .
4) Quanto alla proprietà ( ipotecata) dell’Immobiliare Fantuzzi si dovrà ricordare come acquisì la proprietà ed a che prezzo dall’ex Efim. La gestione della società acquisita fu un disastro
e , mi sembra, i beni immobili predetti vennero rivalutati dall’acquirente per coprire sistematicamente le perdite conseguite.
5) Infine spero che la progettazione del tutto sia effettuata con un concorso internazionale , collegando il Parco con il centro storico, non perdendo così la grande occasione per qualfificare la nostra città.
giuseppe
02/06/2016 alle 15:56
continuo
Dopo il vincolo urbanistico si può ricorrere anche ad un procedura concorsuale( fallinento ) così il bene va all’asta ed il prezzo sarà ovviamente contenuto, e finita la storia dell’area ex Reggiane, che diventerà , mi auguro, pubblica e si potrà dare attuazione certa al progetto di città delle scienze.