E ora tolleranza zero: la polizia sequestra beni per 300 mila euro a un nomade ladrone di Reggio
Sequestri e misure preventive anche per Antonio Floro Vito e Alfonso Paolini, detenuti di Aemilia

13/6/2016 – Un sequestro da trecentomila euro: è la misura di prevenzione autorizzata dal Tribunale ed eseguita dalla Divisione anticrimine della Questura a carico di un nomade reggiano di etnia rom, di 43 anni, ben conosciuto a Reggio, la cui fedina penale è una lenzuolata di reati contro il patrimonio. Il nomade, che vive nella zona della Roncina aveva un bel gruzzolo che non era certo frutto del sudore della fronte e non poteva essere spiegato dalla mancanza di redditi e da pochi compensi per alcuni lavoretti svolti in carcere in vari periodi dal 1999 a oggi.

Il 31 maggio la polizia gli ha sequestrato dei garage nella prima periferia di Reggio, sette conti correnti intestati a lui e alla famiglia con un totale di 150 mila euro, un casolare e un terreno agricolo tra Vezzano e Albinea.

Il Questore Isabella Fusiello, illustrando l’operazione insieme al responsabile della Divisione anticrimine  Antonio Stavale e al dirigente Alessandro Panichi,  ha rimarcato che questo sequestro non è un fatto isolato, ma si inquadra in una strategia più ampia che mira “ad aggredire il patrimonio di chi si dedica ad attività illecite”. “Questo è l’unico modo per disincentivare certe condotte – ha aggiunto il Questore –  nei confronti di individui che mettono in conto di entrare e uscire dal carcere”, ma che ovviamente non gradiscono che li si colpisca nelle loro attività economiche.

 

Comunque è il segnale che la tolleranza zero (la stessa strategia praticata dalla Questura con un certo successo in via Turri) è già cominciata senza attendere i proclami dei politici.

La polizia ha proceduto con misure preventive anche nei confronti di due imputati del processo Aemilia attualmente in carcere in attesa di giudizio: Antonio Floro Vito (che ha subito il sequestro di un appartamento in via Montessori e di due conti correnti per un valore complessivo di 200 mila euro) e Alfonso Paolini, sottoposto a una misura di prevenzione personale. Va detto che nella sua deposizione al processo Aemilia il luogotenente Calì dei Carabinieri di Fiorenzuola (che attivò le indagini poi sfociate nella grande operazione contro la ndrangheta reggiana) ha ritagliato per Alfonso Paolini un ruolo secondario nel giro del clan Grande Aracri.

 

 

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