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Dopo la vittoria dei Verdi in Austria: cosa fare in Italia?

di Duilio Cangiari *

30/5/2016 – Dopo la recente affermazione nelle elezioni austriache del Verde Van der Bellen,  mi sono chiesto: dopo anni di inconsistenza programmatica e marginalizzazione politica è possibile in Italia ciò che nei paesi del nord Europa è già una realtà? Ovvero la possibilità che una proposta politica con al centro il rapporto tra economia, ambiente e coesione sociale diventi proposta di governo del paese? Personalmente credo di si, partendo dal clima e dalla città.

Alexander van der Bellen

Alexander Van der Bellen

 

Dobbiamo iniziare da CO P 21 di Parigi e prendere piena coscienza del perché potrebbe essere così importante per la “ politica generale“ , tanto da diventare una vera e propria “ spina dorsale “ di una “nuova proposta”.

Si può essere in accordo con Corrado Augias quando scrive: Molti governi, per ragioni ora comprensibili ora di puro egoismo nazionale , sono riluttanti ad affrontare il problema del clima ; in questo si rispecchiano nell’ atteggiamento parallelo di milioni di individui riluttanti anch‘essi – nel loro piccolo ,per esempio, a limitare il consumo di carburanti o di energia elettrica, spengo le luci non necessarie , abbasso di due gradi il riscaldamento , vado in autobus o a piedi “ .

Tuttavia la struttura “a tre gambe” della crisi attuale non è affrontabile solo con la pur necessaria ed indispensabile, consapevolezza individuale, o con la sola innovazione tecnologica . Bisogna anche tener conto che i partiti europei, a causa dei loro egoismi e della competizione elettorale faticano ad assumere impegni rilevanti e realizzazioni in merito.

Certo possiamo sempre sperare che le cose cambino, ma resta il fatto che la vicenda delle elezioni regionali francesi e presidenziali austriache ha messo in evidenza soprattutto la incapacità, dei partiti tradizionali, di tenere testa non solo alla destra anti europea , oggi molto più efficace, ma anche alla destra radicale. Il fatto che molto del consenso al partito della Libertà (Fpoe),di Norbert Hofer proviene da ceti popolari e operai ci deve fare riflettere in profondità.

Un aspetto si impone , a questo punto del ragionamento , che riguarda il carattere ormai indispensabile , dell’ incrocio pieno della difesa del clima con la intera politica generale , economica , sociale, occupazionale e internazionale. Si può costruire , in tal modo, un primo, robusto e ampio di conseguenze elemento architettonico di un progetto operativo .

Immigrazione e clima a ben vedere, sono due temi largamente paralleli, sui quali i partiti “ europei “ hanno , in forma separata , una pari difficoltà a impegnarsi . La guerra , la siccità , la mancanza di acqua e prodotti agricoli, si sommano come fattori di movimento di persone cacciate via dal normale ciclo di vita . Eppure, l’accumulazione di questi fattori non è né abbastanza comunicata né affrontata con la necessaria profondità. Dove ? In grande parte , direttamente in casa nostra , sede di consumi di fossili e di immissioni di CO 2 con relativi aspetti istituzionali , economici, produttivi , finanziari e bancari , e relativi servizi. Sta qui l’ importanza della COP 21 , primo elemento della nuova architettura.

Bisogna anche riconoscere, l’ ampio confine in comune tra l’ attuale immigrazione e quella largamente prevista nel caso di superamento del limite di 1,5- 2 °C . In effetti , anche in tema di immigrati , si va incontro ad un problema di investimenti sul nostro territorio.

I partiti mancano di coraggio su diversi temi e soprattutto scelgono di tenerli separati , moltiplicando così le conseguenze della mancanza di coraggio , mentre accettando la priorità della qualità “ sostenibile “ della convivenza nei centri urbani , si impegnerebbero masse di investimenti qualificati. In Italia , paese delle 100 città, appare possibile ciò che ad esempio in Francia non corrisponde alla tradizione centralista del Paese , basata su Parigi e pochissime altre metropoli.

Nel nostro Paese non c’è mai stato un impegno in profondità sulla trasformazione green dell’ economia anche se non mancano ragioni, competenze e proposte. In effetti , sembriamo finora più interessati a fare parte dei paesi riluttanti all’impegno che di una situazione di tipo tedesco.

Per uscire da questa riluttanza , a quanto risulta dal ragionamento che si sta svolgendo , il modo più efficace e diretto, a parere di chi scrive . è aprire una discussione su un progetto politico nuovo, che non coincide con la tradizionale impostazione SD . Ne condivide certamente l’ impegno di giustizia distributiva, ma si ritiene anche consapevole che la redistribuzione va collocata in chiave democratica , progressista , impegnata anche sul rinnovamento dei contenuti della tradizione liberale, e in particolare centrata sulla qualità relazionale, ambientale e della convivenza nei centri urbani.

Occorre quindi che, la cultura ambientalista , riprenda contatto, e riconosca la necessità di convergenze , senza perdita di distinzioni e autonomie, con le tradizioni liberali e Sd (titolare dell’impegno redistributivo) , in un quadro di rilancio del ruolo pubblico non sulla base di uno statalismo improponibile, ma piuttosto il contrario. Si tratta di un indispensabile ruolo pubblico che , per essere svolto con successo, ha bisogno di nuovi quadri istituzionali e organizzati, nuove forme di collaborazione in un contesto europeo e mondiale caratterizzato dalla COP 21 , rafforzate dalla capacità di aprire porte nuove verso un progetto complessivo , di cui è evidente la mancanza e la necessità .

Come si vede COP 21, partendo dai centri urbani, in ultima analisi può fornire uno strumento di risveglio della politica verso la profondità della vita sul territorio , dando luogo anche ad esperienze organizzate riguardo agli stili di vita , in accordo con l’ ambiente e con la ricchezza relazionale.

*Agenda Verde Reggio Emilia

 

 

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