Di Dario Caselli *
30/5/2016 – Il ministro dei trasporti Graziano Delrio, ex sindaco di Reggio Emilia, è persona specchiata e di valore: lo diciamo conoscendolo da lungo tempo. Non possiamo però esimerci dall’annotare che è sfortunato.
Viene interrogato dai magistrati almeno un paio di volte, una sulla mafia a Reggio e una sull’inchiesta Tempa Rossa, sempre come persona informata dei fatti e, a leggere i verbali del primo interrogatorio e le notizie di stampa sul secondo, il nostro risulta totalmente disinformato, non conosce nessuno, i fatti non gli risultano, è andato a Cutro non per raccogliere voti, ma per un gemellaggio, che però pare non esista.
Mai avuto sentore che a Reggio ci fosse la ’ndrangheta, la dirigente all’urbanistica da lui nominata, non sapeva fosse di Cutro. Gemelli, ex convivente della ministra Guidi, si vanta di aver convinto il ministro a nominare un loro amico commissario del Porto di Augusta, attraverso l’intermediazione del vice- presidente di Confindustria, Ivan Lo Bello, ma Delrio ha rinnovato tutti i commissari, a prescindere. Insomma, l’opinione che uno si fa è che Delrio venga chiamato dai magistrati, più che come persona informata, per essere informato sui fatti che lo riguardano.
Ora tutto questo essere informato dai magistrati sulle sue nomine o sulle sue amicizie, come quella nota con Lobello, non fa fare bella figura all’ultimo erede di Dossetti, che ricopre incarichi di governo. Anche se Delrio, a differenza dei dossettiani veri,è come quegli iscritti all’Anpi dopo la guerra, sanno della Resistenza quel che hanno letto sulle dispense.
L’ultima lezione di Dossetti, se non sbagliamo, fu in difesa della Costituzione più bella del mondo, minacciata da Berlusconi. Però ripensandoci, l’attuale ministro era presidente dell’Anci, a meno che non lo abbia scordato e all’Anci vogliono cambiare la Costituzione e prendersi la Boschi, al posto di Tina Anselmi.
Qualcuno si chiederà: cosa c’entrano Dossetti e la Costituzione con la’ndrangheta e il petrolio della Basilicata? Nulla. Temiamo solo che magari il presidente Anac, Cantone, con cui il ministro lavora a stretto contatto, dovrà chiamarlo per informarlo della riforma costituzionale, del referendum, del fatto che si vota sì, che lui è iscritto all’Anci e non all’Anpi e che dopo Berlinguer e Ingrao, anche Dossetti voterebbe sì, visto che Berlusconi non è più al governo.